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 2015  luglio 03 Venerdì calendario

Quei 142 milioni di euro che lo Stato dovrà pagare alle banche dopo il fallimeto della vecchia Unità. Il decreto ingiuntivo è ora esecutivo. Per entrare in possesso dei crediti, però, gli istituti dovranno depositare un precetto e, comunque, Palazzo Chigi avrebbe fatto sapere al legale dei creditori la disponibilità a sedersi attorno al tavolo

Lo Stato deve restituire alle banche il vecchio debito de l’Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci e tornato da pochi giorni in edicola dopo innumerevoli traversie. Lunedì 22 giugno, secondo quanto risulta al Messaggero, sarebbe divenuto esecutivo il decreto ingiuntivo presentato a maggio 2004 dagli istituti, relativo a un’esposizione di 176 milioni circa, accollatasi dall’ex Ds per conto del giornale ma sul quale c’è una garanzia primaria e solidale dello Stato in forza della legge 8 maggio 1989 n. 177 (contributi pubblici all’editoria). Per entrare in possesso dei crediti, però, le banche dovranno depositare un precetto e, comunque, Palazzo Chigi avrebbe fatto sapere al legale dei creditori (Girolamo Bongiorno) la disponibilità a sedersi attorno al tavolo.
Il debito, nel frattempo, si è ridotto a 142 milioni a seguito di pignoramenti effettuati nel 2010 per un totale di circa 32 milioni su somme reperite alla Camera (25 milioni) e al Senato (7 milioni). Contro il decreto ingiuntivo, Palazzo Chigi attraverso l’Avvocatura dello Stato, ha fatto opposizione, discussa nelle udienze del 16 dicembre 2014, poi in quella del 17 febbraio 2015 che ha prodotto la provvisoria esecutività dell’azione maturata nei giorni scorsi. Va detto che a latere dei tre pool c’è una posizione di 8 milioni del Banco Popolare (ex Efibanca). E comunque un pool è guidato da Intesa Sanpaolo (1988), due da Bnl (1993-94) e, nei tre, partecipano Intesa Sanpaolo (anche per conto di Carisbo e Cassa Firenze) Unicredit (per conto di Mcc), Bnl, Sga (il veicolo al quale il Banco di Napoli trasferì del 1997 le sofferenze). I finanziamenti beneficiavano di contributo pubblico in conto interessi (incassato per intero). Tra gli istituti più determinati ci sarebbe Unicredit.
IL RUOLO DELL’AVVOCATURA
Nei procedimenti dove compare l’Avvocatura dello Stato, però, i termini per poter incassare un credito sono prorogati a 150 giorni. Quindi rispetto alla data del 22 giugno in cui il titolo è diventato esecutivo, gli ulteriori passaggi previsti dal codice per incassare i soldi allungano i tempi a fine ottobre. Nelle more comunque che venga esaminata nel merito l’opposizione presentata dallo Stato.
Nel frattempo però, nei giorni scorsi, il consulente delle banche sarebbe stato contattato dalla controparte per un incontro, da tenersi nella prima decade di settembre. Bongiorno avrebbe prontamente avvertito le banche trasmettendo anche la sensazione che lo Stato voglia proporre una soluzione tombale all’annosa questione. Non è detto però che la soluzione si concretizzi in un pagamento, sia pure differenziato. Le banche hanno negli anni sopportato tanti sacrifici. I debiti delle società immobiliari del quotidiano sono stati pagati nel 2003 dalla Tosinvest a stralcio del 50% mentre tre anni prima le passività de l’Unità erano finite ai Ds.