Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 30 Giovedì calendario

La Cina cambia le regole di internet e l’occidente accetta (pur di non perdere un mercato da 700 milioni di utenti). Il presidente Xi Jinping in persona ha ordinato una revisione di leggi in modo da permettere alle autorità di esercitare il massimo controllo su ogni singola componente del mondo digitale, dai semiconduttori ai social media. La prima estende la sovranità nazionale anche al cyberspazio

Il potere di Internet è grande. E la Cina vuole controllarlo. Possibilmente con l’aiuto di quelle stesse società americane che hanno contribuito a trasformare il cyberspazio mondiale in un’arena dove tutto è possibile e, soprattutto, libero. L’allarme è antico. Le varie rivoluzioni scoppiate in Medio Oriente sui social network sono state seguite con attenzione a Pechino, scrive il quotidiano stataleGioventù. Il generale Ye Zheng è ancora più esplicito, e sulle stesse colonne dichiara: «Internet è una nuova forma di controllo globale, e gli Stati Uniti sono l’“ombra” presente durante alcune» delle ultime rivolte popolari. È bene che la Cina stia in guardia. In guardia lo è da tempo, almeno da quando è stata eretta la Grande Muraglia di fuoco (Great Firewall), ovvero il filtro che permette di bloccare i contenuti sgraditi al governo. Ma se Pechino riesce già a controllare quanto passa dal «collo di bottiglia» che unisce il Paese alle autostrade informatiche del mondo, a che pro un’ulteriore stretta? Vista la capacità di Internet di diffondere messaggi eversivi, la preoccupazione è quella di avere il controllo fisico su server e quant’altro ospiti pezzi di cyberspazio. Ecco perché, riferisce il Wall Street Journal, il presidente Xi Jinping in persona ha ordinato una revisione di leggi e regolamenti in modo da permettere alle autorità di esercitare il massimo controllo su ogni singola componente del mondo digitale in Cina, dai semiconduttori ai social media. La Repubblica Popolare è il primo Stato a mettere in discussione i principi che hanno regolato finora l’esistenza di Internet. Il primo luglio, il Parlamento ha approvato una nuova norma sulla sicurezza che estende la sovranità nazionale anche al cyberspazio, proclamando la necessità di «controllarne» la tecnologia. Una settimana più tardi, è stata presentata una bozza di legge per restringere i controlli su Internet, conferendo alle autorità la possibilità di impedire l’accesso alle autostrade informatiche durante «emergenze nazionali». È stata creata l’Amministrazione cinese del cyberspazio. E molte società e start-up locali sono state sollecitate, con generosi investimenti, a collaborare al programma. L’invito è stato esteso alle grandi compagnie occidentali le quali, una dopo l’altra, stanno accettando i termini di Pechino pur di non perdere un mercato da 700 milioni di utenti. La Lunga Marcia nel cyberspazio (cinese) è solo all’inizio.