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 2015  luglio 07 Martedì calendario

Un piano Marshall per Atene. Ecco la proposta di Renzi per l’Ue. Intanto Padoan assicura che «i fondamentali dell’economia si sono molto rafforzati. Non c’è nessun rischio per l’Italia con le riforme»

Matteo Renzi, quasi a parare preventivamente le accuse di quanti non lo vedono protagonista delle trattative di queste ore, lo spiega ai suoi riuniti al Nazareno: «Le mediazioni vere non sono quelle che finiscono sotto i riflettori, state sereni, parliamo con tutti». Anche ieri, si racconta nel Pd, il presidente del Consiglio avrebbe avuto colloqui telefonici con lo stesso Tsipras, con Merkel e Hollande. Perché raccogliere la sfida lanciata dai greci nelle urne di domenica è una priorità assoluta. «Tentare l’accordo – ha suggerito riservatamente al premier il capo dello Stato Mattarella – è l’unica soluzione».
Per questo Renzi è pronto anche a mobilitare quell’entità astratta del partito socialista europeo, finora rimasto ai margini della crisi greca. Tanto che oggi pomeriggio, prima di partecipare al consiglio europeo, parteciperà al vertice del Pse a Bruxelles. Perché, come ricorda il responsabile esteri del Pd, Enzo Amendola, «a questo punto ci vuole un cambio di marcia anche dei socialisti europei». Intanto però c’è da gestire una fase difficile, potenzialmente rischiosa anche per l’Italia. In mattinata il premier riceve per due ore a palazzo Chigi Pier Carlo Padoan e vengono passati in rassegna tutti i possibili scenari. È in questa riunione che viene abbozzata l’idea di offrire alla discussione dei 28 la proposta di un «Piano Marshall per la Grecia», mettendo in campo tutte le leve a disposizione: dai 35 miliardi di fondi strutturali al potenziamento del piano Juncker, fino al ruolo della Bei.
Dopo il faccia a faccia con il premier, il ministro dell’Economia rassicura: «I fondamentali dell’economia si sono molto rafforzati. Non c’è nessun rischio per l’Italia con le riforme». Renzi indica la linea in un post. Parla di «due cantieri da affrontare rapidamente». Il primo riguarda la Grecia, e i prossimi incontri dei leader «dovranno indicare una via definitiva per risolvere questa emergenza». Il secondo cantiere, «non più rinviabile», è il cantiere dell’Europa. «Da mesi – aggiunge – stiamo insistendo per discutere non solo di austerity e bilanci, ma di crescita. Se restiamo fermi, prigionieri di regolamenti e burocrazie, l’Europa è finita».
Una posizione che non basta a porre Renzi più in sintonia con la sinistra del suo partito. Come quella rappresentata da Gianni Cuperlo, che si rifiuta di salire sul carro del vincitore Tsipras: «Non è il mio leader e non penso che lo debba diventare della sinistra”. Ma ai socialisti europei rimprovera il totale «vuoto politico» con cui hanno affrontato la crisi greca. Secondo l’ex presidente del Pd «bisogna prendere atto che la famiglia socialista da sola non rappresenta più tutta la sinistra». E a Matteo Renzi contesta il fatto di aver sprecato l’occasione del 41 per cento. «A chiacchiere siamo stati il più grande partito di sinistra d’Europa. Nei fatti in questa vicenda la linea di Renzi è stata incerta e silente. Ha mancato di coraggio». La durezza delle parole di Cuperlo, si accompagna a quella di Bersani. «Ai grandi partiti riformisti, a partire dal Pd, tocca ora recuperare proposte governabili, con una posizione chiara, originale. Se continuiamo- ha detto a La7 – a raccontarci il mantra delle riforme, dopo la Grecia arriviamo noi». Critico su Renzi anche Romano Prodi: «Non era un referendum euro- dracma. Avremmo bisogno di proposte innovative, che escano da un finto buon senso». Oggi intanto Sel e i dem che sono volati ad Atene presenteranno una mozione per schierare il governo a fianco di Tsipras.