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 2015  luglio 07 Martedì calendario

La Merkel e Hollande aprono le porte alla Grecia ma non escludono ancora Grexit. Oggi al vertice dell’Eurogruppo, il neoministro delle finanze Euclid Tsakalotos, quello che ha sostituito Varoufakis, presenterà in anteprima la proposta della Grecia ma non è detto che venga accettata. Anche perché oltre a Berlino anche i Piigs hanno fatto sapere di optare per la linea dura con Atene. E mentre Draghi fa sapere che non aumenterà la linea di credito straordinaria (Ela), le banche greche non hanno più soldi e le prossime scadenze si avvicinano

«La porta del confronto resta aperta e questo è il senso della riunione dei leader dell’Eurozona di domani. Ma allo stesso tempo diciamo che al momento non ci sono le condizioni per avviare negoziati su un concreto programma di assistenza» (Angela Merkel) [Bonanni, Rep 7/7/2015].
 
«Adesso tocca a Tsipras presentare proposte serie e credibili che possano essere trasformate in un programma di lungo periodo. Ma vorrei sottolineare che non c’è molto tempo» (François Hollande) [Bonanni, Rep 7/7/2015].
 
Il tempo stringe anche per Atene, l’euforia per la vittoria del No è durata solo una notte. Le banche greche sono senza soldi. E Alexis Tsipras, forte del mandato referendario, ha sparigliato le carte offrendo ai creditori la testa di Yanis Varoufakis («il premier mi ha detto che la mia assenza favorisce un accordo») annunciando una nuova proposta di compromesso che presenterà al summit dei capi di stato Ue di domani e chiamando a raccolta l’opposizione per presentare il paese unito al tavolo dei negoziati [Livini, Rep 7/7/2015].
 
Taino sul Corriere: «Mentre parlava di teoria dei giochi, l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis titillava l’asso spurio che teneva nella manica – si diceva ieri a Berlino. Le sue stesse dimissioni sono state viste come un ulteriore colpo di teatro che non cambia sostanzialmente le cose ma ha l’obiettivo di tenere l’attenzione dell’opinione pubblica lontana dalla realtà dei problemi [Cds 7/7/2015].
 
Oggi pomeriggio, invece si terrà un vertice tra i capi di governo dell’area euro: si svolgerà tra sospetti e sfiducia. Tutti i governi che vi partecipano hanno agende politiche nazionali che terranno in gran conto. [Taino, Cds 7/7/2015]. Tra loro Euclid Tsakalotos, il nuovo ministro delle finanze greco ha giurato ieri in serata. Oggi farà il suo esordio presentando in anteprima la nuova proposta con cui la Grecia spera di far breccia nel muro del rigore del Nord in modo da sbloccare in tempi strettissimi i finanziamenti necessari per evitare il default [Livini, Rep 7/7/2015].
 
Ecco un breve promemoria delle prossime scadenze della Grecia dopo il mancato pagamento della tranche unificata da 1,6 miliardi al Fmi a giugno: Il prossimo 10 luglio andranno in scadenza circa 2 miliardi di titoli di Stato ellenici. Tre giorni dopo (13 luglio), mentre a Bruxelles si ritroverà l’Eurogruppo regolare, con i ministri fisicamente riuniti per due giorni, arriverà a scadenza un’altra rata Fmi di circa 450 milioni di euro. Il 17 sarà invece la volta di altri titoli dal valore di 1 miliardo circa, mentre il 20, considerato da molti analisti il giorno del sempre più possibile default, il governo di Atene dovrà rimborsare alla Bce circa 3,4 miliardi [Fat 7/7/2015].
 
Tsipras ha il mandato a proporre oggi a Bruxelles qualcosa di simile al piano di riforme per la Grecia pubblicato giorni fa dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, con modifiche che valgono circa un miliardo di sacrifici in meno. Dietro di sé il premier non avrà più solo il suo partito di sinistra radicale e gli alleati di governo della destra, ma tutti i partiti democratici e il 61% dei greci che ha votato No al referendum. Quel programma dunque dovrebbe poi essere messo in pratica con i voti di tutti in parlamento [Fubini, Cds 7/7/2015].
 
Tsipras ha il mandato a proporre oggi a Bruxelles qualcosa di simile al piano di riforme per la Grecia pubblicato giorni fa dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, con modifiche che valgono circa un miliardo di sacrifici in meno. Dietro di sé il premier non avrà più solo il suo partito di sinistra radicale e gli alleati di governo della destra, ma tutti i partiti democratici e il 61% dei greci che ha votato No al referendum. Quel programma dunque dovrebbe poi essere messo in pratica con i voti di tutti in parlamento [Fubini, Cds 7/7/2015].
 
Ma non c’è solo la Merkel ad optare per la linea dura con Atene. Anche i Piigs si sono svegliati. Beda Romano sul Sole: «Le ultime settimane hanno dimostrato che alcuni governi oggetto di programma economico, come la Spagna o il Portogallo, non possono permettersi di concedere alla Grecia ciò che sono stati costretti a imporre ai loro cittadini. Ancora domenica, il premier spagnolo Rajoy ha spiegato: «L’Europa ha mostrato solidarietà alla Grecia, ma non ci può essere solidarietà senza responsabilità». E ha aggiunto: «L’euro non è un club à la carte. Ci sono norme e regole per assicurare la sua sopravvivenza» [S24 7/7/2015.
 
E mentre Angela Merkel, a Parigi con François Hollande, esigeva da zarina “proposte urgenti” ateniesi, mentre le banche greche a corto di liquidità annunciavano altri tre giorni di chiusura prolungabili fino a lunedì prossimo temendo che si svuotino anche i Bancomat, il board della Bce, riunito in teleconferenza da Mario Draghi, prendeva posizione. Una posizione dura: la linea di credito straordinaria Ela viene mantenuta al suo livello attuale, 89 miliardi di euro, in buona parte già usati dalla Banca centrale ellenica per la respirazione artificiale agli istituti di credito del paese. Ma non solo non verrà aumentata, come invece chiedeva Tsipras: il livello dei collaterali forniti come garanzia dalla Grecia sul credito d’urgenza verrà ridotto. Brutto segno, quasi un calo di rating, per gli ellenici ribelli. Con la decisione di ieri Draghi non ha ancora staccato la spina, ma quella liquidità, tanto usata nelle ultime settimane, è già quasi esaurita. La Bce è invece tornata a rassicurare l’eurozona: «La Banca monitora da vicino i mercati finanziari – dice la nota – ed è pronta ad usare ogni strumento a disposizione per assicurare la stabilità dell’area euro». [Tarquini, Rep 7/7/2015].
 
Milano però perde il 4,03% del valore, dopo una raffica di sospensioni per i titoli bancari, i più colpiti: a fine giornata risulta maglia nera in Europa. Ma perdono anche le altre Borse dei paesi periferici dell’euro, a cominciare da Lisbona (-3,75) e Madrid (-2,29%), un pericoloso segnale di contagio, secondo gli esperti. Segno meno pure a Parigi, Londra e Francoforte; i contraccolpi del No si sentono fino a Wall Street. In un giorno le borse europee hanno perso 100 miliardi di capitalizzazione. Lo spread Btp – Bund chiude a quota 162 da 145 di venerdì, il tasso sul decennale è in rialzo del 2,38% [Polidori, Rep 7/7/2015].
 
Panico? Elena Polidori sulla Repubblica: «No, gli operatori negano che vi sia stato questo sentimento sui mercati. E a riprova ricordano che uno spread a 162 è nulla rispetto ai picchi di 548 registrati per esempio nel 2011. Fanno anche notare che l’euro si mantiene intorno a 1,1069 dollari con un ribasso minimo. Così preferiscono parlare di scossoni, legati alle notizie che rimbalzano dalla Grecia: il referendum, le dimissioni del ministro Varoufakis, le banche che restano chiuse» [Polidori, Rep 7/7/2015].
 
Tsipras non è solo, può contare su una variegata compagnia di alleati che dimostra quanto trasversale (e globale) sta diventando la crisi greca. Anche se le uniche congratulazioni formali arrivano da Castro, può contare sull’aiuto indiretto di Obama che sta facendo pressioni si Berlino perché teme che in caso di Grexit Atene si avvicini a Putin, può contare sull’Fmi che sta monitorando da vicino la situazione e che nonostante il mancato pagamento «è pronto ad assistere la Grecia se gli verrà chiesto». La Lagarde sta di fatto avallando la richiesta di Tsipras, anche perché questo permetterebbe al Fmi di continuare ad avere un ruolo nell’eurocrisi [Fat 7/7/2015]. 
 
Lucio Caracciolo: «L’Europa tedesca è altrettanto realistica dell’acqua secca o del legno ferroso. Lo conferma la tragedia greca, di cui stiamo sperimentando solo le prime battute. Pur di preservare la sua stabilità la Germania ha esportato instabilità nel resto d’Europa, a cominciare dalla periferia mediterranea. Sotto il profilo economico e monetario, propugnando una ricetta unica – la propria – per contesti radicalmente diversi, sicché senza le pressioni americane e il pragmatismo di Mario Draghi l’eurozona sarebbe già saltata da tempo sotto i colpi dell’austerità. Sotto il profilo geopolitico, rifiutandosi di assumere ogni responsabilità nelle crisi del Mediterraneo e lasciando che lo scontro sull’Ucraina fosse appaltato ai baltici, per i quali la distruzione della Russia è obiettivo appetibile. E adesso lasciando andare Atene alla deriva».