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 2015  agosto 04 Martedì calendario

La lenta morte di Bagnoli: vent’anni di inchieste, furti e fallimenti. L’ex acciaieria di Napoli è stata chiusa nel 1992. Bassolino voleva trasformarla in polmone turistico ma è diventato un buco nero che ha inghiottito centinaia di milioni. Il governo vuole un commissario, sindaco e Regione sono contrari

È il buco nero della città. Trecento ettari di buio. I cancelli dell’ex Italsider sono stati sbarrati nel 1992 ma già nel 1985 era stato chiuso il primo altoforno. Da quel giorno la vecchia acciaieria che l’ex sindaco Antonio Bassolino voleva trasformare in un polmone turistico si è trasformata nel cancro di Napoli. Un buco nero che ha continuato a inghiottire centinaia miliardi di lire e poi centinaia di milioni di euro senza raggiungere un solo obiettivo, senza produrre un solo posto di lavoro dove un tempo erano occupati giorno e notte migliaia di caschi gialli.
La società di trasformazione urbana, inventata con l’ottimistico logo “Bagnolifutura”, è addirittura fallita e da un anno tutto è fermo. Nessuna traccia degli alberghi, del porto turistico, della passeggiata a mare, del centro benessere, della città della musica. Un sogno diventato un incubo per la politica.
Nel frattempo la “colata continua” è stata smantellata e venduta alla Cina, l’altoforno numero cinque all’India, i forni a calce alla Malesia. Poi il nulla. Le uniche notizie che appaiono quotidianamente riguardano le incursioni dei rom che di notte penetrano indisturbati nel grande buco nero di Napoli portando via di tutto, soprattutto rame ma anche altri materiali all’interno di un’area enorme e totalmente buia. Alcuni di loro sono stati arrestati e subito rimessi in libertà. Lo scorso anno è stato devastato e completamente spogliato di tutte le attrezzature quello che doveva essere il grande Acquario tematico di Bagnoli.
Furti a raffica anche nella cittadella sportiva, tre grandi “crateri” disegnati per il calcio, il basket, l’atletica leggera. Impianti già inutilizzabili prima di essere inaugurati. Il cantiere per il Parco dello sport fu aperto nel 2007 ai piedi del costone della collina di Posillipo e la struttura, che nel 2010 era pronta per essere aperta, è oggi in uno stato di totale abbandono perché mancano i fondi per la gestione.
Nel 2013 il progetto Bagnolifutura ha subìto il colpo definitivo con il sequestro delle aree e dei cantieri in un’indagine della Procura di Napoli che ha ipotizzato il reato di disastro ambientale. Ed è del 2013 anche l’incendio doloso che ha distrutto l’adiacente Science center di Città della Scienza.
Inutile ogni tentativo del magistrato Omero Ambrogi, ex presidente di Corte d’Assiste insediato dal sindaco Luigi de Magistris alla guida di Bagnolifutura. Nel 2014 la società chiese una ricapitalizzazione che il Comune di Napoli, finito nel frattempo in pre-dissesto finanziario, non fu in grado di assicurare. Dei 190 milioni di euro di debiti, 59 erano vantati da Fintecna per il passaggio dei suoli di sua proprietà ed è stata proprio Fintecna a far scattare la messa in liquidazione di Bagnolifutura dichiarata fallita il 29 maggio del 2014.
Venti anni di fallimenti. Negli anni ‘90 furono stanziati dallo Stato 390 miliardi di lire per bonificare l’intero territorio suddiviso in lotti. Il 18 febbraio 2014 sono stati rinviati a giudizio ex amministratori e dirigenti di Bagnolifutura con l’accusa di disastro ambientale e truffa ai danni dello Stato. I diciannove imputati sono finiti sotto inchiesta in quanto, secondo la procura di Napoli, la bonifica dei terreni avvelenati dell’ex Italsider in realtà non è mai stata completata.
Ora tocca al governo Renzi provare a riaprire la partita di Bagnoli. In una legge per il recupero e la riconversione dei siti industriali dismessi nelle grandi aree urbane, è stata prevista la figura del commissario lasciando ai margini i sindaci e le amministrazioni comunali.
La legge, che molti hanno definito ad hoc per Bagnoli, risale a nove mesi fa ma, nonostante le promesse di Matteo Renzi e Graziano Delrio, ad oggi quel commissario non è ancora arrivato. Tutto fermo tranne il toto nome.
Restano dubbi e perplessità. Un commissario per fare cosa? Si chiedono in molti. Non è chiaro, perché i progetti sono ormai vecchi e le carte ingiallite. Con quali fondi? Non si sa. Assieme ai privati? Forse. «Una legge demenziale- ha commentato nei giorni scorsi il presidente della Regione Vincenzo De Luca – che prevede un commissario a titolo gratuito. Ma un manager vero va pagato. Ora vediamo quale scienziato ci invieranno da Roma».
Ancora più duro, su Facebook, Luigi de Magistris. che ha il doppio ruolo di sindaco di Napoli e sindaco metropolitano: «Mani, manine e manone su Bagnoli. Da un anno Renzi ci tiene bloccati, ma nel frattempo noi siamo andati avanti. Abbiamo approvato il piano di riqualificazione e rigenerazione urbana di Bagnoli in giunta e in Consiglio comunale. Nelle prossime ore Renzi pensa di chiudere la partita con la nomina del commissario espropriando Napoli e i napoletani e relegando il Comune a mero organo consultivo».
Ed ecco l’idea rivoluzionaria del sindaco arancione: «Proviamo a questo punto a farla noi Bagnoli. Comune, abitanti, studenti, operai, impiegati, disoccupati, contadini, precari, intellettuali, imprenditori, costruttori, persone di buona volontà.
Ci sosterremo economicamente con un piano di mobilitazione popolare. Senza manine, senza cricche, senza speculatori, senza mafie, senza corruzione. È difficilissimo, sembra impossibile, ma proviamoci».
Bagnoli, un incubo su cui è intervenuto a più riprese anche l’ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano. L’ultima volta ne ha parlato poche settimane fa durante un convegno alla fondazione Banco di Napoli nel centro antico della città: «Oggi non esiste più una strategia di sviluppo per il Mezzogiorno. Per Napoli ci sono progetti accumulati in decenni che avevano fatto rinascere la speranza. Progetti completamente dissolti».