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 2015  luglio 30 Giovedì calendario

Paolo Nespoli tornerà nello Spazio a 60 anni. Sarà lui il protagonista di una missione di lunga durata, di sei mesi, che partirà nel maggio 2017 con una Sojuz, e lo vedrà impegnato in una serie di esperimenti scientifici. Diventerà così il più «anziano» europeo ad andare nello spazio. Finora il record era detenuto dal francese Jean Loup Chrètien. Certo, sei mesi in orbita sono come 10 anni sulla Terra...

Tornerà nello spazio a 60 anni e sarà Paolo Nespoli. Un veterano. L’annuncio ufficiale dell’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana, arriverà solo oggi, ma le indiscrezioni si inseguono da giorni e il verdetto è unanime: sarà Nespoli il prescelto.
Se gli astronauti italiani in servizio attivo sono quattro, Samantha Cristoforetti è appena rientrata dalla Stazione Spaziale e restavano tre candidati possibili: Roberto Vittori, Luca Parmitano e, appunto, Nespoli. Sarà lui il protagonista di una missione di lunga durata, di sei mesi, che partirà nel maggio 2017 con una Sojuz, e lo vedrà impegnato in una serie di esperimenti scientifici.
Per Nespoli sarà la terza volta, dopo le due missioni precedenti: quella del 2007, a bordo dello shuttle «Endeavour», e quella tra il dicembre 2010 e il maggio 2011 sulla Stazione Spaziale: cinque mesi e 20 giorni in orbita. Ingegnere, con una lunga esperienza all’Esa, l’ente spaziale europeo, selezionato nel 1999 e integrato nel corpo della Nasa per il Programma Shuttle, Nespoli ha atteso diversi anni prima del debutto. Ma ne è valsa la pena. Ora diventa un recordman.
Nespoli tornerà tra le stelle subito dopo aver compiuto 60 anni (li festeggerà in aprile, un mese prima del lancio) e diventerà così il più «anziano» europeo ad andare nello spazio. Finora il record era detenuto dal francese Jean Loup Chrètien, primo francese nello spazio e all’epoca, nel 1982, primo «europeo occidentale»: volò con i sovietici su una Sojuz, ma poi è tornato in orbita a 59 anni.
Ma, ormai, l’età non sembra più un problema. Se al tempo dell’Apollo i 47 anni di Alan Shepard fecero notizia, con il programma shuttle l’età media si è alzata: hanno volato uomini di 61 anni, come Story Musgrave, o Vance Brand a 59 e Karl Henize a 58. Il russo più «vecchio» è Pavel Vinogradov, a 59 anni. Il record dei record, però, resta quello di John Glenn: 77 anni e una missione sullo shuttle 36 anni dopo il suo storico volo orbitale del 1962, il primo degli Usa. Oggi, a 94 anni compiuti, è l’unico rimasto in vita di quello storico gruppo di primi astronauti americani del Progetto Mercury.

Antonio Lo Campo

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Se una missione nello spazio richiede una buona dose di coraggio, per un astronauta la vera sfida è il rientro a Terra. Il corpo non è programmato per fluttuare tra le stelle e questo appare evidente una volta tornati a casa. «Stare in orbita sei mesi equivale a un invecchiamento di 10 anni sulla Terra», dice Filippo Ongaro, direttore scientifico dell’Istituto di medicina rigenerativa Ismerian, medico degli astronauti nella Missione Marco Polo con Roberto Vittori. «Sebbene non visibile da un punto di vista estetico, ciò che succede nel corpo – continua – è un’accelerazione dei processi di invecchiamento indotta dall’assenza di gravità». Osteoporosi, perdita di massa ossea e muscolare, problemi cardiaci, cecità e diabete: sono i problemi a cui si va incontro dopo un viaggio spaziale.
Vista. Dopo una lunga permanenza in orbita gli occhi sono gli organi che più soffrono. Dopo aver studiato topi maschi rimasti per 30 giorni nello spazio, si è osservato che le missioni alterano il corretto funzionamento delle arterie che regolano l’afflusso di sangue al cervello, compromettendo la vista.
Ossa e muscoli. «L’effetto è come se bloccassimo qualcuno a letto per mesi – spiega Ongaro -. I muscoli e le ossa non servono più e l’organismo li autodistrugge. All’inizio è la funzionalità neuromuscolare a risentirne, in quanto il sistema motorio si adatta all’assenza di peso. Poi inizia una perdita di tessuto, osseo e muscolare».
Equilibrio. Tornati a Terra, gli astronauti possono avere problemi a mantenersi in piedi e, a volte, hanno una minore forza nella presa degli oggetti.
Sistema immunitario. «Nelle condizioni di stress prolungato il sistema immunitario si indebolisce – dice Ongaro -. Una causa è l’innalzarsi di un ormone, il cortisolo, che, come la controparte farmacologica, il cortisone, è un immunosoppressore».
Tumori. Le radiazioni possono aumentare il rischio di sviluppare un tumore. «Per questo esiste un protocollo preciso di valutazione dell’esposizione alla loro quantità».
V. Arc.