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 2015  giugno 30 Martedì calendario

La Francia è con i tassisti e arresta i capi di Uber. Diventati il nemico pubblico numero uno dell’insurrezione di giovedì, i due dirigenti sono stati convocati dalla Brigata d’inchiesta sulle frodi alle tecnologie dell’informazione. E nonostante la protesta violenta abbia sconvolto Parigi, Valls continua a emettere ordinanze prefettizie per ricordare che il servizio è fuorilegge e recluta 280 agenti per i controlli

Dopo le spranghe dei tassisti e l’ostilità dell’intera classe politica a cominciare dal presidente Hollande, è il lungo braccio della legge a mettere i bastoni tra le ruote di UberPop in Francia. Ieri Pierre-Dimitri Gore-Coty e Thibaud Simphal, rispettivamente direttore generale di Uber Francia e Uber Europa Occidentale, sono finiti in stato di fermo. Diventati il nemico pubblico numero uno dell’insurrezione dei tassisti, i due dirigenti sono stati convocati dalla Brigata d’inchiesta sulle frodi alle tecnologie dell’informazione «nel quadro di una procedura in corso», come si legge in un comunicato diffuso ieri pomeriggio da Uber. Gore-Cory e Simphal hanno «spontaneamente» risposto alla convocazione ha precisato il comunicato, fugando immagini di manette e blitz che il clima di questi giorni potrebbe evocare.
ORDINANZE PREFETTIZIE
In Francia è ormai caccia a Uber. Dopo la rivolta nazionale dei taxi del 25 giugno, che ha paralizzato città e aeroporti con annessi scontri e violenze, la tensione resta alta. Alcuni prefetti hanno emesso ordinanze per ricordare che Uber Pop (la piattaforma che mette in contatto privati automobilisti e clienti) è illegale. «Niente affatto» hanno risposto i dirigenti di Uber, che hanno fatto appello a una decisione del Tribunale di Parigi dello scorso ottobre e che, in attesa della seconda sentenza, continuano a far funzionare la loro applicazione. Sul piede di guerra anche il governo. Se Hollande ha chiesto che UberPop venga semplicemente «disciolto» per farla finita, il premier Valls ne ha decretato «l’illegalità», mentre il deputato Thévenoud, autore di una legge in vigore da gennaio che vieta l’attività di autisti non professionisti, ha convocato ieri una riunione invitando rappresentanti di tassisti e noleggi con conducente e lasciando deliberatamente fuori Uber, accusata di avere «un atteggiamento aggressiva».
L’aggressività è in questi giorni molto diffusa. Gli attacchi contro i conducenti Uber si sono moltiplicati, con appostamenti e imboscate di commando di tassisti. Lo scorso week end però un tassista di Lione ha sbagliato obiettivo e ha preso a sassate una Bmw che credeva in servizio per Uber, mentre si trattava dell’auto di un poliziotto fuori servizio che ha allertato una pattuglia e lo ha fatto arrestare in flagranza di reato.
In tribunale cominciano ad arrivare anche gli autisti di Uber: da una settimana ne sono stati fermati 180, anche grazie ai rinforzi arrivati alla brigata dei “Boers”; gli agenti incaricati di controllare i taxi e adesso soprattutto i conducenti Uber, erano 80, sono diventati 280. L’accusa più frequente: «lavoro illegale e dissimulazione di dati informatici». Rischiano fino a un anno di carcere e 15mila euro di ammenda, con sospensione della patente e sequestro del veicolo. Stessa accusa per i due dirigenti francesi di Uber, sui quali si indaga anche per «conservazione illegale di dati a carattere personale oltre la durata prevista dalla legge».
«RIVOLUZIONE PER LA MOBILITÀ»
Ma per Gore-Coty e Simphal la battaglia è ben più vasta. I due giovani manager sono convinti di portare avanti una «rivoluzione della mobilità» e accusano le autorità di miopia. Da un anno chiedono di essere ricevuti dal governo e sostengono di avere delle proposte per regolare un settore in cui i tassisti (che hanno pagato la loro licenza tra i 200 e i 250 mila euro) rifiutano di coabitare con gli autisti Uber, che per cominciare a lavorare hanno avuto bisogno soltanto di un corso di formazione e-learning via mail.