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 2015  agosto 04 Martedì calendario

Filippo Sugar, un’infanzia passata a osservare Mina che giocava a carte con la madre, a fare scampagnate con Lucio Battisti e ha guardare le partite con Paolo Conte. Il figlio di Caterina Caselli, nonché presidente della Sugar Music Spa ma soprattutto, dal marzo scorso, il più giovane presidente della Siae, si racconta. E di Gino Paoli dice:«Un artista straordinario, coraggioso, che non ha paura di essere impopolare. La sua presunta evasione fiscale? Il nostro Paese a volte condanna senza motivo»

«Ho visto la Cate in tv. Ma allora è famosa!?». La Cate è Caterina Caselli e, a essere sorpreso di vederla in tv, è il nipotino Nicola (9 anni) che non la chiama «nonna». 
Racconta l’episodio Filippo Sugar (43 anni), papà di Nicola (e di Greta e Alessandro), a sua volta figlio unico di Casco d’oro e di Piero Sugar, nonché presidente della Sugar Music Spa ma soprattutto, dal marzo scorso, il più giovane presidente della Siae. 
Una famiglia solida, alle spalle, ma la nonna materna di Filippo (mamma di Cate) diceva che «per saper comandare bisogna saper fare»: il giovane Sugar è uno che sa fare oppure un privilegiato che si è trovato a gestire un’azienda florida, fondata dal nonno Ladislao, dove tutto era già stato fatto da altri? «Il peso di un’eredità così importante l’ho sentito tutto – afferma —. Quando ero ragazzo, i miei amici dicevano che ero già vecchio. Ho cominciato a lavorare da giovanissimo in un momento di profonda crisi della nostra azienda e, per molto tempo, il mio principale problema era di dimostrare che mi meritavo la fiducia dei miei: quella di mio padre l’ho avuta subito, quella di mamma l’ho dovuta conquistare». 
Figlio di un’ex ragazza jejè, a suo modo una rivoluzionaria, ma quando Filippo adolescente andava in discoteca le canzoni della madre non erano più di moda: «La mia era un’altra epoca, ma un paio di brani di mamma li amo molto: “Nessuno mi può giudicare” e “Insieme a te non ci sto più”. Sono cresciuto in mezzo agli artisti che circolavano per casa a ogni ora – racconta – anche se mio padre cercava di porre un argine all’invadenza. Sin da piccolo ho assistito ai loro provini, alla nascita delle idee per Sanremo, alle esaltazioni e frustrazioni. E quando la sera dovevo andare a dormire, li salutavo in pigiama». 
Quelli rimasti impressi? «Quando vidi per la prima volta Renato Zero fasciato in un pantalone aderente giallo e nero, rimasi impietrito. E poi una giornata trascorsa in campagna con Lucio Battisti e la sua famiglia: i miei genitori parlavano di progetti con lui, un vero artista molto sicuro di sé, tutt’altro che timido... Io giocavo con suo figlio. Ricordo Mina e le partite a carte che faceva con mia madre: Mina era tutt’altro che una star, sapeva cucinare benissimo! E Paolo Conte: indimenticabile una partita dei Mondiali Italia 90 cui assistemmo insieme». 
Quando la Caselli si innamorò di Piero Sugar, abbandonò le scene affermando che carriera e lavoro non vanno d’accordo. Che tipo di madre è? «Come tutti gli artisti ha energia, fragilità, precarietà: una vita ad alto rischio con basse garanzie che non consente scelte normali. La carriera non era conciliabile con la famiglia: per lei non dev’essere stato facile fare la moglie e la mamma. Farlo a tempo pieno non poteva bastare e, in seguito, ha iniziato il nuovo percorso di imprenditrice e talent scout: un lavoro difficile che non sempre le viene riconosciuto dagli artisti quando raggiungono il successo». 
Pregi e difetti di mamma Cate: «Il pregio: non ha pregiudizi. Il difetto: dedica tanta energia al suo lavoro, quindi il tempo dedicato alla famiglia è limitato. Da lei ho ereditato la tenacia. Da mio padre, l’equilibrio». E dal nonno Ladislao? «Un grande imprenditore, ma con me era un nonno vero: quando ero piccolo mia madre mi teneva a dieta perché ero grassottello, lui di nascosto mi regalava i dolcetti». 
Filippo Sugar è subentrato a Gino Paoli dopo lo scandalo che ha travolto il cantautore, presunto evasore fiscale. Il suo programma è una Siae più efficiente e trasparente: «Dobbiamo far capire alla gente che pagare la Siae non è una tassa, ma una tutela degli autori che spesso non hanno altri introiti. Il nostro nuovo sito è uno strumento aperto a tutti, limpido, facile da consultare. Tra le nostre nuove iniziative, la promozione e il sostegno di giovani artisti, festival, scuole di formazione con contributi mirati, ma anche attività speciali nelle carceri. Paoli? Un artista straordinario, coraggioso, che non ha paura di essere impopolare. La sua presunta evasione fiscale? Il nostro Paese a volte condanna senza motivo».