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 2015  giugno 30 Martedì calendario

Dopo aver chiuso con i 400 stile libero e con l’allenatore Philippe Lucas, Federica Pellegrini si prepara ai mondiali di Kazan: «I 200 erano il mio destino». Ammette di aver avuto due ernie e «un mal di schiena che mi ha consumata». Ma ora si sente tranquilla e vuole affrontare le gare da outsider: «Le altre vanno fortissimo, io arrivo a fari spenti, come piace a me». Parla anche di Magnini: «Per adesso, bene», e del futuro: «Dopo Rio mi ritiro». Ha un sogno nel cassetto, quello «correre i 400 metri: il giro della morte», e un solo rimpianto: «Aver fallito a Londra 2012»

Federica esce dall’acqua. Nell’eremo di Verona è stata un’altra mattina di fatica, un’altra mattina di felicità: «Sto bene, sono tranquilla, il gruppo di lavoro è perfetto, c’è armonia. In questi luoghi mi sento in pace».
Federica Pellegrini, il conto alla rovescia per i Mondiali di Kazan è cominciato. Come sta andando la preparazione?
«Dopo gli Europei dell’anno scorso ho cambiato tecnico, ho chiuso con Philippe Lucas e ho deciso di proseguire con Matteo Giunta. È stata una scelta naturale una volta deciso di abbandonare i 400 sl, ma non un salto nel buio: lavoravo già da due anni con Matteo come collaboratore di Lucas».
Un pregio e un difetto di Giunta?
«Dopo i brutti Mondiali di Doha in vasca corta ha capito gli errori e ha aggiustato il tiro: l’ho visto fare a pochi tecnici. Il difetto è che nella vita di tutti i giorni è pigrissimo: si vede che dà tutto in allenamento...».
È stato anche un inverno di problemi fisici.
«Ho scoperto due ernie, il mal di schiena mi ha consumato, c’erano giorni che non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto. Il dolore mi ha condizionato anche a Doha, ma non ne ho mai parlato. Non mi piace accampare scuse».
Ha avuto paura?
«A un certo punto non sapevo se ne sarei uscita, c’era addirittura il rischio di un’operazione. Per fortuna si è scelta la via della cura, con un forte potenziamento del tronco. Incrocio le dita, ma ora va tutto bene».
E infatti non è mai andata così veloce in questa fase della stagione.
«Vero, non ho mai nuotato un Settecolli così bene (1’56’’06, 5° tempo stagionale nei 200 sl, ndr ), ma la vera felicità è non avere più dolore»
Come affronta i Mondiali?
«Da outsider. Le altre vanno fortissimo, io arrivo a fari spenti, come piace a me. Mi ha sempre portato fortuna».
Sarà il suo settimo Mondiale. Una lunga avventura.
«Nel 2003 a Barcellona ho iniziato la carriera in nazionale: staffetta 4x100 sl e 40 di febbre... Ma in generale i Mondiali mi hanno sempre regalato soddisfazioni. C’è stato anche qualche basso, ovvio, ma io sono contenta. Ci vogliono, altrimenti sarei una macchina».
Ma c’è qualcosa che cambierebbe nella sua carriera?
«Mi fa male aver fallito all’Olimpiade di Londra 2012».
A Kazan l’appuntamento è per il 4 e 5 agosto: i «suoi» 200 sl. Ci racconta del suo amore per questa gara?
«Ogni persona è fatta per fare una cosa nella vita, la mia sono i 200 sl, per caratteristiche mentali e fisiologiche. L’ho capito dai primi successi a 16 anni che erano il mio destino».
Le avversarie pericolose?
«La Sjostrom se farà i 200, ma li farà... Le americane Franklin e Ledecki. La Hosszu. La Heemskerk che sta andando come non mai. Sarà già una finale la semifinale...».
E la staffetta 4x200 sl?
«Se siamo tutte in forma possiamo fare qualcosa di storico per il nuoto femminile italiano. Ci dobbiamo credere. Amo l’idea di una fatica condivisa in uno sport individuale».
Ha sempre detto che dopo Rio 2016 si ritirerà.
«Confermo. Lo so che fa scalpore, ma per me è normale: sono qui da quando avevo 16 anni, vorrei anche provare altro. A quell’epoca avrò 28 anni, un’età in cui per una donna arrivano altre priorità. Magari poi cambio idea, ma l’orientamento è decisamente quello».
E questo «altro» dopo il nuoto che cos’è?
«Ora ho i Mondiali e l’Olimpiade, troppo importanti per distrarmi. So che dopo riuscirò a cavarmela, non c’è fretta».
Quando si dice la fiducia in se stessi...
«Non ho paura del futuro, non cerco lavori da persona famosa, non avrei problemi a restare in piscina e allenare».
È un passaggio naturale per tanti nuotatori.
«E a me piacerebbe. Magari non un semplice scuola nuoto, ma dei corsi di formazione: la mia esperienza potrebbe essere utile a molti».
Che cosa racconterebbe per prima cosa?
«Che gli allenatori mi hanno sempre distrutto e che la mia filosofia è sempre stata: entro in acqua per prima, esco per ultima. Anche se non sono per la quantità a tutti i costi. Il valore fondamentale è la qualità».
E il carattere?
«Beh, quello lo devi avere dalla nascita. Uno non sceglie il nuoto se non ha carattere. Troppo difficile e introspettivo: se non hai la testa, lo abbandoni naturalmente»
A proposito di fatica: qual è la sua ricetta giornaliera?
«Nuoto 7,5/8 km a seduta: due giorni la settimana doppia seduta; tre giorni, una seduta in vasca e una in palestra; il sabato una sola seduta in vasca; domenica riposo».
E lo scarico prima del grande evento quando arriva?
«Io scarico pochissimo: dieci giorni prima della gara. Sono masochista fino alla fine...».
Facciamo un gioco: all’Olimpiade le offrono di gareggiare anche in un altro sport. Quale sceglie?
«Atletica, i 400 metri: il giro della morte».
C’era da scommetterci...
«Amo molto correre. Però non mi dispiace neanche il salto in lungo».
Con Magnini come va?
«Per adesso, bene. Meglio dire “per adesso”, no? Porta fortuna...».
Un «per adesso» che dura da quattro anni.
«Tra alti e bassi abbiamo trovato l’equilibrio. Ma dopo Rio ci sarà un’altra evoluzione: smettendo entrambi di nuotare dovremo pensare a organizzare la vita di tutti i giorni».
Avete idee diverse?
«Sui valori di fondo no. Il problema sarà decidere dove stare. Le nostre famiglie vivono in posti diversi (Spinea Federica Pellegrini, Pesaro Filippo Magnini, ndr ), ma dopo tanti anni in giro per il mondo, quando ti fermi e hai dei figli, vuoi stare vicino alla tua famiglia. Vedremo».
Il gossip le dà sempre fastidio?
«Il gossip mi piace quando lo gestisco io».
Non sempre è così.
«Beh, certo, ci sono stati periodi pesanti, ma ora va meglio. Vivere a Verona poi aiuta: qui al massimo arrivano a consegnarmi il Tapiro. Ne ho già tre, Filippo uno. Li metterò in bacheca con le medaglie».
Ne prevede per Kazan?
«Da sempre ho una sola scaramanzia: non fare pronostici. Io spero di divertirmi. E quando mi diverto qualcosa di buono faccio».