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 2015  maggio 28 Giovedì calendario

«Quando il popolo avrà scelto il problema non si porrà più». Lunga intervista all’uomo del momento, Vincenzo De Luca, che rischia di essere eletto in Campania e di non poter entrare in carica per la Legge Severino. «Vado avanti, Renzi sta con me. Questa legge è uno scandalo, in certi casi puoi candidarti ed essere pure eletto ma non puoi governare. Siamo pazzi? È il frutto avvelenato di un impazzimento»

«Un minuto dopo la vittoria, puff!» Vincenzo De Luca fa il gesto di scacciare una zanzara fastidiosa: «Creda a me: una volta che i campani avranno scelto, il problema non si porrà più». Seduto al tavolino di un bar davanti al Crescent, il mastodontico edificio che gli ha tirato addosso un sacco di polemiche e un’inchiesta giudiziaria, l’ex sindaco di Salerno, candidato del Partito democratico alla guida della Campania tra i mal di pancia di tanti elettori per gli impresentabili nelle liste amiche, ostenta gagliarda sicurezza: «Come dice Renzi: chi vince governa».
Ma certo, sa che molti scommettono che nel caso fosse eletto sarà subito abbattuto dalla legge Severino in quanto condannato per abuso d’ufficio. Col rischio che la Regione resti decapitata. Giura però che la sentenza della Cassazione sulla competenza non del Tar ma del tribunale ordinario non cambierà nulla: «Nulla di nulla. Il tribunale di Bari ha già preso posizione su un altro caso in modo favorevole alla mia tesi. Temo solo l’imbecillità del dibattito politico. Per il resto, tranquillo. Tranquillissimo».
Eppure quella condanna…
«Entriamo nel merito? Sono stato condannato per un reato lessicale. Affidai un lavoro a un project manager, figura che non c’è nel codice delle opere pubbliche. Un incarico da 8.048 euro. Senza danni alla cosa pubblica. Se avessi affidato lo stesso identico lavoro alla stessa identica persona come “coordinatore” non sarebbe successo niente. Di più: lo stesso “reato” mio non è stato imputato ad altri. Ad esempio Caldoro per l’ospedale della Piana del Sele. Allora? È un reato se uso una parola io e non lo è se la usa lui?»
Insomma, è una vittima.
«Vittima… Non faccio la vittima. Denuncio un’assurdità. Lo segnalo anche al presidente del consiglio: attento all’uso della parola Jobs act. Non si sa mai…».
Ha avuto grane anche per quel mostro alle sue spalle, il Crescent messo sotto sequestro…
«Il Crescent non è affatto un mostro. È un’opera meravigliosa di Ricardo Bofill. Guardi le arcate: tolte le impalcature si potrà apprezzarne la leggerezza».
Sarà, ma è spropositato…
«Mi hanno chiesto di abbassare il cornicione di 52 centimetri: 52! E la torre della Prefettura che è lì attaccata? Se si guarda dal mare non è affatto sproporzionato. E non mi si parli di cementificazione. Abbiamo buttato giù baracche e capannoni. Edilizia bruttissima. Non c’era un centimetro di verde. Di che parliamo? Qui verrà fuori una passeggiata elegante come a Barcellona».
Tornando alla legge Severino…
«La “Severino” è uno scandalo: in certi casi puoi candidarti ed essere pure eletto ma poi non puoi governare. Siamo pazzi? È il frutto avvelenato di un impazzimento. Fanno le leggi a livello più basso di certi paesi subsahariani. È una legge che non sta in piedi. E (qui sta lo scandalo) è una legge ad personam».
Ad personam?
«È fatta per sindaci, governatori, assessori… Guarda caso, non vale per i parlamentari. La casta. Indecente»
Quindi l’abolirebbe.
«Niente affatto. Io la difendo. Ma ha ragione Cantone: o la “Severino” viene cambiata per colpire i delinquenti e non gli amministratori oppure rischia di fare danni. Sono tutti terrorizzati dall’idea di mettere una firma sotto qualunque atto amministrativo. Col casino di norme che c’è non sai mai se stai violando qualcosa. Ma Santo Iddio, ci sarà una differenza tra l’errore amministrativo e il reato penale? Con l’accusa di abuso d’ufficio puoi buttare nel calderone tutto».
Ne ha avuti diversi, di grattacapi giudiziari…
«L’ho detto e lo ripeto: sono orgoglioso delle mie vicende processuali: sono dovute tutte al mio coraggio di prendere decisioni politiche e amministrative per la mia città. Al mio rifiuto di farmi paralizzare dalla paura terrore di mettere la mia firma».
Magari le è venuto il dubbio che anche Berlusconi fosse «perseguitato» dei giudici…
«Alt: lui ha torto marcio quando pensa che tutto sia stato sempre fatto a suo danno. Io non me la sono mai presa con tutta la magistratura. E poi io sono per la piena autonomia dei giudici. Tanto più in queste zone. C’è una bella differenza».
La faccenda degli «impresentabili»?
«L’ho già detto: non potevamo controllare uno per uno cinquecento candidati. Lo sanno tutti come vanno queste cose: un casino. Finito alle tre di notte. Mi dica: come potevo controllare tutti? È stato infilato qualche personaggio discutibile? Non votatelo!»
Fatto è che sono suoi alleati.
«Io so che esistono, per la legge, gli innocenti e i colpevoli. Punto. Qui è stata introdotta una nuova categoria. Non mi pare che dare il bollino di “presentabile” o “impresentabile” sia compito di una commissione parlamentare. Altro discorso, certo, è l’opportunità di candidare questo o quello, ma io…».
Lei ha candidato anche un fascista!
«Vincenzo Di Leo si è spiegato. Ha fatto per anni un’opposizione dura e pulita. Ora ha fatto una scelta di vita. Che gli devo dire? Siamo gli unici, noi, depositari della verità?»
Lo stesso Cantone lascia capire che forse non voterà…
«Non mi pare. Ha espresso perplessità, è vero. Ma la sua non è una “savianata”».
Non dirà che Saviano ha torto quando dice che a Casal di Principe avete scelto il Natale sbagliato, non quello buono che combatte la camorra e fa il sindaco ma il suo avversario omonimo…
«Anch’io se votassi a Casal di Principe voterei per il “Natale buono”. Ma se fai una alleanza… E poi, scusi, un minimo di garantismo. All’altro Natale, finora, la legge ha dato ragione. Fine».
C’è chi dice che lei prenderà i voti soprattutto nel salernitano e nel casertano, la terra di Cosentino…
«No. Il casertano è difficile. Il centrodestra ha un radicamento clientelare molto forte».
Caldoro dice che lei è una macchietta come l’imitazione che fa di lei Crozza, solo che Crozza è eleggibile.
«Caldoro… Gira con Luigi Crespi, l’ex sondaggista di Berlusconi condannato per bancarotta. Non mi pare un esempio di spiccata moralità. Il popolo campano è saggio. Sa chi votare. Sa le cose. Sulla sanità, ad esempio…»
Dice il suo avversario che, come riconosce la Lorenzin, quella l’ha sistemata…
«Ah, sì: l’ha sistemata proprio bene. I ticket più alti e le liste d’attesa più lunghe d’Italia. Dieci mesi per una mammografia. Non parliamo dei trasporti. La Circumvesuviana ha dimezzato i passeggeri: dimezzato! E i fondi europei? Tutto fermo. Quali sono i suoi record? Quattrocento consulenti e il commissariamento sette volte del porto. Sa cosa mi ricorda, Caldoro?».
Cosa?
«La lumachella di Trilussa? “La lumachella de la vanagloria / ch’era strisciata sopra un obbelisco, / guardò la bava e disse: Già capisco / che lascerò n’impronta ne la Storia”. E qui mi fermo. Oggi sono ecumenico. Tollerante. Caritatevole…».