Il Messaggero, 3 luglio 2015
«Non è stato un raptus». Secondo il pm Albamonte, Giuseppe Franco, il sottufficiale della Marina accusato d’avere violentato una ragazzina quindicenne a Roma, ha agito con premeditazione, orchestrando un piano per abusare della minorenne. E mentre lui continua a gridare la sua innocenza («era consenziente»), lei è stata ascoltata in questura: quasi catatonica, traumatizzata, riferisce i dettagli più crudi di quei momenti
«Non è stato un raptus». Giuseppe Franco ha agito con premeditazione, orchestrando un piano per mettere a segno il suo progetto criminale e abusare di una minorenne. Per questo, secondo il pm Eugenio Albamonte, deve rimanere in carcere. Ieri il militare della Marina, accusato di avere violentato una ragazzina che non ha ancora computo 16 anni, ha negato ogni addebito davanti al gip, smentendo anche le circostanze riferite dalle amiche della vittima. «Sono un ragazzo perbene», ha ribadito. Il giudice si è riservato e ha rinviato ad oggi la decisione sull’arresto. Agli atti c’è il video in cui Angela (il nome è di fantasia) con modalità protette è stata ascoltata in questura: quasi catatonica, traumatizzata. Eppure nella denuncia ha riferito i dettagli più crudi dell’incubo che segnerà per sempre la sua vita.
L’INCIDENTE PROBATORIO
Violenza sessuale aggravata, dalla minore età della vittima, dall’avere simulato il ruolo di pubblico ufficiale e dall’avere agito di notte e con premeditazione. Le accuse per Giuseppe Franco sono pesantissime e il pm Eugenio Albamonte che, per lui, ha chiesto il carcere, non ha dubbi. La procura attende ancora il risultati degli esami sui vestiti di Angela, sui quali potrebbero essere rimaste tracce organiche dell’indagato. Le immagini delle telecamere, la bicicletta e soprattutto il riconoscimento, della vittima e dei testimoni, non lasciano dubbi. E per Albamonte non è stato un raptus, lo ha scritto nella richiesta di convalida e di misura cautelare in carcere: il fatto che Franco abbia chiesto i documenti alle ragazze e mostrato il tesserino del ministero, secondo il pm, rivelano che l’indagato avesse messo in piedi un piano per abbindolare le minorenni. Circostanza confermata dalla volontà di occultare le prove: perché l’uomo ha gettato la maglietta sporca che indossava quella sera. Il pm ha già chiesto al gip l’incidente probatorio per”congelare”, in vista di un eventuale processo, la testimonianza delle tre ragazze.
«SONO UNA PERSONA PERBENE»
«Ho visto queste tre ragazze, una di loro mi è piaciuta più delle altre. Abbiamo iniziato a parlare. Ho detto: sono una persona perbene, lavoro per la Marina». Alle contestazioni del gip, Franco nega di essersi spacciato per un rappresentante delle forze dell’ordine e di avere chiesto alle tre minorenni i documenti, mettendole in uno stato di soggezione: «Ho mostrato il tesserino soltanto per dire che ero una persona perbene, non ho chiesto i documenti. A lei ho soltanto domandato quanti anni avesse e, forse per dimostrarmi che ne aveva 18, come sosteneva, ha tirato fuori la carta d’identità, ma non l’ho neppure guardata. Forse le sue amiche avranno precisato di non avere documenti perché era iniziato questo gioco. Ma io non avevo mai avanzato alcuna richiesta». E Franco continua: «Le ho chiesto se volesse appartarsi e lei ha detto di sì. E così ci siamo allontanati insieme». I dettagli sulla dinamica dello stupro coincidono nelle versioni della vittima e del suo carnefice, con la differenza che l’indagato continua a sostenere che quella ragazzina fosse consenziente» Alla fine il militare non convince affatto. Ha chiesto ad Angela il suo numero di telefono lei gli ha dato quello della mamma. Aveva paura di dirgli di no, ma non voleva dare a quell’uomo il suo recapito. «E lei – ha chiesto il gip – perché non gliel’ha dato, se davvero era stato un incontro consensuale?» Franco risponde: «Ho una compagna, non volevo che cominciasse a inviarmi messaggi». Anche la fuga, davanti alla mamma delle amiche di Angela, accorsa sul posto dopo la telefonata della figlia allarmata perché Angela si era allontanata con quello sconosciuto non convince. «Quando siamo tornati, ho visto questa donna corrermi incontro e gridarmi bastardo. Ho avuto paura e sono fuggito» Il gip obietta: «Lei sta partendo in missione con la Marina militare nel corno d’Africa e ha paura di una donna che le urla contro insultandola?». L’indagato cerca di spiegare. Ma non convince.