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 2015  maggio 29 Venerdì calendario

Ultime dal Giro d’Italia. I misteri della maglia rosa Contador, tra tweet al vetriolo, cambi di bici, controlli e gomme forate

Sdeng, sdeng.
Dalla tenda blindata in cui i controllori dell’Uci esaminano la bici n. 201 di Alberto Contador, 32 anni e le unghie conficcate nel Giro, esce un rumore. Martellate. Una serve a smontare corona e pignone, un’altra a rimontarlo. Tutto qui? In piena psicosi da motorini, con Mario Cipollini che ha insinuato il peggio su Contador reo di aver cambiato bici ai piedi dell’Abetone e molti sospetti sull’impresa del pistolero sul Mortirolo (50’’ recuperati in 5 km), dopo quello di Albenga è solo il secondo controllo mandato dalla Federciclo internazionale al Giro. 7 milioni di franchi di budget all’anno stanziati per il lavoro di ispettori antidoping e anti-frode (a fronte di 10 milioni versati da organizzatori e federazioni nazionali per avere garanzia di correttezza), e tutto si risolve in una martellata... Nessuna traccia di scanner, indispensabili per scovare campi magnetici di eventuali motorini grandi come un accendino, che potrebbero nascondersi all’interno di un cerchio. Che senso ha?
Homo homini Contador
Nel Giro dei veleni in cui tutto si crea e nulla si distrugge, ieri il pistolero si è vendicato dello sgarbo di Landa sul Mortirolo. Il basco aveva vinto senza tirare un metro, abbandonando capitan Aru al suo destino e svilendo il lavoro del giovane Kruijswijk? E sul Monte Ologno, con Landa attardato di 45’’ da una caduta, Contador ha dato ordine alla Tinkoff di tirare per staccare la compagnia dei celestini. Missione compiuta. Gilbert re di Verbania, Contador padrone, Landa (ora +5’15’’) e Aru (+6’05’’) dopo la musica.
Alle radici dell’odio
L’eco dei virus di Fabio Aru (dissenteria), condito dal tweet al vetriolo del neozelandese Henderson («Torna pulito al ciclismo»: querelato), e di Mikel Landa (mononucleosi) ha preceduto i due celestini alla partenza di Sanremo. Sull’inveterata antipatia tra kazaki e Tinkoff, si è innestato il ritiro blindato di Contador &Co: un mese nel monastero del Teide (non ha fatto bene a tutti). Il Giro è partito dalla Liguria in un clima in cui nessuno si fidava di nessuno. Men che meno di chi era pronto ad ammazzarlo.
Colpi di teatro
Che il più forte di tutti sia caduto nella volata di Castiglione della Pescaia, incidente innescato da un tifoso invadente, è fuori di dubbio. Scongiurata la frattura, già al termine della tappa-maratona di Fiuggi (264 km, 7h20’ in sella) nel gruppo serpeggiava ironia sullo stato di salute del pistolero ferito. Calcare un po’ non è vietato. Del carisma che sa di esercitare sui rivali Contador ha sempre fatto un’arte. Come già con Andy Schleck, i complimenti al rivale Aru («Mi rivedo in lui») sono funzionali a incutere rispetto e soggezione.
Il mistero del Mortirolo
Della foratura sulla discesa dell’Aprica, prologo dell’impresa sul Mortirolo, esiste solo una foto twittata da Tinkoff, datore di lavoro di Contador: un chiodo in una gomma. C’è chi ha visto nell’excusatio non petita la prova che il pistolero avrebbe sfruttato la (fantomatica) foratura per cambiare bici. La verità? È un’ipotesi. La mancanza di immagini però ha alimentato i sospetti.
Chi allena Contador?
La domanda è tabù. Contador non risponde. Il discusso Bjarne Riis, monsieur 60% al Tour ’96 (la percentuale di ematocrito), d.s. Tinkoff dal 2000 al 2015, è stato silurato dallo zar Oleg a marzo ma è rimasto nel mondo di Contador. Bjarne e Alberto a Lugano sono vicini di casa. L’abbraccio tra i due in Svizzera è stato troppo affettuoso per farci credere a una presa di distanze del pistolero strabordante. Dopo la maxi-crono di Valdobbiadene, i paragoni tra Contador e Indurain si sono sprecati. Abbiamo chiamato Miguelon (2 Giri, 5 Tour) per un parere. «Contador? No comment!» e ha buttato giù.
No, l’aria fresca di Cervinia, oggi, non sbollirà gli animi.