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 2015  luglio 03 Venerdì calendario

«Ora, se permette, torno a essere “la figlia di”. E la figlia di Paolo Borsellino alle commemorazioni del 19 luglio non andrà». L’ira di Lucia Borsellino contro Crocetta e contro l’«antimafia di facciata». Si è dimessa da assessore alla sanità per ragioni «di ordine etico e morale» (vedi il rapporto stretto fra Crocetta e Matteo Tutino, il chirurgo plastico arrestato) e rifiuta l’antimafia come categoria: «Chiedo a tutti di non invitarmi alla commemorazione di via D’Amelio»

«Ora, se permette, torno a essere “la figlia di”. E la figlia di Paolo Borsellino alle commemorazioni del 19 luglio non andrà». Dice proprio così, la sobria e misurata Lucia Borsellino, con la voce tirata ma anche il sollievo di chi, finalmente, ne è venuta fuori. Proprio ieri mattina ha consegnato la sua lettera di dimissioni al governatore Rosario Crocetta: esce dalla giunta della “rivoluzione” per ragioni «di ordine etico e morale». La Borsellino aveva affiancato Crocetta, come testimonial di legalità, già durante la campagna elettorale del 2012. Adesso lascia denunciando «un calo di tensione morale» nel primo governo siciliano a guida Pd, esprimendo «disagio» per quel rapporto stretto fra Crocetta e Matteo Tutino, il chirurgo plastico arrestato con l’accusa di aver addebitato al sistema sanitario pubblico interventi di natura estetica. E non disdegnando una critica non affatto casuale «all’antimafia di facciata».
Signora Borsellino, lei entrò con entusiasmo in una giunta nata in nome della discontinuità con il passato di Cuffaro e Lombardo. Cos’è cambiato rispetto ad allora?
«Si sono persi di vista gli obiettivi, la coerenza rispetto al progetto iniziale. C’è stato un abbassamento di tensione. Anche morale».
Non ha sopportato la vicenda di Matteo Tutino, il medico personale di Crocetta arrestato per truffa, peculato e abuso d’ufficio?
«Io avevo annunciato le dimissioni già a febbraio, in seguito ai continui attacchi del governo nazionale sulla morte della piccola Nicole. Ho atteso il 30 giugno per offrire al ministero le dovute risposte sul sistema sanitario siciliano, su una rete di assistenza materno-inbfantile resa più efficiente. Poi la vicenda di Tutino ha contribuito a rafforzare la mia decisione. Quella storia ha leso l’immagine di un’intera Regione».
Ma non l’ha sorpresa.
«No, perché il mio assessorato ha fortemente collaborato con la magistratura che indagava sul dottor Tutino. Non nascondo che il rapporto fra Crocetta e questo primario mi ha creato forte disagio in questi anni».
Pensa che il governatore possa aver favorito l’amico chirurgo?
«Dico che quest’amicizia, sempre ostentata da Tutino, ha molto condizionato la vita di una grande azienda ospedaliera di Palermo».
Crocetta afferma che lei avrà sempre il suo sostegno.
«Lo ringrazio, davvero. Ma in diverse occasioni, durante quest’attività di governo, tale sostegno non l’ho avvertito».
Adesso che farà?
«Questa è stata la mia prima esperienza politica, sarà anche l’ultima. In questi anni ho sentito spesso il peso del nome che porto. Sono stata attaccata e tirata per la giacca in ragione del fatto che mi chiamo Borsellino. Ma la mia famiglia è composta da persone umili, che non hanno mai inteso sfruttare questo nome. Anzi, le dirò: oggi torno a essere la figlia di Paolo. E, in nome dei suoi semplici insegnamenti, chiedo a tutti di non invitarmi, il 19 luglio, alla commemorazione di via D’Amelio».
Quest’antimafia, insomma, non le piace più.
«Non capisco l’antimafia come categoria, come sovrastruttura sociale. Sembra quasi un modo per cristallizzare la funzione di alcune persone, magari per costruire carriere. La legalità, per me, non è facciata, è una precondizione di qualsiasi attività».