Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 07 Martedì calendario

Mohsen Fakhrizadeh, lo scienziato che fa litigare America e Iran. A 72 ore dalla scadenza, le trattative sul nucleare si incagliano attorno al ruolo del padre del programma atomico: gli Usa vogliono interrogarlo ma Teheran dice no

A 72 ore dalla scadenza del negoziato di Vienna sul nucleare iraniano il braccio di ferro è arrivato al nome dello scienziato depositario dei segreti più impenetrabili del programma di Teheran: Mohsen Fakhrizadeh.
«Il progetto 111»
Per i servizi di intelligence occidentali Fakhrizadeh è il padre del nucleare iraniano, «è l’equivalente di Robert Oppenheimer che guidò il Progetto Manhattan» come ha scritto il «New York Times» evocando la genesi dell’atomica americana. Il suo nome compare in tutte le «Intelligence Estimate» della Cia al nucleare iraniano e almeno due rapporti dell’Agenzia atomica Onu (Aiea) negli ultimi quattro anni lo hanno chiamato in causa. Alto ufficiale dei Guardiani della rivoluzione e docente di Fisica all’ateneo «Imam Hussein» di Teheran, Fakhrizadeh ha guidato la ricerca nucleare fino al 2003 – quando cessò di essere centralizzata – e poi è scomparso per riapparire nel 2011 alla testa dell’«Organizzazione per l’innovazione difensiva e la ricerca», creata nel sobborgo di Modjeh a Teheran e sospettata da Usa, europei e israeliani di celare il «Progetto 111» cioè il programma militare per l’atomica di cui l’Iran nega l’esistenza. 
Il programma militare
Nel 2007 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu votò sanzioni ad personam contro di lui ed il suo stretto collaboratore Fereydoon Abbasi-Davani – fino al 2013 capo dell’Agenzia atomica nazionale – e il rapporto Aiea del 2011 lo indica come la mente dei test di «possibile natura militare» nell’impianto di Parchin.
Da qui la richiesta del Segretario di Stato Usa, John Kerry, al collega iraniano Javad Zarif di «rendere accessibile» Fakhrizadeh – classe 1961 – agli ispettori Aiea assieme «ai suoi collaboratori». Yukiya Amano, direttore generale dell’Aiea, ha recapitato un messaggio simile a Hassan Rohani, presidente iraniano, nella recente tappa a Teheran.
La strategia Usa
La pressione dell’amministrazione Obama per raggiungere il cuore del «know how» nucleare iraniano evoca i precedenti di Clinton e Bush per ottenere dal Raiss iracheno Saddam Hussein accesso ai suoi scienziati. È un passo con cui Washington replica al veto posto da Ali Khamenei, Leader Supremo dell’Iran, alle ispezioni dei siti militari: gli Usa chiedono in cambio accesso agli scienziati. Ciò significa sfidare il più impenetrabile tabù di Teheran, come dimostra il fatto che Fakhrizadeh non ha mai neanche risposto alle richieste di incontri presentate in 12 anni dall’Aiea. D’altra parte proprio Khamenei in più occasioni ha lodato il super-scienziato, la cui vita è coperta dal segreto con il risultato di generare ogni sorta di voci, come la presunta presenza nel 2013 in Nord Corea in coincidenza con il test nucleare sotterraneo.