Libero, 11 agosto 2015
«Vorrei Grillo in Rai». Le parole (che tali resteranno) di Carlo Freccero. Filippo Facci «Ma non è mica una battuta dire che ai capi partito in genere non si danno trasmissioni, e tantomeno del servizio pubblico (cosiddetto) anche perché per logica, prima che per par condicio, poi dovrebbero darne una a Berlusconi (non per forza "Colpo grosso") e poi una a Salvini (non per forza "Alle falde del Kilimangiaro") e poi una ad Alfano (non per forza "La ruota della sfortuna") e via via a tutti i leader della politica, che peraltro in tv ci vanno già tutti i giorni e manca solo che i programmi li conducano»
Il problema del simpaticissimo Carlo Freccero – lo ricordo sempre spumeggiante, dimoravamo allo stesso residence a Prati – è che parla e parla e parla, non rifiuta un’intervista o un invito, e quindi parla e parla, mischia ovvietà a considerazioni interessanti a frastornanti sciocchezze, ma non importa, il suo è un flusso ininterrotto e permanente in cui tutto scorre e nulla resta: in altre parole è la televisione. Forse non resterà niente neppure delle parole con cui ha appena fatto titolo: «Vorrei Grillo e Santoro in Rai», frase detta così, che va bene ora come cinque anni fa, perché lui «capisce di televisione» un po’ come Giuliano Ferrara «è intelligente», insomma è un mantra che si perde nella notte dei tempi.
Oddio: paragonato agli altri neo consiglieri del Cda Rai, Freccero ci capisce di sicuro: ma non abbastanza da non far sembrare – ai grezzi come noi – quel «vorrei Grillo in Rai» come l’immediato pagamento di una cambiale. Del resto è anche vero che Freccero è stato nominato coi voti dei 5 Stelle e che, come prima cosa, ha detto che vorrebbe il capo dei 5 Stelle in Rai. Poteva evitare? Non importa neanche questo (tanto non succederà) e però lui intanto l’ha detto, anzi, in futuro risulterà averlo detto a fronte della banalissima considerazione che noi grezzi continuiamo a far nostra: che Grillo è un capo partito. Non è mica una battuta dire che ai capi partito in genere non si danno trasmissioni, e tantomeno del servizio pubblico (cosiddetto) anche perché per logica, prima che per par condicio, poi dovrebbero darne una a Berlusconi (non per forza «Colpo grosso») e poi una a Salvini (non per forza «Alle falde del Kilimangiaro») e poi una ad Alfano (non per forza «La ruota della sfortuna») e via via a tutti i leader della politica, che peraltro in tv ci vanno già tutti i giorni e manca solo che i programmi li conducano.
Quanto a «vorrei Santoro In Rai», ormai ricorda le invocazioni sul rientro dei Savoia: dirlo è gratis, tanto siamo in un’altra epoca, Santoro può rientrare dove crede ma l’impressione è che stia benissimo comunque. Chi altro c’è? Ah, ecco: Celentano, perché dimenticavamo: Freccero (68 anni) ha detto che affianco a Grillo (67 anni) vedrebbe bene Celentano (77 anni) in un programma per giovani, anzi, un programma evento – ha detto – che potrebbe chiamarsi «Ritorno al futuro». Parole e parole, perché Carlo Freccero parla e parla. Più che dibattito, è zapping.