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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

Se il rettore universitario vota le miss. Il caso di Eugenio Gaudio, dalla Sapienza alla sfilata di studentesse. Alzava le palette con i numeri da 18 a 30 per dare il voto alle ragazze che sfilavano in tubino nero e tacco 12 e rispondevano a domande di cultura generale. «Anche i miei predecessori stavano nella giuria. Ma ora non ci tornerei»

«Guardi, da privato cittadino le mie serate preferisco passarle in un altro modo, magari a casa a suonare il pianoforte». Però, Eugenio Gaudio, classe 1956, qualche sera fa al locale romano solo per maggiorenni Billions era in veste ufficiale di magnifico rettore dell’università La Sapienza di Roma, il più grande ateneo d’Europa. E faceva il presidente di giuria: alzava le palette con i numeri da 18 a 30 per dare il voto alle studentesse universitarie che sfilavano in tubino nero e tacco 12 e rispondevano a domande di cultura generale. La più votata (ha passato la prima selezione nazionale di «Miss Università 2015, La Studentessa più Bella e Sapiente degli Atenei Italiani») è stata Valeria Belvedere, 19enne romana, iscritta a Scienze Biologiche all’Università di Tor Vergata: 12 esami con la media del 27.
Si è divertito, professore? «È stata una serata di cortesia: mi hanno invitato gli studenti e io quando mi coinvolgono vado sempre volentieri, in quel clima di larga condivisione che contraddistingue la mia università». Non era una semplice serata tra studenti, però. Il concorso c’è dal 1987, ha una sua struttura e un organizzatore, Marco Nardo, assieme al magnifico rettore Gaudio ha invitato tra gli altri anche i professori Maurizio Saponara (Sapienza) e Antonio Sgadari (Cattolica di Roma), oltre al giudice di Corte di Assise Paolo Colella. «Io non ho rapporti con gli organizzatori – sottolinea Gaudio —. Mi hanno chiamato i ragazzi e non potevo dire loro di no. Da persona prudente, però, prima di accettare ho verificato chi erano gli altri invitati, cosa facevano le altre università e la prassi dei miei predecessori: tutti (Luigi Frati e Giuseppe D’Ascenzo, ndr ) hanno sempre partecipato. E lì nel locale erano presenti professori stimati, professionisti e giornalisti». Ma, ripete il rettore, «sono molto meravigliato, perché farne un caso? Piuttosto parlate degli oltre settecento eventi che la Sapienza organizza ogni anno».
Gaudio guidava la giuria che, palette alla mano, votava le studentesse universitarie che sfilavano in tubino e tacchi alti. Ognuna di loro per partecipare aveva inviato il proprio curriculum universitario con il numero di esami sostenuti e la media, oltre ad una foto in primo piano e una intera. Ma senza misure. L’unica richiesta era l’altezza. «Io mi sono limitato a fare domande di tipo culturale e poi ho dato a tutte voti tra i 27 e i 30».
Non era a disagio? «Diciamo che da privato cittadino non ho mai partecipato né assistito a serate di questo genere, e dopo che sono tutto il giorno in giro magari avrei preferito starmene a casa a fare altro. Ma l’ho fatto per servizio, ho risposto a un invito dei miei studenti come è già successo altre volte e c’erano professori di altre università come la Cattolica e Tor Vergata. È stata una serata tranquilla, nessuna parola fuori posto. Perché questa montatura mediatica, con tutto quello che facciamo?».
Certo, ammette il rettore, con il senno di poi, «forse se avessi saputo di cosa si trattava non sarei andato. Ma non capisco perché tutto questo clamore. Anche altri rettori hanno partecipato negli anni scorsi. Certo, Sapienza non organizzerà mai cose di questo genere, anche perché da noi le persone vengono valorizzate per quello che sono. Nella mia governance ho quattro donne una meglio dell’altra e ho nominato una delegata per le Pari opportunità, la professoressa Giuliana Scognamiglio. Preferirei parlare di questo».
Alla sera del 6 maggio, ne seguiranno altre, fino alla finale che l’organizzatore Marco Nardo sogna in diretta tv con Pippo Baudo a presentare. Ma il rettore Gaudio esclude di tornare sul palco. «Sull’argomento ho già dato il mio contributo e considero l’esperienza chiusa. Credo che la maggiore università italiana debba essere chiamata in causa per cose più serie, come ad esempio la Giornata della trasparenza e della legalità con il presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce in Aula Magna». Nardo vorrebbe proprio quell’Aula Magna per la finalissima: «Può stare tranquilla che non l’avrà».