Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 29 Mercoledì calendario

La relazione di Alfano sul Campidoglio. Il titolare del Viminale non proporrà lo scioglimento per mafia del comune di Roma ma evidenzierà i «gravissimi episodi» che hanno segnato la giunta Marino per i rapporti con l’organizzazione guidata da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, suggerendo però il commissariamento di alcuni dipartimenti e di alcuni municipi. Lasciando così aperta la strada anche a «una diversa valutazione politica»

La strada è tracciata, la relazione potrebbe arrivare a Palazzo Chigi prima della pausa estiva. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano non proporrà lo scioglimento per mafia del comune di Roma, ma nella relazione al governo evidenzierà i «gravissimi episodi» che hanno segnato l’attività della giunta guidata da Ignazio Marino per i rapporti con l’organizzazione guidata da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Lasciando così aperta la strada anche a «una diversa valutazione politica» da parte dell’esecutivo.
La proposta  e la «ragion di Stato»
Lo prevede la legge ed è proprio questa la scelta del titolare del Viminale, dopo aver letto il rapporto del prefetto Franco Gabrielli. Lo staff è al lavoro per redigere il documento che nell’intenzione dello stesso Alfano dovrebbe essere calendarizzato nella riunione del Consiglio prevista per il 7 agosto, l’ultima prima della pausa estiva. Nei prossimi giorni ne parlerà con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e insieme decideranno tempi e modalità. Finora il confronto tra i due si è limitato a impressioni generali, Alfano sa bene che Renzi ha sempre escluso l’eventualità che la capitale d’Italia possa essere «commissariata» per infiltrazioni criminali. Una visione che condivide, non a caso – fornendo indicazioni ai collaboratori che stanno stilando la relazione – ha più volte usato il termine «ragion di Stato» per far ben comprendere quale deve essere l’approccio alla questione che ormai da mesi tiene la Capitale d’Italia sulle prime pagine dei quotidiani. E ha sottolineato la necessità di far capire bene quale sia il «livello di condizionamento della macchina capitolina». La situazione politica è comunque in evoluzione, i rapporti tra Marino e Renzi hanno fasi alterne, il ministro è convinto che alla fine il «verdetto» debba essere collegiale. E questo percorso ha deciso di seguire.
Le «omissioni» e il ruolo del sindaco
Alfano sottolineerà, proprio come ha fatto Gabrielli, la «pesante infiltrazione» nella giunta guidata da Gianni Alemanno e una minore influenza mafiosa dopo l’arrivo di Marino, sia pur spiegando che la situazione rimane comunque «molto grave» soprattutto per quanto riguarda i mancati controlli in alcuni settori fondamentali per il funzionamento della città. Per questo citerà gli episodi elencati dai componenti della commissione – insediata dall’ex prefetto Pecoraro – che invece si sono mostrati in disaccordo rispetto all’attenuazione del pericolo tanto da sollecitare lo scioglimento del Campidoglio ritenendolo «pesantemente condizionato». E sono proprio le loro considerazioni, analizzate alla luce di specifiche circostanze, che il ministro vuole sottoporre alla valutazione dell’intero consiglio dei ministri. Sia pur specificando come Gabrielli abbia comunque dedicato una parte della sua relazione a quella «discontinuità» tra le due giunte, anche tenendo conto che Alemanno è indagato per associazione mafiosa mentre Marino non è stato coinvolto nell’inchiesta.
In questo capitolo affronterà il ruolo del sindaco che evidentemente «in alcuni casi non si è reso conto di quanto stava accadendo all’interno del Campidoglio», oppure – e questa è una carenza giudicata altrettanto grave – «ha sottovalutato il problema e le conseguenze sull’affidamento degli appalti e sulla gestione della macchina amministrativa». È la linea tracciata dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone quando ha chiarito – nel corso nel comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto da Gabrielli – come «i tentativi» di Marino di sottrarsi all’influenza dell’organizzazione di Buzzi e Carminati siano stati «pochi e di scarsa efficacia».
Il Giubileo e l’attacco alla città
Nelle considerazioni finali del ministro dell’Interno un peso forte lo avrà certamente la celebrazione del Giubileo straordinario che comincerà l’8 dicembre e metterà Roma ancor di più al centro della ribalta internazionale. «Siamo città simbolo dell’occidente», ripete Alfano e vista la «campagna» dei giornali statunitensi e francesi sul degrado di Roma «immaginate che cosa potrebbe accadere di fronte a uno scioglimento per mafia» facendo proprie le preoccupazioni dello stesso Renzi, ma anche di altri componenti del governo. Considerazioni politiche che però devono tenere conto anche della parte tecnica e in modo particolare delle conseguenze che la decisione su Roma può avere anche rispetto allo scioglimento per mafia di altri Comuni. Su questo Alfano è chiaro: «Bisogna evitare di creare precedenti pericolosi e così dare appigli che possano essere utilizzati in altre situazioni. Non bisogna spuntare in alcun modo un’arma che funziona contro la criminalità organizzata come quella che prevede di “commissariare” i Comuni infiltrati dalle cosche».
Certamente il ministro dell’Interno accoglierà la richiesta di rimozione dei funzionari, così come sollecitato da Gabrielli, considerati più implicati di altri con l’attività di Buzzi, a prescindere dal fatto che siano stati indagati o meno. E questo fornirà al governo anche l’appiglio tecnico per evitare di motivare il no allo scioglimento. La legge prevede infatti che non sia necessario indicare le ragioni che hanno convinto il governo a non decretare il «commissariamento» quando vengono presi provvedimenti contro i dirigenti amministrativi.