Il Messaggero, 25 maggio 2015
«Le dichiarazioni del ministro dell’Interno greco sembrano quasi un invito ad andare in banca e ritirare i propri risparmi». Parla Danel Gros, il direttore del Centre for European Policy Studies di Bruxelles, che si dice però ottimista sull’Italia: «Voi avete fatto le riforme, Atene no»
Professor Daniel Gros, Direttore del Centre for European Policy Studies di Bruxelles, ha visto l’esternazione del ministro greco Voutsis? Atene non ha i soldi per pagare le rate del debito con il Fondo monetario in scadenza a giugno.
«E dov’è la novità?»
Lei lo sapeva?
«Innanzi tutto si tratta del ministro dell’Interno, non delle Finanze. Poi, anche senza di lui, si sapeva che la Grecia non è in grado di pagare. È l’esito di uno sviluppo lento ma continuo».
Non pensa che dietro questi annunci ci sia una tattica di Atene per fare pressione sull’Unione europea?
«Queste esternazioni indicano la verità: non ci sono i più soldi; e sono la conferma che, in caso di scelta, lo Stato greco paga i creditori interni, cioè i pensionati e i pubblici dipendenti, e non i creditori esterni, le istituzioni internazionali. Già negli ultimi mesi hanno potuto provvedere soltanto alla copertura delle spese correnti».
E ora quale sarà la conseguenza più immediata?
«Fino al giorno in cui scade la rata, non succede niente, sul piano ufficiale. Ma sul piano del comportamento dei risparmiatori, all’inizio della nuova settimana potrebbe scatenarsi una corsa al ritiro dei depositi».
Come potrebbe essere arginata? Con quali strumenti?
«Con un blocco dei conti e dei movimenti di capitale. Una misura che può essere decisa soltanto dal governo greco. Le dichiarazioni del ministro dell’Interno sembrano quasi un invito ad andare in banca e ritirare i propri risparmi».
Non è mai successo che il Fondo monetario internazionale non sia stato rimborsato dei suoi prestiti. Non accadde nemmeno con l’Argentina.
«Un momento. Una cosa è che non venga pagata una rata. Un’altra cosa, che non vengano pagate rate per cinque-dieci anni. Certo, se i governi greci continueranno anche in futuro con la stessa politica di quello attuale, prima o poi ci si arriva».
Ma come si può evitare di arrivare a questo scenario?
«Se la Grecia alza bandiera bianca e dice di accettare le condizioni chieste dalle istituzioni internazionali, a questo punto si apre la possibilità di sbloccare altri soldi. Ma questo non chiude la storia, rinvia soltanto il problema a un altro momento dell’anno».
Cambiando programma, il governo Tsipras dovrebbe rinnegare le proprie promesse.
«È un governo che non vuole mantenere gli impegni presi da quelli che lo hanno preceduto. Riflette una società molto divisa. Ma così non può funzionare né un governo né il Fondo Monetario Internazionale e nemmeno l’Unione europea».
Quale ipotesi ritiene più probabile? L’insolvenza senza ritorno o un tentativo di accordo in extremis?
«Secondo me è più probabile la seconda opzione».
Si parla di un possibile contagio per l’Italia.
«Un po’ di contagio già c’è stato, sebbene lo spread sia cresciuto solo leggermente. Ma il governo Renzi ha già cambiato le aspettative, compiendo alcune riforme. Mentre in Grecia non ne è stata fatta alcuna. Può darsi che la crisi greca vi trasmetta qualche scossa, attraverso lo spread e un po’ di turbolenze sui mercati».
Lei è ottimista sull’Italia?
«Sì».