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 2015  agosto 04 Martedì calendario

Tutto quello che c’è da sapere sulla mosca, la fastidiosa inquilina del trantran quotidiano. L’uomo le offre riparo, calore, cibo e rifiuti su cui deporre le uova. Ma come tutti i parassiti domestici può diffondere molte malattie. È onnipresente e ne esistono più di 85 mila specie diverse

Una giornata d’estate. Sdraiato sul prato un uomo si gode il meritato riposo. Sta dormicchiando, quando comincia a provare un senso di fastidio. Qualcosa si posa ripetutamente sulle sue braccia, sulla guancia e sulla fronte. Non lo punge, ma gli fa una specie di solletico. Si risveglia e cerca di cacciare l’intruso: una mosca. Difficile prenderla. È velocissima. Del resto, batte le ali duecento volte in un secondo. Inoltre ha un occhio molto vasto che occupa l’intero capo e vede la mano che cala su di lei.
Sono migliaia di occhi semplici, somigliano a piccoli cannocchiali disposti in modo compatto con i rispettivi assi longitudinali lievemente divergenti: guardano in tutte le direzioni. L’immagine che la mosca ha della mano non è nitida, tuttavia molto efficace. Probabilmente vede molto meglio dell’uomo che la scaccia. Il suo occhio è anche capace di individuare la direzione di polarizzazione della luce, poiché, come la gran parte degli insetti, il Sole è la sua bussola.
Noi umani ci consideriamo al vertice della Natura e abbiamo posto i vertebrati in cima al sistema che classifica gli esseri viventi. Tuttavia tre quarti di tutte le specie animali che vivono sulla Terra sono insetti. Non possiedono né vertebre né ossa, ricorda Karl von Frisch, in un suo meraviglioso libro sui «parassiti domestici», e a loro difesa hanno posto un’armatura di tegumento di chitina e sostanze proteiche, rigida e dura quanto basta, leggerissima e perfetta per il volo.
Von Frisch fa notare che, se in un secondo la mosca compie con le ali 200 movimenti, avrà senza dubbio un’idea del tempo molto diversa da noi umani. Un secondo costituisce per lei un intervallo di tempo lungo? Oppure il contrario? Difficile rispondere, certamente gli insetti hanno alcune prerogative che mancano a noi umani.
Intanto i Ditteri, cui la mosca appartiene (il suo ordine è quello dei Brachicerie, sono migliaia di specie), c’erano già 200 milioni di anni fa. Possiedono un sistema respiratorio e circolatorio ben più efficiente del nostro. Mentre noi inspiriamo attraverso le narici, o la bocca – è da lì che entra l’ossigeno fondamentale per far vivere tutte le singole parti del nostro organismo, senza di cui non funzionerebbero – le mosche come altri insetti hanno il naso distribuito su tutto il corpo, dalla testa fino alle estremità posteriori. Attraverso dei canali, piccole arterie piene d’aria, fanno arrivare l’ossigeno a tutti gli organi. Dove il nostro cuore si sobbarca lo sforzo del battito continuo, per distribuire l’ossigeno, il cuore delle mosche ha invece ben poco da fare: è un esile tubo e si contrae con molta calma; serve quasi solo a far circolare i succhi nutritivi.
Gli insetti non conoscono né infarti né arteriosclerosi. Ma non c’è solo questa prerogativa. Quando la mosca si posa sull’uomo che dorme, è in grado di odorare con le zampe, non solo con la bocca; se le immerge su una goccia di marmellata, la riconosce. In compenso il suo cervello è ben poco sviluppato e le sue azioni sono guidate dall’istinto. Con molta ironia von Frisch, forse memore di qualche racconto di Kafka, sottolinea che con un cane, ma anche con un uccello, e persino con una salamandra, si può stabilire un rapporto di riconoscimento, con una mosca mai, neppure dopo una lunga frequentazione. Non si possono ammaestrare, cosa che accade invece con le pulci, con loro si può creare un minuscolo circo. Non ammaestrarle, in verità, ma cingerle con un sottilissimo filo d’argento o di rame e aggiogarle a una carrozza che poi trainano. Karl von Frisch assicura che fino agli anni Sessanta esistevano in Germania, con il domatore che offriva alle pulci il braccio, per far ristorare le sue artiste con il proprio sangue.
Le mosche si possono invece collezionare, assicura il premio Nobel austriaco, e sarà certo una collezione davvero ardua da portare a termine, dato che ne sono state descritte sinora più di 85.000 diverse specie.
Di recente un entomologo e scrittore svedese, Fredrick Sjöberg, ha pubblicato un libro, «L’arte di collezionare mosche», dove racconta questa sua attività. Solo in Svezia sono 4424 specie. Nel libro è narrata, tra tante cose curiose e affascinanti, la storia di René Malaise, entomologo, esploratore, naturalista, scrittore svedese, personaggio bizzarro e ingegnoso, a sua volta collezionista, anche di opere d’arte. È stato lui a inventare la trappola con cui si catturano le mosche; somiglia a una vecchia tenda con il colmo leggermente inclinato e l’angolo più in alto con un’apertura che conduce a una camera a gas «insidiosa quanto ingegnosa». Realizzata nel 1934 è ancora in uso. Non serve solo a catturare mosche, ma ogni tipo d’insetto con cui Malaise ha raccolto in giro per il mondo centomila insetti appartenenti a specie del tutto sconosciute, per cui ancora oggi a Stoccolma gli entomologi armati di lente si chinano sulle sue collezioni.
Nessuno ama le mosche, tranne forse gli entomologi, tutti personaggi strani ed eccentrici, e i collezionisti, idem. Non solo sono fastidiose, come si sa, ma possono diffondere malattie; animali cosmopoliti, frequentano l’uomo da sempre; noi gli offriamo infatti riparo, calore, cibo e rifiuti su cui deporre le uova. Le mosche domestiche (Musca domestica) allegramente defecano e rigurgitano sul nostro cibo, e così ci riforniscono di una sterminata quantità di organismi patogeni, ricorda Marco Di Domenico. Forse sono state proprio loro a trasmettere le malattie che hanno permesso ai popoli dell’Eurasia di diventati immuni, come sostiene Jared Diamond in «Armi, acciaio e malattie», così da permetterci di conquistare il resto del mondo.