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 2015  luglio 30 Giovedì calendario

Focene brucia e Alitalia s’infuria. La compagnia, che sta muovendo i primi passi di un rilancio sulle ali di Etihad, minaccia di emarginare Fiumicino e investire altrove e chiede 80 milioni di danni. Intanto Adr, società di gestione dell’aeroporto, rivendica il piano da 11 miliardi e la qualità del servizio

Il fuoco vero è quello che cova sotto le ceneri della pineta di Focene e che esplode tra le polemiche sui disservizi dello scalo di Fiumicino. Da una parte, Alitalia che, senza un vero e proprio rilancio, minaccia di emarginare l’aeroporto e investire altrove. Dall’altra, Adr, società di gestione, che rivendica il piano da 11 miliardi e la qualità del servizio. Il fatto è che l’una società ha bisogno dell’altra: non c’è Alitalia senza l’hub di Roma e non c’è Adr senza un vettore di riferimento che sventoli la bandiera italiana. Eppure la nota con la quale l’amministratore delegato della prima compagnia aerea italiana, Silvano Cassano, mette nero su bianco la propria irritazione per la gestione del principale scalo romano, è durissima. Arriva poco prima della notizia di un incendio, forse doloso, che si è propagato nella pineta. E a quasi tre mesi dall’altro incendio, quello divampato lo scorso 7 maggio, fiamme e fumo che provocarono disagi e voli cancellati per settimane. Cassano parla solo ora perché, scrive nella nota, «abbiamo passato un periodo difficilissimo» ma «abbiamo rinunciato a qualsiasi polemica e siamo concentrati interamente sul servizio ai passeggeri, per ridurne i disagi». Tuttavia i danni sono ingenti, dice il manager, e li quantifica: «80 milioni di euro». L’azienda è «determinata ad ottenere il risarcimento dei danni subiti». Del resto per Alitalia, che sta muovendo i primi passi di un rilancio sulle ali di Etihad, la compagnia emiratina che ha acquisito il 49%, il momento è delicato: è tempo di primi bilanci e i numeri devono tornare. Esiste un «piano di rilancio complesso in uno dei settori a maggiore competizione in Italia e nel mondo» spiega Cassano. Rispetto al quale «Fiumicino non è ancora un’infrastruttura adeguata a fungere da hub di una compagnia con le nostre ambizioni». Ma il problema è antico, si fa notare, senza rinunciare a una punta di ironia, rilevando «anni e anni di investimenti e pianificazioni inadeguati» e auspicando minor «attenzione alla finanza e più al mercato e alle esigenze dei passeggeri». Pesante infine la minaccia. Se «Fiumicino continuerà a puntare su compagnie low-cost e servizi mediocri, Alitalia sarà costretta a spostare la sua crescita altrove».
Fin qui la posizione ufficiale.
Ma il cahiers de doléances, per chi volesse ascoltare le voci di corridoio della Magliana, è lungo: c’è chi nota che l’incendio di maggio poteva essere contenuto con un presidio di vigili del fuoco meno esiguo. E chi sottolinea le carenze dell’ordinaria amministrazione, come la lentezza nel controllo dei passaporti, che provoca code.
Rarefatti sarebbero invece i presidi di polizia e poi il collegamento ferroviario Fiumicino-Roma, che sarebbe dovuto diventare più veloce ed efficiente. Promessa quest’ultima, mancata dal governo, a dire il vero. Come anche all’esecutivo si addebita la nomina, come direttore generale dell’Enit, di un dirigente della concorrente Emirates. Dall’altra parte della barricata i toni si fanno più soft ma non si rinuncia a ribattere all’accusa più pesante: sugli investimenti «è in corso di realizzazione un piano di circa 11 miliardi». Da quando è arrivato il gruppo Atlantia, la qualità del servizio su Fiumicino ha superato «hub concorrenti quali Francoforte, Madrid e Parigi».
Basso profilo sugli 80 milioni che Adr, «non intende commentare» ma che in realtà vengono ritenuti una valutazione visionaria. Lo scorso 20 luglio un portavoce di Generali, il principale assicuratore di Aeroporti di Roma, aveva riferito all’agenzia di stampa Reuters, che nella peggiore delle ipotesi non si supererebbero i 20 milioni. La battuta sulla finanza viene restituita al mittente: «Adr è un operatore pochissimo indebitato e che ha le risorse necessarie a supportare lo sviluppo dello scalo e della destinazione Roma, senza alcuna discriminazione tra le compagnie». Ma anche qui, dietro le quinte, si affollano accuse e si fanno teorie. E c’è chi vede nella nota di Alitalia un attacco per sviare l’attenzione dai risultati economici del semestre che potrebbero non riuscire a spiccare il volo.