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 2015  luglio 02 Giovedì calendario

Telepatia, la nuova ossessione di Zuckerberg: «Credo che un giorno saremo capaci di inviarci l’un l’altro direttamente pensieri complessi. Potrete pensare a qualcosa e, se voi lo vorrete, i vostri amici saranno in grado di vivere la stessa esperienza immediatamente». L’ultima frontiera della tecnologia secondo Mr. Facebook

Era il sogno degli scrittori di fantascienza. Oggi è diventata l’orizzonte (possibile) del trentunenne che ha già rivoluzionato il nostro modo di comunicare e, non scordiamocelo, socializzare. Nella sua consueta sessione di domande e risposte con gli utenti di Facebook – un’ora durante la quale chiunque può chiedergli qualsiasi cosa – Mark Zuckerberg ha affermato che nel futuro del social network e di conseguenza dell’umanità c’è la telepatia. «Credo che un giorno saremo capaci di inviarci l’un l’altro direttamente pensieri complessi usando la tecnologia – ha detto —. Potrete pensare a qualcosa e, se voi lo vorrete, i vostri amici saranno in grado di vivere la stessa esperienza immediatamente. Sarà questa l’ultima frontiera della tecnologia».
Per Zuckerberg, che ha anche risposto alle domande di utenti famosi, da Stephen Hawking, ad Arianna Huffington e Arnold Schwarzenegger («Vinceranno le macchine?» gli ha chiesto l’attore protagonista di «Terminator». «No, le macchine non vincono», ha garantito mr Facebook), la telepatia è infatti solo uno degli ovvi sviluppi della comunicazione: «Ci sono poche, ma importanti tendenze nella comunicazione umana che speriamo di migliorare», ha scritto. «Prima condividevamo solo testi, ora postiamo principalmente foto. Nel futuro i video saranno ancora più importanti delle foto. Dopodiché le esperienze di immersione come quelle della realtà virtuale diventeranno la norma. Dopo ancora, avremo il potere di condividere tutta la nostra gamma di esperienze emotive e sensoriali con gli altri ogni volta che vorremo».
La cosa più stupefacente è che potrebbe avere ragione.
«Sembra fantascienza, ma da un certo punto di vista è già reale perché siamo riusciti ad accedere alla “forma” che il linguaggio ha nella mente umana – dice Andrea Moro, neurolinguista della Scuola superiore universitaria Iuss di Pavia —. Decodificare quella forma significherebbe leggere il pensiero». Dei passi importanti in questa direzione li ha fatti proprio il gruppo di ricerca di cui fa parte Moro: «Siamo partiti considerando come è fatto il linguaggio umano, che fisicamente sta in due posti: fuori dal cervello, dove è formato da onde sonore (le parole), e dentro il cervello. Anche qui è costituito da onde, ma elettriche: sono gli impulsi con cui comunicano i neuroni – spiega —. Ci siamo chiesti: che parentela c’è tra le onde fuori e quelle dentro? Se inizio a pensare una frase, che forma ha la sua onda prima che entri nella bocca e si trasformi in suono?».
Per rispondere gli scienziati italiani hanno usato una tecnica molto particolare, che monitora l’attività della corteccia cerebrale (viene eseguita su persone che devono essere operate al cervello per assicurarsi di non intaccare zone indispensabili al linguaggio e presuppone che sia stata asportata la calotta cranica). «Abbiamo rilevato le onde elettriche che si formavano nella loro mente quando parlavano, e abbiamo visto che la loro forma era straordinariamente simile a quella delle onde sonore – racconta Moro —. Poi abbiamo chiesto ai soggetti di leggere mentalmente la frase senza parlare. Abbiamo visto che succede la stessa cosa: la struttura del pensiero linguistico imita quella del linguaggio sonoro. Quindi si può ipotizzare un apparecchio che registra le onde elettriche del cervello e le rende leggibili senza la mediazione del suono».
Così il sogno di Zuckerberg diventerebbe possibile: «Le onde del pensiero potrebbero essere comunicate direttamente a un’altra testa lontana – conferma Moro —. Al momento ci sono solo dei limiti tecnologici». E se c’è una cosa che Zuckerberg è convinto di poter dominare, come tutti i guru della Silicon Valley, sono i progressi della tecnologia.