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 2015  maggio 29 Venerdì calendario

La Cassazione blinda la Legge Severino. Raffaele Cantone: «La norma mi sembra chiara, il premier farà le sue valutazioni». E Renzi su De Luca: «È candidabile e eleggibile, dopo di che sono i campani a dover decidere. De Luca è stato un sindaco straordinario»

Vincenzo De Luca del Pd – in corsa per la poltrona di governatore della Campania nonostante la legge Severino preveda la sospensione d’ufficio per chi, come lui, ha subito anche una lieve condanna di primo grado – cambia linea di attacco: «La legge è applicabile a chi è stato già eletto e non per chi viene eletto per la prima volta. Sono vittima di una vergognosa campagna mediatica...».
A due giorni dall’apertura delle urne il Pd fa quadrato intorno al suo candidato più discusso. Per il premier Renzi «De Luca è candidabile e eleggibile, dopo di che sono i campani a dover decidere. De Luca è stato un sindaco straordinario». Sulla stessa linea il ministro per le riforme Maria Elena Boschi, volata a Napoli per sostenere il candidato dem: «È stato scelto dai campani con le primarie e i campani lo sceglieranno come presidente della Regione». Il ministro affronta il nodo della legge Severino che prevede l’intervento automatico del prefetto (ultimo anello della catena gerarchica che parte dal presidente del Consiglio) per la sospensione dell’eletto con condanna di primo grado sulle spalle: «Rispetteremo ovviamente la legge come abbiamo sempre fatto». E il piano, in caso di vittoria del centrosinistra, di sospendere De Luca con un provvedimento «a scoppio ritardato» per consentirgli di nominare un vice capace di far partire comunque la giunta? «No, non esiste neanche il problema di nominare un vicepresidente», risponde De Luca. Mentre Maria Elena Boschi sfuma i toni: «Si tratta semplicemente di rispettare le norme, non di prendere o perdere tempo». Chiude il cerchio Ettore Rosato, capogruppo dem della Camera in pectore: «De Luca vincerà e governerà. Poi sarà la Consulta a dire l’ultima parola».
Sulla strada imboccata dal Pd, tuttavia, si sono manifestate formalmente le Sezioni unite della Cassazione. Con l’ordinanza depositata ieri, la Suprema corte afferma la giurisdizione del giudice ordinario (e non del Tar) nelle controversie sulle sospensioni dalla carica previste dalla legge Severino. Ma il collegio – presieduto dal primo presidente aggiunto, Luigi Antonio Rovelli, e composto da giuristi di rango come Renato Rordorf e Giovanni Mammone – ha puntigliosamente ripercorso tutto il perimetro della legge Severino nel tratto in cui obbliga il presidente del Consiglio, tramite il prefetto, ad intervenire d’ufficio «senza modulare la decorrenza del provvedimento di sospensione».
Scrive dunque la Cassazione sull’applicazione della legge Severino: «Non è attribuita alla Pubblica amministrazione alcuna discrezionalità in ordine all’adozione del provvedimento di sospensione; la sospensione opera di diritto al solo verificarsi delle condizioni legislativamente previste e per il tempo previsto per il legislatore; al prefetto non è attribuito alcun autonomo apprezzamento in ordine all’adozione del provvedimento di sospensione e non è consentito di modularne la decorrenza o la durata sulla base della ponderazione di concorrenti interessi pubblici». La Corte, allora, pone un macigno a difesa della interpretazione letterale della legge Severino, concludendo che il legislatore ha voluto introdurre «una temporanea compressione del diritto soggettivo dell’eletto allo svolgimento del mandato per un tempo predefinito (18 mesi, ndr)» e confermando, poi, che su ogni controversia è competente il giudice ordinario.
A questo punto anche Raffaele Cantone non immagina strade alternative alla linea della Cassazione: «A me pare che la legge Severino sia chiara e se De Luca sarà eletto il presidente del Consiglio farà le sue valutazioni». Il presidente dell’Autorità anticorruzione aggiunge che la legge, pur «utilissima», ha bisogno di «un tagliando a 360 gradi». Concorda Felice Casson, senatore pd ora candidato sindaco a Venezia: «Si può pure cambiare la legge Severino, ma adesso certamente non la si può applicare in maniera diversa dagli altri casi». Infine, Mara Carfagna (FI) ironizza: «De Luca dice che a lui la norma non si può applicare in quanto nuovo eletto? Alziamo le braccia davanti a quello che ormai è un caso umano».