la Repubblica, 7 luglio 2015
Medicinali, strumenti per gli ospedali, latte in polvere, pannolini e alimenti di base. L’Europa prepara un piano di aiuti umanitari per la Grecia. I funzionari europei che a Bruxelles ci stanno lavorando sono sotto choc: mai l’Unione ha dovuto aiutare un proprio Stato membro a reperire beni di prima necessità
Medicinali, strumenti per gli ospedali, latte in polvere, pannolini e alimenti di base. L’Europa prepara un piano di aiuti umanitari per la Grecia. I funzionari europei che a Bruxelles ci stanno lavorando sono sotto choc: mai l’Unione ha dovuto aiutare un proprio Stato membro a reperire beni di prima necessità. Sulle prime la macchina comunitaria non era nemmeno pronta all’evenienza, di solito gli aiuti vengono mandati alle nazioni dei continenti più poveri o a quelle colpite da calamità naturali, come Haiti devastata dal terremoto nel 2010. Per questo all’interno della Commissione è partita una corsa contro il tempo per reperire fondi e mezzi senza togliere risorse ai programmi per i paesi extraeuropei.
La soluzione individuata vuole che i soldi per soccorrere la popolazione greca – stremata da nove giorni di serrata delle banche e con un futuro prossimo quanto mai incerto – saranno stornati dai fondi strutturali all’interno del bilancio della Commissione, normalmente usati per investimenti e sviluppo delle regioni meno ricche del Continente. Si cerca inoltre un nome per il piano che abbia un impatto mediatico meno drammatico di “Aiuti umanitari per la Grecia”. Una volta confezionato, il soccorso dovrà essere approvato anche dall’Europarlamento, il cui sì appare tuttavia scontato.
Con l’economia ellenica collassata dal giorno in cui Tsipras ha convocato il referendum, ad Atene e su tutto il territorio scarseggiano i beni di prima necessità. Il Paese non ha i fondi per pagare i fornitori, le famiglie non hanno contanti per acquistare i beni più basilari e le carte di credito vengono respinte. Per questa ragione – spiegano a Bruxelles – si punta a far partire i primi container verso Atene entro pochissimi giorni, al massimo entro la settimana.
L’Europa si guarda allo specchio, a prescindere dalle colpe e delle responsabilità sul fallimento di cinque mesi di negoziati tra Tsipras e i creditori internazionali – compatti nel dare la colpa al leader greco – a Bruxelles e nelle capitali chi lavora riservatamente ai dettagli del piano lo fa con un certo stupore. «Dobbiamo prepararci a offrire aiuti umanitari alla Grecia», confermava ieri il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel nonché esponente Spd. Gli faceva eco il Cancelliere austriaco Werner Faymann: «Sono necessari». E della missione umanitaria europea nel cuore dell’Europa con ogni probabilità parleranno anche i leader che oggi arriveranno a Bruxelles per il primo vertice dopo il Greferendum. L’idea è quella di agire subito, senza aspettare l’esito del drammatico negoziato ripartito a fatica dopo il voto di domenica e dunque a prescindere da un suo successo o fallimento, che significherebbe Grexit.
Scenario, quello del default, che in queste ore resta drammaticamente il più probabile. Da domenica notte si sono riaperti i canali tra Tsipras e gli altri leader dell’Unione. Ieri decine di telefonate hanno collegato le Cancellerie, poi la bilaterale Hollande-Merkel, la riunione del direttivo della Bce e la ripresa dei negoziati tra gli sherpa dei responsabili delle Finanze dei Diciannove (Euro Working Group) per preparare il doppio appuntamento di oggi a Bruxelles: Eurogruppo (ministri) ed Eurosummit (leader).
Per ora l’unico atto di buona volontà che gli europei hanno incassato da Tsipras è il siluramento di Varoufakis. Per il resto i greci non hanno portato le proposte che i leader attendono da domenica notte. In queste ore l’unica ipotesi che circola è quella di un prestito ponte ad Atene. I greci vorrebbero attingere alle casse del Fondo salva stati (Esm) per arrivare a fine anno, ma mettere in piedi un meccanismo del genere richiede tempi troppo lunghi e impegni sulle riforme che per ora dal Maximos non sono giunti.
Per questo motivo si ragiona su un’ipotesi minimale: qualche miliardo reperiti dal bilancio della Commissione e forse i profitti realizzati dalla Bce sui bond ellenici. Meno di una decina di miliardi per arrivare a fine mese nonostante le banche al collasso e il default che al più tardi scatterà il 20 luglio. Se ne riparlerà oggi, ma non c’è ottimismo. Sul fronte dei governi, oltre a Hollande premono per un accordo Renzi, il belga Michel e il lussemburghese Bettel.
Anche lo spagnolo Rajoy sembra più morbido. Restano duri gli altri, a partire dalla Merkel. I tempi sono strettissimi, la situazione è già quasi del tutto compromessa. Gli europei aspettano ancora di conoscere come Tsipras dopo il referendum intenda uscire dalla crisi e cosa proponga concretamente per farlo.
Nonostante il leader greco abbia annunciato che oggi porterà le sue proposte ai colleghi dell’Unione, difficilmente in serata arriverà un accordo: un altro giorno perso con il Grexit che incombe.