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 2015  maggio 27 Mercoledì calendario

Con un’app il tradimento al femminile finisce in Borsa: «Abbiamo sdoganato i rapporti inter-razziali, abbiamo sdoganato i rapporti gay, è venuto il momento di sdoganare l’idea che la moglie possa tradire il marito». Così un sito che promette alle donne avventure extraconiugali con uomini sposati cerca investitori per la quotazione alla London Stock Exchange. Quando l’adulterio e il dio denaro si uniscono per far girare il mondo

Lei, lui e l’altro. L’equazione dell’adulterio adesso si coniuga al femminile. Dalle nuove app per incontri a corto raggio, ai siti del tradimento online, alle inserzioni di escort maschili, il cliente è la donna, in un moltiplicarsi di iniziative che permettono di scegliere come e con chi fare il primo passo. «Abbiamo sdoganato i rapporti inter-razziali, abbiamo sdoganato i rapporti gay, è venuto il momento di sdoganare l’idea che la moglie possa tradire il marito», dice Noel Biderman, fondatore di Ashley Madison, l’agenzia web numero uno del pianeta per le relazioni extra-coniugali, che in questi giorni cerca investitori per la quotazione alla London Stock Exchange (annunciata a metà a aprile), a dimostrazione che non è un fenomeno sommerso. «Non lo faccio solo per interesse economico», risponde Biderman a chi lo accusa di voler trarre profitti in borsa dall’istigazione all’instabilità familiare, «lo faccio per cambiare i costumi del nostro tempo e dare pari opportunità alle donne anche in questo campo». Non ha tutti i torti a sostenere che l’uomo tradisce spesso con impunità, che si tratti di andare in un bordello, concedersi un’avventura o avere un’amante: la moglie può anche divorziare, se il marito viene scoperto, ma non sempre c’è un’automatica condanna da parte della società, “scappatella” sembra un termine inventato apposta per ridurre l’adulterio maschile a una necessità meritevole di indulgenza. Ora tuttavia l’offerta mediatica di un analogo “peccato” alla metà femminile dell’umanità suggerisce una nuova forma di parità fra i sessi: anche in materia di corna, per chiamarle come una volta.
Dio non approverebbe, ma la City forse sì. Giudice dell’iniziativa sarà il business: l’adulterio femminile, se Ashley Madison venderà 200 milioni di sterline di azioni alla borsa di Londra, riceverà una legittimazione perlomeno finanziaria. E oggi, piaccia o meno, è il dio denaro a far girare il mondo.
Fondato nel 2001 in Canada e subito dopo negli Stati Uniti, quindi con filiali in vari paesi d’Europa (Italia compresa), il sito reclamizzato dal malizioso slogan “life is short, have an affair” (la vita è breve, fatti un’avventura) strizza l’occhio in primo luogo alle donne, a cominciare dalla sua denominazione: quando è nato, Ashley e Madison erano i nomi femminili più diffusi in Nord America. Come se non bastasse, fin dall’inizio il servizio offerto, che promette di collegare fra loro coniugi desiderosi di un adulterio esclusivamente sessuale, senza legami affettivi, è gratuito per le donne, mentre gli uomini pagano per usufruirne. Ed è di una donna, che mette allusivamente un dito sulle labbra come per invitare il suo amante al silenzio, l’immagine pubblicitaria che lo ha reso famoso. Ma pur vantando il primato di leader del settore, con 30 milioni di iscritti in 46 nazioni del globo e un fatturato di 150 milioni di dollari (130 milioni di euro) nel 2014, Ashley Madison non è certamente il solo a seminare sul terreno dell’adulterio femminile – o prevalentemente tale.
Creato nel 2009 in Francia, ora operativo anche altrove (Italia inclusa), Gleeden si definisce “il primo sito extra-coniugale fatto dalle donne per le donne”, afferma di selezionare più attentamente i propri iscritti e di presentare un’alternativa più di “buon gusto” rispetto alle pagine web di “Ashley Madison”, che qualcuno trova un po’ esplicite. Poi c’è Bumble, l’applicazione per telefonino sbocciata per così dire da una costola di Tinder, la rivoluzionaria (20 milioni di contatti al giorno) app che consente di selezionare un partner scorrendo una serie di fotografie proposte in base alla localizzazione geografica e in caso di reciproco gradimento avviare una conversazione in chat che spesso conduce a un rapido incontro faccia a faccia (specie se geograficamente ci si trova molto vicini: tipo nello stesso bar). Whitney Wolfe, giovane co-fondatrice di Tinder, l’anno scorso è uscita dalla compagnia denunciando gli ex soci per molestie e ne ha lanciata la versione femminile, Bumble appunto, uguale in tutto tranne che in un aspetto significativo: il primo approccio possono farlo soltanto le donne. Di contatti simili, nei primi sei mesi di vita, ne ha già incoraggiati 26 milioni. Inoltre non bisogna dimenticare siti e application apparentemente più tradizionali di “dating”, per single o cuori solitari, da Match. com a tutti i suoi imitatori a ogni latitudine e in ogni lingua: un recente studio della società di analisi Global Web Index indica per esempio che il 40 per cento degli utenti di Tinder sono sposati o hanno un rapporto di coppia, confermando la diffusa opinione che almeno una parte sostanziosa di coloro che in teoria cercano via internet l’anima gemella in realtà cerchino solo o soprattutto sesso.
Un ultimo dato accredita la tesi del fondatore di Ashley Madison che i tempi sono maturi per dare pari diritti alle donne anche in questo ambito: una crescente richiesta di incontri sessuali a pagamento da parte di donne ha moltiplicato il numero degli escort maschi (o prostituti, per usare un termine vintage). In Gran Bretagna negli ultimi cinque anni, come ha segnalato recentemente il Times, siti e inserzioni online che offrono servizi di questo genere sono triplicati, passando da 5246 a 15732 (quelli delle escort femmine sono passati nello stesso periodo da 11056 a 28614). Le donne disposte a pagare sono di tutte le età e di ogni background sociale, afferma una ricerca delle università di Lancaster e Manchester, ma per la maggior parte si tratta di 30-40enni in carriera, professioniste che non hanno il tempo o la voglia di dedicarsi a una relazione stabile, né – se sono sposate – di farsi l’amante.
Naturalmente non è detto che singoli risparmiatori e investitori professionisti siano pronti a puntare i propri soldi sul business dell’adulterio 2.0, femminile per di più, con la stessa disinvoltura che se comprassero azioni Apple o BP. Quando ha provato a quotare Ashley Madison alla borsa canadese, il suo fondatore Noel Biderman ha capito che non era aria. Ora riprova su quella di Londra, convinto che la City sia “più a suo agio con l’idea del peccato o con imprese controverse”. Resta da vedere se realizzerà il risultato di un’emissione da 200 milioni di sterline (270 milioni di euro) di azioni, che darebbe alla sua società il fenomenale valore complessivo di un miliardo di euro. La Bbc ha cercato di interrogare banchieri e broker della cittadella finanziaria londinese per ottenere pareri in proposito: molti si sono rifiutati, altri hanno parlato solo a condizione di mantenere l’anonimato. Investire nella “Alta Infedeltà Spa”, insomma, fa ancora arrossire gente che non esita a giocare i propri soldi su business non meno discutibili come alcol, tabacco e armi. Ciononostante, non sembrano esserci dubbi che un nuovo fenomeno sia entrato, se non ancora in borsa, perlomeno in camera da letto. Lo conferma quello che rimane, insieme al web, il più grande mezzo di comunicazione di massa: la televisione. Dove l’ultimo serial sulla bocca di tutti, dopo stagioni dominate da sopravvissuti su un’isola deserta, regni medievali in feroce competizione e coppie anticonvenzionali di detective, è quest’anno “The affair” (L’avventura), su un uomo e una donna che tradiscono i rispettivi coniugi: forse la prima volta nella storia del video che il ruolo di eroi romantici va a due adulteri. E lui pensa che sia stata lei a fare il primo passo. Magari non è vero – ma noi uomini non preferiamo dare sempre la colpa all’altra?