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 2015  luglio 28 Martedì calendario

Mentre Ignazio Marino è impegnato nel rimpasto della sua Giunta, Matteo Renzi ieri s’era s’è presentato a sorpresa alla Festa dell’Unità di Roma. Una scelta che somiglia molto alla mossa del «disgelo» sul Campidoglio. Ma per il sindaco della Capitale si aggiunge la grana Sel, che s’è tirata fuori

Il blitz delle dieci e mezza di sera, quando Matteo Renzi si presenta a sorpresa alla Festa dell’Unità, nella periferia nord della Capitale, somiglia molto alla mossa del «disgelo» sul Campidoglio. Una partita a biliardino con Luca Lotti al fianco e, contro Matteo Orfini e il dirigente locale Luciano Nobili (è la riedizione, analogica, della Playstation la notte delle regionali: Renzi-Lotti vincono 10-8), un giro fra gli stand, i saluti, i selfie e le battute con i militanti.
Una mossa che spiazza tutti (anche lo stesso Orfini, «padrone di casa») e che allenta la «presa» sull’evento che tutti aspettavano come spartiacque nella difficile vicenda del rimpasto della giunta Marino: il dibattito di questa sera, dove tutti si aspettavano da Renzi parole chiare su Roma dopo quel «Marino e Crocetta o governano o vanno a casa di qualche giorno fa».
E, invece, con ogni probabilità, quell’incontro è saltato. Ufficialmente per motivi di sicurezza. In realtà perché, dal punto di vista politico, Renzi non vuole legittimare in prima persona la nuova giunta Marino (che dovrebbe nascere oggi) ma non vuole nemmeno, in questo momento, buttare giù il sindaco. Tanto che, dopo un accenno alla politica nazionale («Verdini non entrerà mai nel Pd»), pur lanciando tra i militanti un sondaggio sul primo cittadino della Capitale, il premier taglia corto: «Non riapriamo il dibattito». E poi, a una persona che gli chiede di «far dimettere Marino», Renzi replica: «Dai, reggiamo...».
Quanto basta per far capire che, nonostante tutti i malumori interni, Marino per ora può andare avanti. Senza «renziani» in giunta (Orfini ha chiesto un nome sia a Paolo Gentiloni che a Lorenza Bonaccorsi ricevendo un netto no: «Avete fatto fuori Guido Improta dai Trasporti, ora ve la vedete da soli», la risposta) e senza più Sel che, dopo il vertice di ieri tra Marino, il neo segretario romano Paolo Cento e il capogruppo comunale Gianluca Peciola, resta fuori. I vendoliani avrebbero gradito Francesco Forgione come vicesindaco, Marino ha sbarrato la porta: «Il numero due sarà Marco Causi. E non posso fare la squadra dell’antimafia», la replica del sindaco, che in squadra ha già il magistrato Alfonso Sabella. Sel, ora, è sul piede di guerra: «Il sindaco sceglie Renzi e il monocolore Pd. Peccato, eravamo disponibili ad un’operazione di alto profilo. Ora valuteremo le delibere una per una». La maggioranza in aula Giulio Cesare comincia a traballare. E, soprattutto, l’alleanza delle comunali 2013 va in soffitta.
Il sindaco, spalleggiato da Orfini, va avanti. E, salvo clamorosi colpi di scena, è pronto a varare già oggi (si sta già preparando la conferenza stampa di presentazione) il «Marino-ter». L’ultimo nodo, da cui dipende tutto, è quello proprio di Causi, deputato dem, l’uomo scelto per fare vicesindaco e assessore al Bilancio. Causi, ancora ieri, aspettava un cenno da parte di Renzi e faceva sapere di «voler conoscere il quadro di riferimento». Orfini lo ha confortato («vedrai che Renzi ti chiamerà...») e alla fine, in un modo o nell’altro, dovrebbe accettare. Per gli altri nomi, alla Scuola c’è Marco Rossi-Doria, ex sottosegretario all’Istruzione dei governi Monti e Letta. Per i Trasporti, circola il nome di una donna: Anna Donati (già a Napoli con de Magistris) o Stefania De Serio, piddina, già in Atac (l’azienda dei trasporti romana).