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 2015  luglio 06 Lunedì calendario

Nibali è caduto in trappola. Ora deve inseguire. Prima il gruppo spaccato dal vento, poi una foratura: il siciliano, lasciato solo dai compagni, perde così 1’28” da Froome, 1’24” da Contador. Il vantaggio della crono è già svanito. Sorpreso anche Quintana. Tappa al tedesco Greipel. In maglia gialla Cancellara, lo svizzero figlio di un lucano

«Noi speriamo che ci siano pioggia e vento». Così diceva Martinelli al raduno in partenza. Pioggia e vento hanno risposto all’appello, a differenza della Astana. Questo preoccupa più del 1’28” e 1’24” che Froome e Contador guadagnano su Nibali. Chi piange oggi riderà domani, e viceversa. Come può confermare Cancellara, che dopo la crono sembrava un albero abbattuto e ieri, dopo una tappa pazza, ha infilato le braccione e il toracione dentro la maglia gialla. L’episodio- chiave a 45 km dall’arrivo. L’andatura è veloce. Cade Hansen. Il gruppo era già spezzato, dietro erano rimasti Quintana, Valverde, Pinot, Peraud. Nibali schiva la caduta ma rallenta. I 26 davanti spingono come dannati, e molti sono specialisti. Anche Dennis è tagliato fuori, ma davanti ci sono i primi dei tre battuti a Utrecht: Martin, Cancellara, Dumoulin. E velocisti che non gradiscono molto la concorrenza affollata: Greipel, Cavendish, Sagan. A 40 km dal traguardo Nibali rema in un gruppetto a 15”, a 1’ quello di Quintana. E Nibali fora nel momento meno adatto, a 25 km dall’arrivo. Con lui nessun compagno. Davanti Contador ne ha quattro (Sagan, Rogers, Kreuziger, Bennati che fora nel finale). Froome due (Thomas e Stannard). Van Garderen quattro (Schaer, Van Avermaet e Quinziato in rappresentanza dell’Alto Adige, Oss del Trentino, sarà quinto sulla linea). Il gruppo di Quintana, con la Movistar alla frusta rinviene su quello di Nibali, che dopo la foratura è rientrato da solo nella scia delle ammiraglie.
Davanti Cavendish ha fretta di vincere. Troppa. Un anno fa si era ritirato il primo giorno, frattura della clavicola. Ieri ci teneva a ottenere la vittoria numero 26 al Tour. «Volevano troppo, loro. Tappa a Cavendish e maglia gialla a Martin. Non avevano fatto i conti con me. È il più bel terzo posto della mia carriera, i 4” di abbuono mi permettono di passare il ventinovesimo giorno in giallo». Questo il commento di Cancellara, che prosegue: «Sono vecchio ma mi sento giovane. Ho passato una brutta notte, pensavo che mi aveva battuto soprattutto il caldo, non solo una generazione di grandi specialisti più giovani. Ho ritrovato il morale per strada. Era impossibile tentare il colpo isolato, mi sono concentrato sulla volata. Mi bastava arrivare terzo in uno sprint contro i tre velocisti più forti del mondo. Potevo farcela solo se uno di loro sbagliava a muoversi. Ha sbagliato Cavendish».
Cancellara ha radici a Sud, come Nibali. Suo padre Donato lasciò San Fele, in Lucania, per andare a lavorare come elettricista in Svizzera quando aveva diciotto anni. In Svizzera è arrivato, come emigrante di lusso, anche Nibali. Che contento ieri non poteva essere. Ma neanche sembrava disperato. «Ho già fatto un miracolo a stare in piedi. Si sapeva che era tappa piena di trappole, ci sono cascato io e non ho avuto fortuna forando. Ma tutto questo ci sta, in un Tour, ci può stare. Le gambe girano bene e questo mi consola».
Dai quasi 40 gradi di Utrecht ai 19 di ieri. Non si può negare che l’Olanda abbia molte facce. Non ho datato Zelanda perché sarebbe come datare dal Giro Brianza o Montefeltro. Il traguardo è a Neeltje Jans. Lo striscione tiene, mentre la fiamma rossa è stata portata via dal vento un paio d’ore prima dell’arrivo, quando l’aggettivo più amato dai cronisti francesi (dantesque) aveva preso a circolare. Negli ultimi 40 km, tutti lungo il mare, sulla terra strappata al mare, poi sulla diga, il cielo si è schiarito, il vento è calato, si è pure rivisto il sole, ma ormai non era possibile per Nibali recuperare. Froome, che radio- gruppo indicava come intrappolato più probabile, per la sua rigidità di corsa, aveva trovato subito l’intesa con Contador. Non era difficile, bastava fare la conta: chi manca? Mancava l’intero podio del 2014, più Quintana, Valverde e umanità assortita. Allez, allora. Francesi in lutto, parzialmente scaldati dal fatto che l’unico presente nella fuga era il giovane bretone Barguil, di cui si parla bene come scalatore. Da segnalare il numero di Sagan, che cambia bicicletta a 15 km dall’arrivo, ritorna in testa e perde di un soffio da Greipel, nome d’arte Gorilla. Alla partenza da Anversa a Cancellara sarà consegnata una statuetta con 120 piccoli diamanti. La pubblicità è l’anima del commercio, il Tour pure. Un Tour onesto, va detto: quel che promette mantiene. Sarà così anche oggi sul muro di Huy e ancora più domani, sul pavé. Bello sarebbe se Nibali riuscisse a migliorare il 33° posto in classifica. Perché, toccando ferro, senza l’ammiraglia vicina, forare sul pavé potrebbe costargli più degli 88” di ieri.
Un Tour strano, quasi bizzarro, una cronometro individuale corta il primo giorno e poi basta. Più spazio agli scalatori. Ricerca degli effetti speciali, ieri perfettamente riusciti in un luogo con il fascino del non luogo. Tantissima gente sul percorso, con e senza ombrello. Oggi si passa da un “plat pays” a un altro, increspato negli ultimi 50 km da tre salitelle. Ieri, su un biliardo, hanno viaggiato a 47,644 l’ora. Le tappe di trasferimento sembrano un lontano ricordo, uno sbadiglio soffocato. Ogni giorno sembra si corra una classica in linea. Alla lunga certi ritmi e certi sbalzi di temperatura presenteranno il conto. Intanto si va, e all’incrocio dei venti, ricordando De Gregori, nessuno è bruciato vivo. Ma una discreta scottata Nibali se l’è presa. E la prima cosa da augurargli è che ritrovi la sua squadra. Davanti, si capisce.