Libero, 2 luglio 2015
Berlusconi, i tribunali e le questuanti. Scrive Filippo Facci: «E ora non è in discussione la generosità di Berlusconi - indiscutibile - né la valenza morale e penale degli scambi: ma - lo dimostrano altre carte uscite in questi giorni - di fatto è almeno dal 2008 che un esercito di puttane gli frantuma insistentemente le palle. E ora tornerà pure a processo. Da qui la domanda: davvero pensate che lui, i suoi errori, non li abbia capiti?»
C’è una ricorrente voce di popolo che dice più o meno questo: Berlusconi ha comunque sbagliato, perché le donne e le feste erano fatti suoi, certo, però non doveva fare tutto quel troiaio mentre era presidente del consiglio, non doveva folleggiare con intere batterie di battone e poi pretendere di non essere ricattabile. Va detto che, per grezza che sia, l’opinione non fa una grinza. Ora: a difesa di Berlusconi c’è stata una battaglia per la privacy e per i fatti di ciascuno in camera da letto, per il libero arbitrio di chi è libera di fermarsi a cena (elegante o no) oppure di tornarsene a casa. Questa controffensiva culturale – diciamo – sui media spesso era mischiata a una strategia difensiva senza compromessi, e che fa pensare ancor oggi, forse, che Berlusconi i suoi errori non li abbia capiti bene. Poi però ci pensi. Anni di intercettazioni che palesano scambi, ricatti o risarcimenti che fossero, chi chiedeva soldi, chi il lavoro, la casa, la villa, l’auto, la candidatura, uno spaventoso e instancabile esercito di questuanti che registrava, fotografava, ammiccava, telefonava, scriveva, pubblicava, rivendicava. E ora non è in discussione la generosità di Berlusconi – indiscutibile – né la valenza morale e penale degli scambi: ma – lo dimostrano altre carte uscite in questi giorni – di fatto è almeno dal 2008 che un esercito di puttane gli frantuma insistentemente le palle. E ora tornerà pure a processo. Da qui la domanda: davvero pensate che lui, i suoi errori, non li abbia capiti?