Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 30 Martedì calendario

A proposito dei poveri greci. Atene spende in pensioni il 17% del Pil, contro il 12,2 della Germania. La pensione media greca è 1.030 euro, contro i 1.100 euro di quella tedesca. Poiché però i salari tedeschi sono in media doppi, vuol dire che mentre un tedesco in media va in pensione con il 40% del suo ultimo salario, un greco arriva all’85%. Ancora nel 2012 in Grecia si poteva andare in pensione a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini, con 35 anni di contribuiti. Ma c’era una lista di 580 «professioni usuranti» in cui l’età era abbassata a 50 anni per le donne e a 55 per gli uomini. Non solo minatori e scaricatori di porto ma anche parrucchieri, suonatori di strumenti a fiato, fornai, chi parla in tv o alla radio, contadini e loro mogli, dipendenti della Banca Nazionale ecc.

Dopo sette anni di crisi la Grecia è ormai scesa al 44esimo posto tra le economie del mondo per Pil nominale, al 51esimo per Pil rivalutato, al 37esimo per Pil pro capite nominale, al 41esimo per Pil pro capite rivalutato. Ma nel 2010, quando iniziò il contenzioso con la zona euro, era la 33esima economia al mondo per Pil rivalutato; la 27settesima per Pil nominale; la 25esima per Pil pro-capite comunque calcolata. Però lo standard di vita era il 22esimo. È già ciò basta a fotografare un Paese che viveva al di sopra delle proprie possibilità.
I dipendenti pubblici erano il 25% degli occupati, contro il 15,1% dell’area euro: noi italiani pensiamo di dare un cattivissimo esempio ma in effetti eravamo sotto questa media, con il 14,4. Nel 2012 i greci erano scesi al 17,6, In pensione si poteva andare a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini, con 35 anni di contribuiti. Ma c’era una lista di 580 «professioni usuranti» in cui l’età era abbassata a 50 anni per le donne e a 55 per gli uomini. Non solo minatori e scaricatori di porto ma anche parrucchieri, suonatori di strumenti a fiato, fornai, chi parla in tv o alla radio, contadini e loro mogli, dipendenti della Banca Nazionale, dipendenti della compagnia aerea di bandiera Olympic Airlines. Questi ultimi, anzi, avevano pure il diritto a far volare gratis i propri parenti in tutto il mondo. Con tutti i tagli fatti, tuttora la Grecia spende in pensioni il 17% del Pil, contro il 12,2 della Germania. La pensione media greca è 1.030 euro, contro i 1.100 euro di quella tedesca. Poiché però i salari tedeschi sono in media doppi, vuol dire che mentre un tedesco in media va in pensione con il 40% del suo ultimo salario, un greco arriva all’85%.
Malgrado le riforme, con varie scappatoie ed eccezioni in Grecia tuttora si va in pensione in media a 63 anni per gli uomini e a 59 per le donne, contro i 67 anni per tutti entro il 2022 richiesti dalla Troika. E tuttora la spesa sociale in Grecia arriva al 24% del Pil, contro il 22% della petrolifera e scandinava Norvegia.
Nel 2010, tutti i giornali del mondo parlarono delle zitelle d’oro: oltre 40.000 figlie non sposate di dipendenti pubblici, che fino al matrimonio potevano usufruire di una pensione di reversibilità ereditaria pari ai 1.000 euro al mese, per un aggravio statale complessivo stimato in 550 milioni di euro all’anno. Almeno 60.000 pensioni erano pagate a titolari i cui parenti non avevano denunciato il decesso per continuare a riscuoterle, e il ministero del Lavoro aggiungeva che su 320.000 pensioni di invalidità pagate, il 14% del totale, almeno la metà erano fasulle.
Per chi lavorava c’erano poi una ventina di bonus sullo stipendio, che finivano per raddoppiarne l’ammontare. Parecchi ministeri e dipartimenti statali ne davano uno ai dipendenti che arrivano in ufficio in orario, piuttosto che tagliare lo stipendio a chi arriva in ritardo. La Guardia Forestale ellenica pagava una speciale indennità per incoraggiare i propri dipendenti a lavorare non in ufficio, ma all’aperto.
C’era il bonus a chi usava il computer, e il bonus per chi conosceva lingue straniere. Il dipendente pubblico comunque non era licenziabile, e poteva andare in pensione dopo 25 anni di servizio. C’erano una tredicesima, pagata metà a Pasqua, e metà durante l’estate; e una quattordicesima, pagata a Natale. Una sua versione «privata» era nel diritto garantito per taxi, ristoranti e parrucchiere di chiedere a dicembre prezzi più alti, a titolo di «regalo di Natale».
Almeno 10.000 persone vivevano del far parte di commissioni statali, per un costo equivalente ai 230 milioni di euro all’anno. Sulla stampa internazionale si parlò in particolare della commissione per gestire le acque del Lago Kopais, prosciugato da ottant’anni. Anche i dipendenti privati avevano la garanzia di un tetto massimo ai licenziamenti.