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 2015  maggio 29 Venerdì calendario

Jude Law si trasforma diventa Papa per Sorrentino: «Si tratta di un cardinale americano della mia età, che arriva in Vaticano con opinioni molto originali ed eterodosse e inizia a cambiare la struttura della Chiesa. Fuma perfino sigarette. Un papa molto diverso. No, non è Papa Francesco giovane. È molto più radicale e controverso di lui»

A 42 anni, londinese purosangue, Jude Law (la mamma lo ha chiamato così in omaggio ai Beatles), è sulla breccia da quasi 20 anni, da quando recitò nel futuristico Gattaca (1996), per poi imporsi con Il talento di Mr. Ripley, A. I., Era mio padre, Ritorno a Cold Mountain, Closer... e innumerevoli altri film made in Hollywood. Appena uscito sugli schermi nel thriller Black sea, ad agosto comincerà le riprese della serie in otto episodi The young Pope di Paolo Sorrentino. Intanto gira un film su re Artù per la regia di Guy Ritchie. Ma per un giorno è a Las Vegas per promuovere Spy di Paul Fieg, commedia d’azione e spionaggio nelle sale italiane dal 15 luglio.
Jude, dicono che le piacerebbe interpretare James Bond. È vero?
«James Bond è una sorta di religione in Inghilterra, ovvio che mi piacerebbe recitarlo. Mi dica un attore inglese che non covi il sogno di essere il futuro 007...».
Così comincia con Spy...
«L’unica cosa che faccio bene è fingere di essere qualcun altro. I film d’azione mi sono sempre sembrati facili. Mi butto nelle scene d’azione come fosse un Luna Park. Non bisogna arrovellarsi molto sulle motivazioni psicologiche del personaggio. Che sollievo...».
È più difficile far piangere o far ridere?
«La commedia ben fatta è decisamente una forma di complicatissima arte drammatica. Per di più in questo film dovevo fare quello serio: l’oggetto della parodia e degli scherzi, dovevo far ridere mantenendo la faccia seria. Quella sì una vera sfida».
Quest’anno la vedremo anche nel film Genius di Michael Grandage: ci può anticipare qualcosa?
«È la storia del rapporto fra Thomas Wolfe e Max Perkins, il critico letterario che scoprì Hemingway e Fitzgerald, che nel film è Colin Firth. All’epoca Wolfe vendeva più di loro, era una figura importante nella vita di Perkins: avevano un rapporto tempestoso, fatto di alti e bassi. È un biopic su due giganti. Nel film recitano anche Nicole Kidman, nel ruolo dell’amante di Tom Wolfe, e Laura Linney, la moglie di Perkins. Insomma, tanto genio e tanta letteratura».
E presto sarà il giovane papa nella serie tv diretta da Sorrentino. Cosa pensa di questo progetto?
«Il lavoro di Paolo mi è sempre piaciuto, La grande bellezza in particolare, così ho cercato di fare qualcosa con lui. Ma immaginavo di essere in coda a una lunga lista di attori che altro non aspettano che esserne diretti... Sono stato fortunato: Paolo mi ha scritto che aveva un ruolo per me. Non so quanto si sappia già della storia, ma si tratta di un cardinale americano della mia età, che arriva in Vaticano con opinioni molto originali ed eterodosse e inizia a cambiare la struttura della Chiesa. Fuma perfino sigarette. Un papa molto diverso. No, non è Papa Francesco giovane. È molto più radicale e controverso di lui».
Ma ora gira l’ennesima versione della storia di re Artù. Cosa c’è di diverso in questa?
«Alla base del progetto c’è la frammentazione di tutte le leggende su Artù e Lancillotto, per arrivare a una versione più realistica. Io sono Vortigem Pendragon, zio di Artù. Re Artù è una leggenda e un mito internazionale, e io volevo fornire una versione estrema e provocatoria».
Lei è anche un padre di famiglia: ha cinque figli. Cosa fa quando non lavora?
«Lo sta dicendo lei: faccio il padre. Ho tre figli oramai adolescenti, e due piccoli. Quando sto a casa passo il tempo con loro, ma ho anche uno studio tutto mio dove mi piace rinchiudermi ogni tanto per dipingere. Cerco di imparare a suonare il piano, e mi piace andare a scalare le montagne e andare al cinema con i figli. Come tutti gli inglesi, adoro il calcio, il rugby e il cricket.. anche se preferirei non pensare alla nostra squadra di cricket, l’Inghilterra... siamo un disastro quest’anno!».