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 2015  agosto 03 Lunedì calendario

Droga e morte in discoteca, il questore ordina la chiusura del Cocoricò. Quattro mesi con i cancelli sprangati, 120 notti senza le serate dentro la piramide di vetro: un duro colpo per il mega locale di Riccione, che richiama giovani da tutta Italia. Su quelle piste, nei bagni, all’esterno, c’era sempre un pusher pronto a offrirti droga, e l’alcol scorreva talmente tanto da provocare negli ultimi mesi decine di casi di ricovero per coma etilico

Non solo Lamberto, ma una lunga serie di giovanissimi che per lo sballo di una notte ci hanno rimesso la salute. Più episodi, l’ultimo qualche giorno fa, quando un ragazzo di Bergamo è finito in ospedale per un eccesso di Mdma, una club drug che gli ha compromesso il fegato fino a rendere necessario un trapianto. È per questo e per tutti gli altri casi che, ieri mattina, il questore di Rimini Maurizio Improta ha fatto eseguire un provvedimento di chiusura per la discoteca Cocoricò: quattro mesi con i cancelli sprangati, 120 notti senza le serate dentro la piramide di vetro. Un duro colpo per il mega locale della riviera romagnola, che richiama giovani da tutta Italia. Ma la misura sembra fosse colma, perché su quelle piste, nei bagni, all’esterno, c’era sempre un pusher pronto a offrirti droga, e l’alcol scorreva talmente tanto da provocare negli ultimi mesi decine di casi di ricovero per coma etilico.
IL PROVVEDIMENTO
Il questore spiega nelle 16 pagine di provvedimento che Lamberto Lucaccioni, il sedicenne di Città di Castello, morto il 19 luglio scorso, per un eccesso di ecstasy, si era procurato la droga due giorni prima di arrivare a Rimini. «Voleva consumarla – scrive – in uno spazio emotivo ben definito perché il Cocoricò rappresentava il luogo perfetto dove assumerla. L’ha assunta per predisporsi psicofisicamente a trascorrere in maniera per lui appropriata l’agognata serata». Ed è questo il senso «umano» prima ancora che legale della decisione con la quale è stato imposto lo stop al Cocoricò a partire da questa sera.
«Abbiamo ripreso in mano tutte le vicende degli ultimi due anni – chiarisce Improta – È stata fatta un’istruttoria e sono venuti fuori risse, diffide, arresti, falsi pierre. Il provvedimento era pronto, quando si è saputo che un altro ragazzo era stato ricoverato a Bergamo per intossicazione da Mdma. Indaghiamo e scopriamo che ben undici giovanissimi partiti da Como avevano deciso di andare a ballare al Cocoricò. Uno di questi, al ritorno a casa si è sentito male, ed è stato ricoverato con il fegato spappolato. Scopriamo che il gruppo, in realtà, era stato a un rave a Torino. Questo, però, ci ha fatto capire che nell’immaginario collettivo dei ragazzi, l’intossicazione era plausibile raccontando che si era stati al Cocoricò».
LA SORVEGLIANZA
Ma il locale tra i più famosi d’Europa, ha mai preso provvedimenti per evitare questa situazione? «Dobbiamo dire la verità – aggiunge il questore – una forma di partecipazione alla sicurezza da parte della gestione del locale, negli ultimi due anni, c’è stata con i cosiddetti buttafuori, con l’aumento della videosorveglianza, la presenza di un’ambulanza lì davanti. Ma non è servito. Io voglio essere chiaro: la mia non è una sentenza, è l’applicazione di una sanzione cautelare che non è punitiva ma è per cautela, perché quello che è successo con la morte del giovane, non possiamo consentire che si ripeta. Loro faranno certamente ricorso, hanno tempo 30 giorni se si rivolgono al prefetto, 60 al tar. Ma io, nel frattempo, come autorità della provincia mi sono assunto la responsabilità della decisione».
Già dal suo arrivo, Improta aveva avviato una campagna contro gli abusi di alcol e droga, soprattutto tra i minori. Poco tempo fa ha “fermato” un’altra discoteca, il Coconut di Riccione: un mese di chiusura perché è stata accertata la presenza di spaccio e sostanze stupefacenti. Nel decreto, notificato ieri mattina all’amministratore della Mani Avanti srl, società che gestisce il «Cocco» dal 2015, si fa riferimento anche alla collaborazione con le gestioni «via via scemata» e non sufficiente a fermare lo spaccio, tanto da far percepire la discoteca «come un simbolo degli eccessi».
La notizia del “blocco” delle serate è stata comunicata ai genitori di Lamberto. «Hanno tanta rabbia dentro – ha commentato l’avvocato Roberto Bianchi che li assiste – La decisione li rende, per quanto possibile, un po’ più sereni. Un plauso al questore di Rimini per questa sua decisione importante, forte, afflittiva, ma che rappresenta un messaggio chiaro a tutti».
IL PIANO
Nel frattempo il Viminale ha disposto una stretta nei controlli, con ordinanze specifiche contro la vendita di alcol ai minori e le operazioni di prevenzione che hanno portato al sequestro nei primi sei mesi del 2015, di 12,321 chili di sostanze stupefacenti o psicotrope, con 1862 persone segnalate all’autorità giudiziaria. «Da inizio giugno, poi – conclude Improta – vengono fatti nel fine settimana i controlli dei locali notturni, con carabinieri e polizia municipale. Non sono servizi spot, perché proprio ieri abbiamo arrestato degli spacciatori: uno era nei pressi del Cocoricò, l’altro veniva da Napoli ed è stato preso in treno. Facciamo interventi nei luoghi di arrivo, nei parcheggi dei locali, alle stazioni di pullman e ferroviarie. Certo il problema si ripropone ogni volta, ci vorrebbe forse maggiore consapevolezza e atti normativi nuovi».