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 2015  agosto 11 Martedì calendario

In questi di anni di crisi e di tagli sui consumi, in Italia spesa per gli integratori alimentari ha continuato a crescere. Vitamine, prodotti per il corpo e per i capelli, pillole per prevenire malanni di stagione e combattere il colesterolo: il mercato è più florido che mai. Soprattutto in estate. Forse, rispetto agli altri Paesi europei, abbiamo più bisogno d’aiuto. O magari, semplicemente, siamo diventati così attenti al benessere da non poterne fare a meno

Forse, rispetto agli altri Paesi europei, abbiamo più bisogno d’aiuto. O magari, semplicemente, siamo diventati così attenti al benessere da non poterne fare a meno. Negli anni in cui la crisi picchiava con maggior forza gli italiani sono stati capaci – o obbligati – a tagliare su tutto: viaggi, cibo, cure odontoiatriche. La spesa per gli integratori alimentari, invece, ha continuato a crescere. Vitamine, prodotti per il corpo e per i capelli, pillole per prevenire malanni di stagione e combattere il colesterolo: il mercato è più florido che mai. Soprattutto in estate.
Il fatturato in crescita
L’ultima fotografia del settore l’ha scattata Federsalus, l’associazione nazionale dei produttori che raggruppa 150 aziende: nel 2014 il giro d’affari ha superato i 2 miliardi di euro (+7,9 per cento rispetto all’anno precedente) e, solo in farmacia, sono state vendute 144,1 milioni di confezioni di integratori. Una cifra enorme, superiore a quella raggiunta dai farmaci senza ricetta, a cui vanno aggiunte altre 24 milioni di scatole uscite da supermarket e ipermercati. Già, perché le pillole di salute e bellezza, utilizzate da due italiani su tre, non sono più un’esclusiva dei camici bianchi: il business vale 146 milioni nel bilancio della Grande Distribuzione. Nella corsa della Gdo gioca un ruolo importante il fattore costo: secondo i dati Nielsen i prezzi tra ottobre 2013 e settembre 2014 sono aumentati di oltre l’1% sia in farmacia sia in parafarmacia, con un prezzo medio praticato che si avvicina ai 15,50 euro, mentre sono rimasti stabili a meno di 6,50 euro nei centri commerciali. E in futuro – spiegano i dati di Euromonitor International – la distribuzione organizzata potrebbe pesare sempre di più, trainata soprattutto dai probiotici e dai minerali, in cima alle preferenze degli italiani che per una volta, nelle classifiche europee, si scoprono in testa. Secondo la società di analisi e ricerche, infatti, nel 2014 ogni italiano ha speso in media 29,5 euro. Poi vengono Belgio, Germania, Gran Bretagna e Francia. Nel Vecchio Continente, durante il 2014, vitamine e integratori alimentari hanno generato a un valore di 11,3 miliardi di euro. Le vendite di vitamine, in particolare, hanno rappresentato una quota del 26,5% sul totale. E il 2015 è partito con il turbo.
Solo una moda? Gli investimenti dei grandi gruppi internazionali e le stime degli analisti suggeriscono di no: il mercato italiano entro il 2019 metterà a segno un altro balzo del 6 per cento. Anche i medici, ormai, sono meno scettici: «L’atteggiamento è evoluto», conferma il presidente di Federsalus Marco Fiorani. Se prima i dottori guardavano bustine e pasticche con sospetto, spiega, ora c’è «interesse».
I rischi del fai-da-te
Certo, tocca studiare, informarsi. Sbagliare poco, pochissimo. Perché il consumatore è attento, si divora i consigli sul web, testa e confronta i prodotti. «Lo scenario è cambiato, ed è in evoluzione continua. Per un farmacista è fondamentale continuare a mantenere credibilità e professionalità», ragiona Valentina Petitto dell’Utifar. Soprattutto quando si parla di integratori: bisogna conoscere le indicazioni per l’uso corretto, fare attenzione all’interazione con i farmaci, continuare, insomma, ad esercitare un ruolo di mediazione.
In Rete si rischia di più. «Bisogna fare attenzione, purtroppo online si possono trovare prodotti che contengono sostanze dopanti», avvisano dall’Osservatorio PoolPharma Research. Nel novembre 2014 un maxi-blitz dei Nas di Firenze e Bologna ha portato al sequestro di 141 confezioni di un integratore alimentare contenente metilammina (Dmaa), e 93 etichette di altre aziende che importavano e vendevano questi prodotti agli sportivi. Le regole per evitare pericoli sono tre: leggere con cura le etichette, consultare il sito del ministero della Salute, dove si trovano gli elenchi delle sostanze autorizzate, identificare l’azienda produttrice sul registro nazionale degli integratori.
I padroni del business
In ogni caso, il tarocco non sta mettendo a rischio il business, ancora senza un padrone assoluto. Sempre secondo Euromonitor International i leader, nel nostro Paese, sono i colossi globali di Pfizer (produttori, tra gli altri, di Polase e Centrum) assieme a Bayer (Supradyn), Aboca e Sanofi (Enterogermina). Ma crescono pure gli italiani: Enervit ha superato i 53 milioni di ricavi, i torinesi di Equilibra viaggiano oltre i 40, Angelini – tra pharma e personal care – ha sfondato quota 1,2 miliardi di euro.