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 2015  luglio 28 Martedì calendario

Ma quante ore studia il primo della classe? Sfatiamo un mito. Oggi si sta sui libri più che negli anni ’70. Non bisogna imparare a memoria ma comprendere. Bastano costanza, metodo e curiosità. Ecco tutti i segreti di quelli che hanno preso 100 e lode alla maturità

La domanda, al netto di una sana (e umana) invidia, sorge spontanea: ma come fanno? Perché a sentire loro, i super-bravi della maturità, il 100 – con lode annessa – sarebbe arrivato grazie allo studio sì, ma mica stando chini sui libri per troppe ore. Due, tre al massimo. Nei cinque anni di scuola superiore – raccontano – hanno fatto anche altro. Hanno imparato a suonare qualche strumento (il pianoforte va per la maggiore), hanno girato il mondo o studiato una seconda-terza-quarta lingua, sono stati coinvolti in qualche progetto umanitario, hanno scritto libri (su come essere i migliori, ovvio) e non hanno sacrificato nemmeno un minuto della loro vita sociale: dal tempo dedicato agli amici a quello con la fidanzata (o il fidanzato). Il tutto senza far scendere la loro media dei voti al di sotto del 9,1. Nove virgola uno. Altrimenti, ciao lode.
Troppo «cervelloni» loro o poco brillanti noi che, quando ci è toccato fare la Maturità, l’eccellenza ci sembrava un miracolo (la lode nemmeno esisteva) e il 100 (o prima della riforma dell’esame, il 60) era visibile soltanto dotandosi di binocoli pur studiando ore e ore? «Bisogna prima vedere se è vero che studiano davvero poco o lo fanno per non sembrare secchioni», avverte Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia all’Università Bicocca di Milano. «La verità è che per decenni gli insegnanti non davano più di 8», premette Agostino Miele, dirigente dell’istituto tecnico per il turismo «Gentileschi» di Milano. «Ora però finalmente vediamo anche dei nove e dei dieci. Nel mio istituto, per esempio, quest’anno ci sono stati due diplomati con 100 e lode, che è comunque il doppio di un anno fa». Elena Ugolini, preside del Liceo Malpighi di Bologna, sfata poi il mito su una generazione di adolescenti che si impegna poco o per nulla. «I ragazzi di oggi studiano molto di più rispetto ai loro coetanei degli anni Settanta», dice. «Sono ragazzi pieni di stimoli».
Ma quanto si deve studiare per concludere le scuole superiori con il massimo della valutazione? «Bisogna precisare che a livello nazionale non c’è omogeneità nella valutazione», spiega Ugolini. «Per questo motivo oggi ci troviamo di fronte a scuole superiori che richiedono più o meno impegno, ma anche a una differenza tra le sezioni all’interno dello stesso istituto e addirittura professori che danno voti diversi a parità di rendimento». Una questione che il professore Mantegazza sintetizza come «assenza di una cultura condivisa della valutazione».
Secondo il docente di Pedagogia per avere un ottimo rendimento scolastico «due o tre ore al giorno sui libri, al pomeriggio, possono bastare. Del resto si arriva già da una mattinata intensa di lezione: se uno sta attento in classe ha già fatto la parte più importante del percorso di apprendimento».
Insomma, il primo passo – decisivo – è ascoltare le lezioni, seguire davvero il professore. «Il segreto è proprio questo: esserci, in aula, non solo fisicamente ma anche mentalmente», aggiunge la preside del «Malpighi». «Serve non soltanto per capire l’argomento, ma anche per fissarlo bene in testa, magari facendo domande». Quanto al tempo per Ugolini bisogna studiare in media tre ore quotidiane. «Però tutti i giorni, compreso sabato e domenica». Certo, magari il fine settimana «si può anche stare di meno sui libri, per riposare e divertirsi, ma è importante recuperare i minuti persi in qualche modo, magari durante la settimana».
E attenzione: «che siano tre ore effettive, non sono ammesse distrazioni». Senza, quindi, le continue scorribande verso il frigorifero di casa, senza il messaggiare ininterrotto sul telefonino, senza stare nemmeno un secondo di fronte alla tv o al pc. «Per questo forse il posto più adatto sarebbe la scuola stessa, magari assieme a un altro super-bravo».
Un’indicazione, quella sulle tre ore, che al Malpighi più di uno studente sembra aver preso sul serio. Secondo il dossier di Almadiploma il 40,4% degli iscritti al liceo dedica «almeno 20 ore alla settimana» allo studio e ai compiti a casa. Preso il campione nazionale la quota scende al 15,4%. Un altro 38,3% degli alunni bolognesi trascorre tra le 15 e le 19 ore sui libri, più del 25,3% della media degli intervistati in generale.
«Il super-bravo però non è solo quello che capisce, ma anche quello che sa spiegarlo», ragiona Ugolini. Tanto che – fa eco Miele – «oggi il 100 e lode non si attribuisce a chi sa le formule matematiche o recita alla perfezione le poesie senza leggerle, ma a chi sa contestualizzare».