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 2015  agosto 11 Martedì calendario

I curdi si vendicano e fanno una strage di poliziotti in Turchia. A Silope un blindato con 4 agenti a bordo è esploso su una mina, a Istanbul è stata fatta saltare una stazione della polizia causando solo alcuni feriti, ma poi gli attentatori hanno iniziato a sparare sugli agenti accorsi nel luogo dell’esplosione e hanno ucciso Beyazit Çeken, direttore del team di sminamento degli esplosivi e ferito alcuni passanti

Estremisti curdi in azione ieri in Turchia con un bilancio pesante di almeno 6 poliziotti uccisi, due terroristi morti e molti feriti. L’episodio più grave per il bilancio di vite umane è avvenuto nella provincia sud orientale di Sirnak, nel distretto di Silopi, non lontano dal confine con la Siria, teatro nei giorni scorsi di una sparatoria in cui la polizia turca aveva ucciso tre militanti curdi del Pkk. Nelle prime ore della mattina un blindato con 4 poliziotti a bordo è stato fatto saltare con una mina uccidendo gli occupanti.
Più gravi sotto il profilo politico, ma con meno vittime, gli attentati a Istanbul. Particolarmente feroce per le sue modalità quello deflagrato nella notte nella parte asiatica della città, nel quartiere Sultanbeyli: qui è stata fatta saltare una stazione della polizia causando solo alcuni feriti, (7 civili, due poliziotti e un vice capo della polizia), ma poi gli attentatori appostati nei vicoli vicini hanno iniziato a sparare sugli agenti accorsi nel luogo dell’esplosione e hanno ucciso Beyazit Çeken, direttore del team di sminamento degli esplosivi e ferito alcuni passanti. Uno degli assalitori, che era stato rilasciato dal carcere 33 giorni fa, come poi s’è saputo, è stato ucciso dagli agenti, un altro é stato dilaniato dalla bomba che si accingeva a lanciare contro gli agenti e che gli è esplosa tra le mani. Ambedue facevano parte di un gruppo estremista: Unità di Difesa del Popolo.
Spettacolare, perché ripreso in diretta tv e subito ritrasmesso in rete, ma senza alcune sito, l’attacco di due donne terroriste al consolato americano di Istanbul. Qui l’apparato di sicurezza è riuscito a fermare le attaccanti, ma resta l’alto valore simbolico dell’attacco, palesemente mirato a «punire» gli Stati Uniti per l’assenso espresso una ventina di giorni fa da Barack Obama a Tayyp Erdogan a bombardare non solo le basi del Califfato nero in Siria, ma anche le basi degli peshmerga turco-curdi del Pkk situate le Kurdistan iracheno. L’attentato al consolato Usa è stato poi rivendicato dal DHK-PC, organizzazione di estrema sinistra messa fuori legge dal governo turco.
Il premier turco Ahmet Davutoglu, in occasione dell’inizio del congresso del Chp, il principale partito turco di opposizione che si rifà alla tradizione laica del kemalista, ha invitato tutte le forze politiche turche all’unità nei confronti del terrorismo. Unità che sicuramente non verrà però espressa dal Dhp, il partito curdo di Selahattin Demirtas, che per la prima volta nelle recenti elezioni è riuscito a superare abbondantemente la soglia di sbarramento del 10 per cento.
Pur lavorando seriamente a una pacificazione del conflitto curdo-turco (che ha mietuto 35mila vittime negli ultimi 30 anni), Demirtas si trova stretto tra le indubbie rigidità autoritarie del presidente Erdogan (che però aveva concordato una roadmap di pacificazione con Abdullah Oçalan, il leader del Pkk in prigione nell’isola di Imrali, la Alcatraz del Bosforo) e l’estremismo settario e cieco di larga parte dei militanti e della dirigenza del Pkk. Un settarismo così esagitato e sterile che lo stesso Masud Barzani, presidente del Kurdistan iracheno, ha espresso proteste solo formali – che nascondono un sostanziale assenso – quando giorni fa gli F15 turchi hanno iniziato a bombardare i santuari del Pkk che pure si trovano sul suolo del Kurdistan.