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 2015  maggio 25 Lunedì calendario

Isis, il Pentagono se la prende con l’Iraq: «A quanto pare l’esercito di Baghdad ha dimostrato di non avere nessuna volontà di combattere». Intanto a Palmira i terroristi islamici hanno massacrato oltre 400 persone, in maggioranza donne e bambini. Con le vittorie sul terreno aumenta anche il livello delle offese dei militanti contro i nemici, in primis gli americani. Ultimo obiettivo? La First Lady Michelle Obama, definita senza troppi giri di parole una «prostituta»

L’accusa è precisa, le parole destinate a lasciare il segno: «Le forze irachene non hanno nessuna volontà di combattere». Visto che a pronunciarla è stato Ashton Carter, leader del Pentagono e stratega della guerra allo Stato Islamico in Iraq e Siria, la frase è piombata come un macigno in mezzo alle valutazioni, alle reazioni e soprattutto alle polemiche, seguite ai successi jihadisti a Ramadi e agli orribili massacri compiuti a Palmira. La caduta della città irachena (considerata strategica della Difesa Usa) nelle mani dei tagliagole islamici dopo mesi di combattimenti a singhiozzo in tutta la provincia di Anbar (Iraq occidentale) è un brutto colpo per l’esercito regolare iracheno e soprattutto per i “consiglieri” americani che dal terreno stanno guidando i raid dei caccia e dei droni della U.S. Air Force contro le postazioni del Califfato. Nell’intervista data alla Cnn, Carter ha rinunciato ai giri di parole abituali in diplomazia, nel tentativo di scuotere il regime di Bagdad, alleato che si dimostra riluttante quanto pauroso.
«A quanto pare quello che è successo è che le forze irachene hanno dimostrato di non avere nessuna volontà di combattere», l’eloquente commento del ministro della Difesa americano, seguito da altre accuse sul comportamento dei militari iracheni nel campo di battaglia («Non erano in inferiorità numerica, superavano di gran lunga le forze avversarie, ma non sono riusciti a battersi»), sulla mancanza di impegno («Abbiamo un problema con la volontà degli iracheni di combattere l’Is e difendersi») e sulla frustrazione del potente alleato Usa: «Possiamo addestrarli, dargli tutti gli equipaggiamenti necessari, ma ovviamente non possiamo dargli la voglia di combattere».
Una strategia, quella del Pentagono – affidarsi alle forze locali e ai raid aerei – che mostra però le corde anche in altre aree della guerra contro il Califfato. I militanti dello Stato Islamico sono riusciti a conquistare un valico di frontiera tra Iraq e Siria considerato strategico, mentre la conquista di Palmira e di altre zone della provincia di Homs dimostra come l’aver puntato sulla capacità di Assad e delle sue truppe (ieri il regime del dittatore siriano è stato nuovamente accusato di uso di armi chimiche contro la popolazione civile) di contrastare l’avanzata dell’Isis sia una scelta perdente. Le notizie che arrivano dalla vecchia colonia romana sono terrificanti. A Palmira i terroristi islamici hanno massacrato oltre 400 persone, in maggioranza donne e bambini, accusati di “collaborazionismo” con il governo siriano e per non avere “eseguito” gli ordini dei tagliagole del Califfato. In un video reso pubblico ieri è stata ripresa l’uccisione di un prigioniero legato ad un palo ed ucciso a sangue freddo con un lanciagranate. Con le vittorie sul terreno aumenta anche il livello delle offese dei militanti dell’Is contro i nemici, in primis gli americani. Ultimo obiettivo la First Lady Michelle Obama, definita senza troppi giri di parole una «prostituta».