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 2015  luglio 01 Mercoledì calendario

Classifiche. L’Italia è al 22° posto su 29 paesi per il benessere dei bambini. Lo dice il rapporto sulla povertà e il disagio minorile della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza che oltre all’aspetto economico, considera anche salute, sicurezza, istruzione, comportamenti a rischio, condizioni abitative e ambientali

A leggere il rapporto sulla povertà e il disagio minorile della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, si capiscono bene le parole di Michela Brambilla, la sua presidente: «Si ha la sensazione di essere davvero arrivati ad un bivio: o si mette in campo una politica seria, organica e adeguatamente finanziata per l’infanzia e l’adolescenza oppure, è evidente, la condizione dei minori più poveri nel nostro Paese continuerà a peggiorare e il declino sembrerà ineluttabile». È pieno di cifre inquietanti il rapporto della commissione.
Significativo il report che compara il benessere dei bambini in ventinove Paesi ricchi: l’Italia occupa il ventiduesimo posto in questa classifica, alle spalle di Spagna, Ungheria e Polonia e prima di Estonia, Slovacchia e Grecia. Si deve tener conto che questo report non si occupa soltanto dell’aspetto economico, ma considera varie dimensioni della vita infantile: salute, sicurezza, istruzione, comportamenti a rischio, condizioni abitative e ambientali. Come sempre, anche questo rapporto disegna un’Italia a due velocità e una pennellata inquietante la dà sulla salute dei nostri bimbi. Uno dei fattori più a rischio fra i bambini poveri? Il diabete. E se la media nazionale dice che i bambini diabetici sono il 5 per cento, nelle regioni del Sud questa percentuale raddoppia. Ma non solo.
Nel nostro Meridione ci sono numeri desolanti anche sul fronte scolastico. Un dato basterebbe per tutti: in Campania questi». Per questo la commissione parlamentare sull’infanzia formula proposte ben precise. In primis, l’approvazione del piano nazionale per l’infanzia, oltre a un negoziato con l’Unione Europea per ottenere lo scorporo delle spese per l’infanzia e l’adolescenza dal calcolo del rapporto deficit/pil. E, ancora, come spiega la presidente Brambilla: «È necessario un significativo incremento del sostegno alle famiglie con minori, da considerare un investimento e non un intervento assistenziale».