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 2015  luglio 03 Venerdì calendario

La Bbc licenzia mille lavoratori perché perde pubblico e introiti. Caterina Soffici: «Che la Rai non è la Bbc lo sappiamo. Ma il fatto che la tv pubblica inglese si prepari alle sfide del futuro con dei tagli, dovrebbe esser utile spunto di riflessione per una Rai che invece si appresta ad assumere altri 100 aspiranti giornalisti, in verità “aspiranti al posto fisso statale"»

Immaginiamo che la notizia fosse questa: “Sempre meno persone guardano la tv, la Rai licenzia mille persone per ripianare il deficit di bilancio”. E immaginiamo quali sarebbero le reazioni, tra denunce di attacco al servizio pubblico, di ingerenze contro la libertà di informazione, di minacce di ammutinamenti eccetera.
Invece la notizia è un’altra: “La Bbc licenzia mille persone”. E questa è una notizia vera, data ieri dal direttore generale della tv pubblica inglese Tony Hall. Le motivazioni sono le stesse per cui la tv pubblica non va bene neppure in Italia: sempre più persone guardano video e serie tv su computer e telefonini, la tv generalista live ha sempre meno appeal, per l’anno prossimo gli introiti derivanti dal canone sono previsti in calo di 150 milioni di sterline. Ergo, “i tagli sono necessari per affrontare la sfida finanziaria cui siamo di fronte”. Così ha detto Tony Hall. E ha precisato che i mille posti di lavoro in meno saranno principalmente nel settore dell’amministrazione, del marketing e nella comunicazione.
Che la Rai non è la Bbc lo sappiamo. Ma il fatto che la Bbc si prepari alle sfide del futuro con dei tagli, dovrebbe esser utile spunto di riflessione per una Rai che invece si appresta ad assumere altri 100 aspiranti giornalisti, in verità “aspiranti al posto fisso statale”, con lo scandaloso “concorsone” di mercoledì.
Sono interessanti le motivazioni dei licenziamenti spiegate ieri dal capo del primo servizio pubblico al mondo, per dimensioni, rilevanza e autorevolezza.
La ragione principale è che “il pubblico preferisce sempre più i programmi online o sui dispositivi portatili. Il numero di famiglie che ha un televisore diminuisce”. “Mi rendo conto che il messaggio è molto duro – ha chiarito Hall – Non ho l’illusione che ciò che ho detto non crei ansia. Sarà un cambiamento abbastanza veloce. Ma voglio che tutti sappiate che gestiremo la questione in maniera adeguata e giusta”. Parole di circostanza, ovviamente.
Ma i dati parlano chiaro: ieri l’Ofcom, l’autorità delle telecomunicazioni, ha diffuso una ricerca secondo cui i giovani tra i 16 e i 24 anni passano solo la metà del tempo a guardare la tv generalista.