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 2015  maggio 25 Lunedì calendario

Berlusconi e la questione del successore: il no Marina, la tentazione di Barbara e la Carfagna che prende tempo. Ma il Cav. rassicura tutti: «Il mio erede, per ora, non s’è ancora fatto vivo»

«Avete visto quanta gente in Campania? Nel centrodestra non c’è ancora nessuno più popolare del sottoscritto». Per tutto il weekend Silvio Berlusconi se lo ripete come un mantra. Quasi avesse bisogno di sentirselo dire da una viva voce, di essere ancora il leader più popolare alla destra di Renzi. Ma la frase con cui ha dichiarato che vorrebbe un «successore donna», unita alle battute sull’attività politica da declinare al «passato», rischiano di aprire dentro Forza Italia una guerra per la successione a cui lo stesso Berlusconi guarda già con un certo fastidio. 
Non si tratta soltanto di una questione di nomi, che circolano a prescindere dai diretti interessati. Ma degli «schemi» legati ai nomi stessi. Per esempio, tra gli azzurri, è già in corso una sfida sottotraccia tra chi difende le ragioni di un’alleanza «paritaria» con la Lega e chi, al contrario, vorrebbe lanciare il guanto di sfida a Matteo Salvini. 
Della prima scuola di pensiero fa parte Giovanni Toti, che non a caso è finito nel totonomi sulla successione. «E per questo», scherzava con gli amici ieri il candidato governatore della Liguria, «devo senz’altro ringraziare Renzi, che mi attacca sempre». Renzi o non Renzi, il consigliere politico dell’ex premier sta tessendo una sua tela politica. Due giorni fa ha incontrato il coordinatore del Nuovo centrodestra Gaetano Quagliariello. E, nei prossimi giorni, sarà protagonista di comizi con Salvini (domani), Berlusconi (mercoledì) e Giorgia Meloni (giovedì). 
Morale della favola? Se l’esito delle Regionali costringesse FI ad avviare un «percorso federativo» con gli altri alleati, difficile non pensare a lui come «portabandiera azzurro». O a Mara Carfagna, che ieri – durante l’ Intervista con Maria Latella su SkyTg24 – ha preso di petto le voci su una sua candidatura («Non si tratta di ambizione personale») chiarendo non a caso che «dobbiamo capire se dobbiamo ricostruire il centrodestra e anche che cosa vuole Salvini». 
Ma contro questa scuola di pensiero, dentro Forza Italia già si muovono quelli che non vogliono rischiare di finire «subalterni» alla Lega. In cima alla lista c’è la falange lombarda, di cui fanno parte Paolo Romani e Mariastella Gelmini. Per loro, del successore di Berlusconi conta soprattutto il cognome. Che dev’essere «Berlusconi», poco importa se Marina (che rifiuta) o Barbara (decisamente più tentata dall’ipotesi). In fondo, è l’unico antidoto per evitare che FI accetti di mettere in palio la leadership del centrodestra alle primarie. Col rischio di doverla cedere a Salvini. È un rischio a cui pensa anche l’ex premier. Che infatti, per tranquillizzare i suoi, l’ha detto anche da Fabio Fazio: «Il mio erede, per ora, non s’è ancora fatto vivo».