La Stampa, 3 luglio 2015
Sindacati metalmeccanici e Whirlpool ieri hanno firmato un’intesa che non solo evita totalmente i 2.060 licenziamenti prospettati dalla multinazionale del «bianco». Ma salva anche dalla chiusura gli stabilimenti di Carinaro (Caserta) e None (Torino), che nel progetto presentato cinque mesi fa dall’azienda dovevano venir abbandonati. Un risultato davvero inaspettato
Sembra incredibile, visto il punto di partenza: sindacati metalmeccanici e Whirlpool ieri hanno firmato al ministero dello Sviluppo economico un’intesa che non solo evita totalmente i 2060 licenziamenti prospettati dalla multinazionale del «bianco». Ma salva anche dalla chiusura gli stabilimenti di Carinaro (Caserta) e None (Torino), che nel progetto presentato cinque mesi fa dall’azienda – che ha rilevato le fabbriche italiane un tempo in mano al gruppo Indesit – dovevano venir abbandonati. Ancora, l’intesa assegna ad ogni stabilimento una missione produttiva e soprattutto sblocca l’investimento di 513 milioni in tre anni. La Whirlpool, infine, si impegna a non licenziare nessuno almeno fino al 2018, anche se verrà varato immediatamente un piano di esodi e trasferimenti incentivati e un meccanismo di ricollocazione e riqualificazione professionale per gli impiegati che si dovranno trasferire. Verranno utilizzati anche ammortizzatori sociali come la cassa integrazione e i contratti di solidarietà.
Una soluzione davvero positiva per una vertenza che ha visto momenti di grande tensione e scioperi durissimi. Presto l’accordo sarà sottoposto al voto di tutti i lavoratori del gruppo. Ovviamente sono molto positivi i commenti. Soddisfatto il premier Matteo Renzi, che via Twitter dice: «Lo avevamo promesso ai lavoratori Whirlpool. Nessuna chiusura, nessun licenziamento». Maurizio Landini, numero uno della Fiom: «Per questo risultato è stata molto importante la lotta dei lavoratori, che ha portato l’azienda a riflettere, e la solidarietà tra stabilimenti che non è scontata». Per il leader della Uilm, Rocco Palombella, «se si considera da dove eravamo partiti è un’intesa senza dubbio positiva perché scongiura il rischio di oltre duemila licenziamenti e assegna una missione a tutti gli stabilimenti italiani». «Un accordo importante che premia due mesi di lotta che hanno convinto a una retromarcia gli americani. Il nuovo piano industriale da bollettino di guerra diventa vero piano di rilancio», dice il segretario Fim Marco Bentivogli.
La chiave di volta è stata la decisione dell’azienda di riportare in Italia circa un milione di pezzi che in alternativa sarebbero stati prodotti tra Turchia, Cina e Polonia. In precedenza il piano industriale prevedeva 2mila esuberi tra colletti blu e bianchi. Chi andrà via ora lo farà se incentivato e vicino all’età pensionabile. Chi vuole conservare il posto, invece, avrà anche l’opzione di trasferirsi in un’altra sede (è la possibilità per chi da Carinaro, vicino Caserta, propenderà per Napoli). Non chiuderà comunque lo stabilimento casertano, che conserverà 320 degli attuali 815 addetti, e cambierà missione diventando un polo per le parti di ricambio per l’intero mercato europeo. Napoli produrrà lavatrici per il mercato extra-europeo, mentre nel centro di None (nel torinese) subentrerà la società Mole Logistica, acquisendo il magazzino e riassorbendo tutto il personale.