Il Sole 24 Ore, 29 maggio 2015
Giorgio Armani sfonda la barriera dei 2,5 miliardi di ricavi nel 2014, in crescita del 16%. Oltre 500 milioni la liquidità, a fronte di un patrimonio netto consolidato di oltre 1,5 miliardi, e dopo investimenti patrimoniali di 170 milioni
Giorgio Armani sfonda la barriera dei 2,5 miliardi di ricavi nel 2014 e, soprattutto, spinge l’acceleratore sulla redditività, con l’Ebitda che sale al 20% del fatturato rispetto al precedente 18,3%.
Con uno stringato comunicato di una pagina, lo stilista di via Borgonuovo – che ha da poco celebrato i 40 anni di attività inaugurando in pompa magna l’Armani/Silos (si veda Il Sole 24 Ore del 1° maggio) – ha rilasciato ieri i dati ufficiali sui conti dell’anno scorso, archiviati con ricavi consolidati di 2,535 miliardi, in aumento del 16% rispetto al 2013. Un’ottima performance, se si considera che non pochi tra i grandi della moda e del lusso si sono dovuti accontentare di incrementi decisamente meno robusti (o, addirittura, di leggere flessioni dei fatturati e dei profitti). Per la Armani, invece, il margine operativo lordo è cresciuto nel 2014 del 5,7% a quota 507 milioni. In entrambi i casi, si tratta di record aziendali.
Come sempre sostanziosa la liquidità: oltre 500 milioni, a fronte di un patrimonio netto consolidato di oltre 1,5 miliardi, e dopo investimenti patrimoniali di 170 milioni, dunque molto superiori ai cento milioni dell’esercizio precedente. Sul totale degli investimenti, ha sicuramente inciso anche la maxi riqualificazione dell’area di via Bergognone che ospita il Silos e il nuovo quartier generale dello stilista.
La crescita, precisa il comunicato, ha riguardato «in modo organico i ricavi e i margini di tutti i brand e i canali distributivi del gruppo, in particolare Armani/Casa (+20%) e Armani Privé (+30%). E a livello geografico la crescita è risultata molto soddisfacente in tutti i mercati, in particolare in Asia e Medio Oriente». E, sempre sotto il profilo distributivo, viene precisato che il 2014 ha visto il consolidamento e il rinnovo degli accordi-quadro con i più importanti partner commerciali asiatici.
Ovviamente molto soddisfatto Armani: «Gli ottimi risultati conseguiti nel 2014 dimostrano ancora una volta la capacità del mio gruppo di confermarsi come leader del settore e punto di riferimento a livello globale. Questi risultati sono frutto di un’attenta politica di diversificazione dei marchi, ognuno dei quali ha dimostrato di essere perfettamente in grado di dispiegare al meglio le proprie potenzialità sui target di clientela dedicati, e sono stati raggiunti grazie a una strategia industriale chiara, equilibrata, orientata a creare valore sano e duraturo e non ultimo grazie all’importante supporto dei nostri partner».
Armani, infatti, declina la propria offerta su marchi che presidiano le fasce di mercato più differenziate: si va dall’entry price di A/X Armani Exchange, che compete nel segmento del fast fashion, alla collezione Privé, alta moda che sfila nel calendario di Parigi con i concorrenti storici del lusso francese. Una strategia che sembra funzionare e che si avvale della benzina rappresentata dalla forte liquidità che, si legge nel comunicato, «garantisce la possibilità di affrontare crescenti investimenti sui marchi propri per rafforzare ulteriormente la posizione competitiva sui mercati globali». Resta indecifrabile, invece, il futuro dell’azienda, governata da Armani che, il prossimo luglio, compirà 81 anni. Ma che non sembra affatto intenzionato a mollare la presa su un mondo che “esce” dalla sua testa.