Corriere della Sera, 25 maggio 2015
Il primo processo per un tweet. Così Maurizio Gasparri finisce alla sbarra degli imputati. A seguito di una lite su Ciampi via social network, il vicepresidente del Senato avrebbe dato dell’«ignorante presuntuoso fai vomitare» a Riccardo Puglisi, ricercatore di Economia alla facoltà di Scienze Politiche di Pavia, che lo ha portato in tribunale con l’accusa di ingiuria
Occhio a non far slittare la frizione verbale quando si discute animatamente su Twitter. Perché per una leggerezza, digitata in un attimo, si rischia di finire dritti a processo in Tribunale se una Procura, come ora quella di Pavia in un caso che riguarda il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, ritiene di poter contestare in via analogica anche ai 140 caratteri sul social network la tipicità invece del reato di «ingiuria»: quello che punisce (con la reclusione fino a 6 mesi o con 516 euro di multa) chi offende l’onore o il decoro di una persona presente, o lo fa «mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni diretti alla persona offesa». In assenza di specifica giurisprudenza sul tema (e anzi forse con indirette indicazioni contrarie in una Cassazione che trattava però di diffamazione su Facebook), si annuncia dunque giuridicamente interessante il processo che il 21 settembre vedrà comparire in aula davanti al Giudice di pace pavese Gasparri, citato a giudizio dal vice procuratore onorario Laura Nicolini dopo la querela sporta dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril contro il parlamentare di Forza Italia per conto di Riccardo Puglisi, ricercatore di Economia alla facoltà di Scienze Politiche di Pavia e oggi nella direzione nazionale di «Italia Unica», il movimento politico di Corrado Passera.
Il 25 agosto 2013 la direttrice di un giornale online pubblica un tweet contenente il link «Trattativa Stato-mafia: il ministro Conso del governo Amato alleggerì il 41 bis per 334 boss». L’onorevole Gasparri ribatte che in realtà sarebbero stati «Ciampi e Scalfaro colpevoli della resa alla mafia». Un utente, nel difendere Ciampi con un tweet, rende visibile la sequenza anche a Puglisi, che così legge pure la replica di Gasparri: «Quella di Ciampi è una parte sbagliata, affondò la lira e si arrese alla mafia».
A questo punto Puglisi, dicendosi da sempre estimatore di Ciampi, prima domanda via tweet dove poter trovare le critiche di Gasparri in maniera più estesa, e poi con un altro tweet («mi ricordo quando @gasparripdl prese “mercati interbancari” x “mercati dei Balcani”») ironizza su quando nel 1996 a suo avviso il politico di destra aveva agganciato a quell’equivoco la critica alla presunta matrice di cultura comunista est europea del premier Prodi.
Ed è a questo punto che Gasparri, utilizzando il servizio di messaggeria privata di Twitter, indirizza un messaggio chiuso a Puglisi: «Ignorante presuntuoso fai vomitare». Puglisi lo ritwitta alla comunità e insieme ripropone in un altro tweet l’argomento che aveva scatenato le ire di Gasparri, che via tweet rincara contro Puglisi: «Si ricordi che ha scritto il falso ed è stato querelato».
Questo non è vero, come il 21 febbraio 2014 lo stesso Gasparri (difeso dall’avvocato Renato Manzini) spiega in spontanee dichiarazioni, precisando di «aver soprasseduto a denunciare Puglisi per non sovraccaricare uffici giudiziari che hanno ben più gravose incombenze alle quali adempiere»: anzi, «preliminarmente mi scuso per i toni utilizzati nella discussione» con Puglisi, toni che il vicepresidente del Senato addebita «alla concitazione del momento». E da malinteso ingiuriante a mezzo di Twitter si dichiara invece magnanimo ingiuriato sempre tramite Twitter, «da altri soggetti che non ho mai denunciato» benché «da essi abbia ricevuto insulti e minacce di più grave tenore»: e consegna un pacco di stampate di irriferibili messaggi ricevuti sui suoi profili Twitter e Facebook provenienti da firmatari per esteso, da anonimi o da pseudonimi.