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 2015  maggio 29 Venerdì calendario

Riforma dell’Iva e delle pensioni sono i due elementi chiave della trattativa tra Atene e creditori. In Grecia, l’Iva, sostiene la stessa fonte, ha molte aliquote e molte esenzioni. La sua riforma, con la semplificazione delle aliquote e l’eliminazione delle esenzioni, è un modo per aumentare il gettito rapidamente

I continui annunci di parte greca secondo cui l’accordo con i creditori internazionali è vicino non fanno breccia a Dresda, dove è riunito il G-7 dei ministri finanziari e dei banchieri centrali.
Trapelano invece molti elementi della trattativa, che, secondo le controparti di Atene, avrà bisogno ancora di molto lavoro prima di concludersi positivamente. Riforma dell’Iva e delle pensioni emergono come i due elementi chiave. Cominciamo dal punto di arrivo (non di partenza, come molti sembrano pensare): l’aggiustamento fiscale. I creditori riconoscono che l’obiettivo di un surplus primario (esclusi gli interessi sul debito) del 4,5% del pil nel medio periodo, fissato nel secondo programma, non è realistico, soprattutto dopo il peggioramento dei conti negli ultimi mesi. Nel 2014, si puntava a un 1,5% e si è probabilmente arrivati a un pareggio, secondo le stime dei negoziatori; nel 2015, contro l’obiettivo di un surplus primario del 3%, il bilancio è oggi in deficit. Nessuno vuole indicare un nuovo obiettivo, ma dal risultato fiscale dipende l’ammontare dei finanziamenti di cui la Grecia avrà bisogno, presumibilmente sotto forma di alleggerimento del debito (cioè di ulteriore allungamento delle scadenze), oltre che l’ammontare del terzo pacchetto. Minore il surplus fiscale di Atene, maggiore il taglio al debito che si renderà necessario. E a pagare saranno soprattutto i Paesi europei creditori. Il deficit (o surplus) però dipende dalle misure che Atene metterà in campo e sono queste il punto su cui è ancora incagliata la trattativa. «Alla fine, i conti devono tornare – dice una fonte del G-7 coinvolta direttamente nel negoziato – e la palla è nel campo della Grecia». Le strade da battere per ottenere un risultato in tempi brevi sono due: l’Iva e le pensioni. In Grecia, l’Iva, sostiene la stessa fonte, ha molte aliquote e molte esenzioni. La sua riforma, con la semplificazione delle aliquote e l’eliminazione delle esenzioni, è un modo per aumentare il gettito rapidamente. Un’altra fonte del G-7 precisa che, agli incontri di Bruxelles, Atene ha presentato ieri una proposta, giudicata però insufficiente. Le pensioni sono un’altra anomalia. Nessuno, dice la prima fonte, chiede tagli alle pensioni più basse, ma la Grecia ha usato lo spazio nei conti creato dall’entrata nell’euro per portare le pensioni a livelli tedeschi, o francesi. Una pensione media è di circa 1100 euro al mese, solo 60/70 euro in meno che in Germania, dove però i salari sono il doppio di quelli greci. Un tedesco si pensiona con il 40% dell’ultimo stipendio, un greco con l’85 percento. Per di più, i greci vanno in pensione sei anni prima. E il sistema non è particolarmente efficiente nel raccogliere i contributi. Le uscite del sistema pensionistico tedesco corrispondono al 125% delle entrate, in quello greco al 175%: il resto viene ripianato dal bilancio dello Stato, il che è chiaramente insostenibile. Gli interlocutori di Atene faticano a capire l’ostinazione di un Governo di sinistra nel difendere le pensioni più alte, che beneficiano la parte più ricca della popolazione. Così come il Governo di Syriza sembra determinato a difendere la categoria dei farmacisti, facendo retromarcia sulla liberalizzazione avviata dal predecessore: con il risultato che un’aspirina costa in Grecia il 40% in più che negli altri Paesi europei.