la Repubblica, 2 luglio 2015
La Jweb e l’inchiesta della procura di Roma che svela la propaganda online nel nome di Al Qaeda. Così dopo quattro anni di intercettazioni gli Amanti delle Vergini, quelli che sul sito www.i7ur.com hanno celebrato il massacro di Charlie Hebdo e quello di Merah, sono stato smascherati. Tra loro il cittadino tunisino Ahmed Masseoudi che da ieri ricercato in patria, il marocchino Abderrahim El Khalafi arrestato al Pigneto dove aveva un banco di abiti usati, e il suo connazionale Mohammed Majene ora detenuto in Marocco. Tutti lavoravano come aggregatori di odio e sostegno logistico in Rete ad Al Qaeda e alle sue diverse sigle
«Siamo venuti per sgozzarvi», scrivevano in uno delle migliaia di post quando l’Isis ancora non aveva cominciato a brandire i suoi trofei di carne in alta definizione. E aggiungevano: «Nazionalità: Maghreb islamico. Hobby: sport e sesso. Messaggio alla Umma: alzatevi, scrollatevi il sonno di dosso. L’Islam è tornato. Noi non ci arrendiamo. Vinciamo o moriamo». E non scherzavano. Perché, ammonivano, «la Jihad mediatica non è un passatempo. È un’inespugnabile fortezza, una delle armi più importanti con cui affrontare la campagna dei crociati». Ebbene, ora, per la prima volta in Italia, la Jihad della parola, la propaganda del sangue, del reclutamento, dell’auto indottrinamento, della celebrazione del martirio, conoscono uno svelamento dettagliato in un’inchiesta penale. Che racconta la centralità della Rete e dei social media nella nuova dimensione “molecolare” della minaccia islamista. “Jweb”, “Jihad e Rete”, per dirla con il gergo dell’Antiterrorismo.
Per quattro anni, la procura di Roma, i carabinieri del Ros, l’Aisi (l’Intelligence interna), l’Fbi, i servizi segreti marocchini hanno ascoltato, compulsandone ogni messaggio e sequenza video, uno degli snodi in Rete di Al Qaeda.
All’indirizzo www.i7ur.com, acronimo in lingua araba di “Ashak al-Hur”, gli Amanti delle Vergini (ricompensa dovuta ai martiri di Allah), il cittadino tunisino Ahmed Masseoudi (da ieri ricercato in patria), il marocchino residente a Roma Abderrahim El Khalafi (arrestato al Pigneto dove aveva un banco di abiti usati), e il suo connazionale Mohammed Majene (ora detenuto in Marocco) hanno lavorato come aggregatori di odio e sostegno logistico in Rete ad Al Qaeda e alle sue diverse sigle. Nel tempo – si legge nelle 400 pagine di ordinanza – con il contributo di almeno una dozzina di altri “fratelli” che ancora non hanno un nome, ma solo dei nickname “geo-localizzati” in Africa e Medio Oriente, hanno celebrato il massacro francese di Charlie Hebdo e ancor prima quello di Mohammed Merah (il francese di origine algerina che, nel marzo 2012, uccise tre paracadutisti, un bambino, un rabbino e i suoi figli) come «lodevole esempio di Jihad individuale». Hanno avviato al fronte siriano decine di foreign fighters. Hanno salutato, rendendole onore, la fine violenta di un diciannovenne algerino, Khaled Amroune, prodotto dell’auto indottrinamento ricevuto sul sito e andato a morire in Siria con Jabhat Al Nusra. E, inconsapevoli di essere “monitorati”, hanno condiviso le notizie di un piano (per questo motivo sventato) che, nel 2012, avrebbe dovuto colpire il Parlamento marocchino e un festival della musica a Rabat.
«Tra il gennaio del 2011 e il febbraio del 2013 – scrive il gip Stefano Aprile – il forum i7ur.com posta 236 documenti. 182 sono prodotti da Al Qaeda. 78 da organizzazioni affiliate. 49 sono video di sigle alleate all’organizzazione». E nel meccanismo per cui ogni membro del forum è a sua volta connesso a profili Facebook e Twitter, la capacità di «penetrazione capillare» del messaggio jihadista si moltiplica raggiungendo migliaia di “fratelli” fermi su quella linea di confine che, in Europa, piuttosto che nel Maghreb, separa l’attesa dall’odio. Che li rende tutti potenzialmente “lupi solitari”. Come del resto sono Ahmed Masseoudi e Abderrahim El Khalafi, gli architetti del forum. Ventinove anni il primo, 37 il secondo. Per un po’ insieme a Roma. Fino a quando Masseoudi non parte per la Germania e da lì raggiunge la Tunisia con l’intenzione di rientrare presto in Europa. Confidando nell’appoggio di quel Abderrahim che nessuno – nei quartieri Centocelle e Pigneto dove vive e lavora – direbbe mai cultore dell’odio. Ma che, al contrario, mentre di giorno sbarca il lunario mettendo in piedi prima un pizza-kebab, quindi un ortofrutta e infine un banchetto di stracci, di notte è zelante custode della qualità del materiale con cui alimentare il forum. Sia «l’audio-corso “la Fabbrica del Terrorismo”» di tale qaedista Abdullah Adam, piuttosto che il video con copyright Al Qaeda “Incarica solo te stesso”, breviario della nuova dottrina che dovrebbe trasformare ogni “fratello” nel terrorista della porta accanto.