Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 02 Giovedì calendario

Arriva lo sponsor per gli arbitri. Una boccata di ossigeno contro i tagli. Nel prossimo torneo logo sulla divisa: «La stagione è salva»

L’ultima volta finì a rotoli. Erano le ore buie del dopo Calciopoli e la più grande banca mondiale online, la Ing Direct, decise di dire basta: via il logo arancione dalla divisa degli oltre ventimila arbitri italiani e, per la Figc, tanti saluti ad un accordo di sponsorizzazione di oltre due milioni di euro a stagione. Il fischietto con lo sponsor durò, così, il tempo di due campionati, dall’estate del 2004 al 2006 perché, all’epoca, legare il proprio nome ad una categoria in discussione non sembrava cosa giusta alle aziende e perché, sostenne la Ing Direct, non c’era ombra di un interlocutore all’interno del palazzo federale.
Come in Europa
Oggi, si riparte. L’Italia torna ad allinearsi alle grandi potenze del pallone (dalla Francia all’Inghilterra, dalla Germania alla Spagna ovunque esiste un rapporto di sponsorizzazione) e, evidentemente, torna ad essere appetibile per qualche marchio. «Senza l’aiuto di uno sponsor non saremmo potuti scendere in campo visti i tagli al nostro budget. Adesso – sottolinea il gran capo degli arbitri Marcello Nicchi – non mi resta che ringraziare la Figc e chi ha portato avanti la trattativa...». A dire il vero, sulla trattativa manca ancora il sigillo, passaggio formale ed atteso ad ore, ma l’accordo fra la federazione e una nuova azienda è fatto. I fischietti, dal prossimo agosto, indosseranno una maglia con un logo sopra che non sia quello tradizionale dell’Associazione o quello dello sponsor tecnico. Una rivoluzione, si potrebbe dire. Innanzitutto perché, come detto, c’è qualcuno che si sente di scommettere su una categoria che, comunque, divide e fa discutere. E, poi, perché in Italia, parentesi di due campionati undici anni fa a parte, si parla di un fatto mai visto.
Violenza in aumento
L’arbitro con lo sponsor. La categoria è salva, i conti quasi: Nicchi ha raccontato come senza un aiuto economico dall’esterno la sua squadra avrebbe avuto difficoltà anche nella preparazione, nel programmare allenamenti e corsi, nella gestione dell’attività. Nella casse dell’Aia sono entrati circa quattro milioni di euro in meno, colpa di una ridistribuzione dei soldi dal Coni alle varie federazioni e che ha visto la Figc perdere ventidue milioni di euro dal 2014 al 2015 (altrettanti ne perderà per il prossimo anno). Lo sponsor colmerà le perdite, o si avvicinerà a farlo: intanto si avvicina ad un mondo non certo facile.
Due sono stati i gridi di allarme dei fischietti: uno, quello sulla resa per mancanza di fondi appare superato, l’altro, quello sulla violenza fisica subita in campo, no. In un solo anno, gli episodi gravi, soprattutto negli stadi di periferia, sono passati da 375 a 600. «Un dato allarmante. Se le sanzioni adottate lo scorso novembre non saranno fatte rispettare, potremmo fermarci...», così Nicchi. Le sanzioni parlano di far pagare ai club le spese degli arbitri per tutte le giornate di squalifica subite.