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 2015  luglio 06 Lunedì calendario

Addio uccelli, i cieli d’Europa sempre più vuoti. A rischio una specie di volatili su cinque. Nella situazione peggiore sono in dieci, tra queste la berta balearica, il chiurlottello, la pavoncella gregaria e lo zigolo dal collare. Altre 29 hanno abbandonato la «zona di sicurezza» e sono entrate nella lista delle «minacciate»

Degrado degli ambienti agricoli, perdita di habitat, cambiamenti climatici, pesticidi e diserbanti. Sono queste le cause per le quali il 18% dei volatili europei – 82 specie su 451, pari a quasi una su cinque – è in grave pericolo o addirittura minacciato di estinzione. Il risultato della ricerca è frutto di uno studio durato tre anni, finanziato dalla Ue e diretto da un consorzio guidato da BirdLife International (Lipu in Italia), che ha stilato la Lista rossa europea degli uccelli. Per approntare la lista gli ornitologi e i naturalisti, oltre che biologi e veterinari, si sono spostati dagli Urali allo Stretto di Gibilterra, dall’Italia alla Grecia passando attraverso Scandinavia, Inghilterra ed Europa centrale, spesso in condizioni climatiche e ambientali proibitive. Per le ricerche hanno applicato la metodologia dell’Iucn, l’International union conservation nature, considerata come la più autorevole per valutare i rischi di estinzione.
 
I più in pericolo
Le specie nella situazione peggiore, appartenenti alla categoria più elevata, «critically endangered» (in pericolo critico di estinzione), sono risultate 10, tra cui la berta balearica, il chiurlottello (che ormai potrebbe essere considerato estinto, dato che dal 1999 non è stato più visto), la pavoncella gregaria e lo zigolo dal collare. Altre 29 hanno abbandonato la «zona di sicurezza» e sono entrate nella lista delle «minacciate»: tra queste, la beccaccia di mare, la gazza marina, la pernice bianca nordica, il gabbiano tridattilo e il moriglione. La situazione – denunciano gli esperti – sta peggiorando rapidamente. Rispetto a una ricerca del 2004, appena un decennio fa, in Europa aumentano le specie considerate come «minacciate» o «quasi minacciate». E altre specie già classificate «a rischio», nonostante gli sforzi dei conservazionisti, non hanno ancora migliorato il loro status: tra queste, c’è l’avvoltoio capovaccaio e altri volatili, quali il pagliarolo, la pavoncella, l’aquila anatraia maggiore e la gallina prataiola. «Il report contiene statistiche molto preoccupanti», ha sottolineato Karmenu Vella, Commissario dell’Ue per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca. 

Le buone notizie
Ma c’è anche una nota di cauto ottimismo: 20 specie europee, precedentemente considerate «minacciate» a livello regionale, ora hanno migliorato il loro status e sono state quindi classificate a «minor preoccupazione». Tra queste, l’aquila di mare, il pellicano riccio, la moretta tabaccata, l’occhione, il nibbio bruno, il grillaio, la poiana codabianca, la sterna zampenere, la strolaga mezzana e anche l’otarda. Altre 25 specie sono ancora minacciate, ma ora hanno un più basso rischio di estinzione rispetto a una decade fa. Due esempi fra tutti: il petrello di Madera e il ciuffolotto delle Azzorre, una volta nella categoria in «pericolo critico».
«Tutto questo – aggiunge Vella – dimostra il valore di azioni bene indirizzate alla protezione della biodiversità, da cui dipendiamo sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociale grazie ai servizi che ci offrono. Bisogna trovare modi di capitalizzare su questi successi e quindi replicarli ad altre aree. L’Europa deve avere una legislazione sulla natura adatta agli ambiziosi obiettivi che si propone».
«È importante notare – sottolinea Ivan Ramirez, capo del settore conservazione della BirdLife International – come dalla “lista rossa” emerga che molte specie oggetto di progetti di conservazione, e supportate dalle direttive Ue e dai programmi Life, stiano ora recuperando terreno. Ma è altrettanto scioccante vedere come molte specie fino a ieri comuni ora siano minacciate».
Gli fa eco Marco Gustin, responsabile Specie e Ricerca della Lipu: «La nuova “lista” sarà uno strumento importante per decidere le politiche di conservazione. Auspichiamo che l’emergenza della biodiversità venga messa al centro degli obiettivi Ue. Leattuali direttive sono già un ottimo strumento».