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 2015  maggio 22 Venerdì calendario

Il calcio italiano sfiducia Felice Belloli, il presidente della Lega nazionale dilettanti dell’ormai famosa frase «basta dare soldi a quelle quattro lesbiche». Ora si attendono le sue dimissioni

“Chiamatemi quando volete, se non vi rispondo è perché magari sono con una bella signora”. Era lo scorso 10 novembre e Felice Belloli non sapeva che proprio le “signore” belle o brutte, lesbiche o meno, avrebbero inciso sulla fine del percorso che iniziava quel giorno quando fu eletto presidente della Lega nazionale dilettanti. Sono passati sei mesi e Belloli, travolto dallo scandalo delle presunte frasi omofobe, ieri all’Hotel Hilton di Fiumicino non si è dimesso e ha chiesto al Consiglio direttivo della Lega dilettanti di votare la sua sfiducia.
Il risultato è stato netto: 23 presidenti regionali, vicepresidenti e vicepresidente vicario hanno votato contro, all’unanimità. “Con qualche piccolo disguido”, commenta il presidente del comitato campano Vincenzo Pastore. Che aggiunge: “Se dovesse risultare innocente il nuovo presidente della Lnd dovrà avere il coraggio civile di dire: restituiamogli la carica”. Preso atto dell’ingovernabilità della Lega dilettanti, quindi, Belloli dovrebbe rassegnare le dimissioni, con lui dovrebbe decadere il Consiglio direttivo e indire entro 90 giorni le nuove elezioni.
Il reggente dovrebbe essere il vicepresidente vicario, Antonio Cosentino, o il più anziano dei presidenti. Come un mantra, Felice Belloli ha continuato a ripetere di non aver detto la frase (“Basta dare soldi a quelle quattro lesbiche”) finita in un verbale d’assemblea del dipartimento femminile dello scorso 5 marzo.
Si sarebbe difeso dicendo che si tratta di invenzioni, ma a stabilirlo sarà la Procura federale che lunedì sentirà cinque testimoni. Come pure dovrà chiarire la vicenda degli esposti di due collaboratrici, con contratti in scadenza non rinnovati, che avrebbero denunciato lo sfiduciato presidente per le avances subìte quando lavoravano a piazzale Flaminio. Fonti della Lega, raccontano che una delle due donne, una 50enne lombarda, sarebbe stata sentita ieri mattina in Procura federale dalle dieci fino all’una e mezza. “Questa è un’altra storia” – si vocifera nella hall dell’Hotel di Fiumicino – È stata la frase sulle lesbiche a inguaiarlo”. Lascio a voi la decisione, i fatti li conoscete, dice in sostanza il presidente dei Dilettanti e non partecipa alla fine ingloriosa del suo mandato.
Esce dalla porta secondaria e senza dire una parola. Al Fatto che all’inizio del Consiglio direttivo ha provato a chiedergli un commento ha solo ricordato che “in questa sede non siete graditi”. Adesso la palla, quindi, passa a Carlo Tavecchio che – dimenticando la gaffe su Opti Opbà – ha scaricato Belloli: “Fino a quando è stato in Lombardia ha fatto bene. Poi ha respirato l’aria dei salotti di Roma…”, ha ribadito il numero uno della Figc due giorni fa a La Stampa.
Proprio i salotti romani, questa volta quelli dell’Hilton, ieri hanno ospitato lo stesso Tavecchio al convegno “Nutrizione è Salute” che si teneva proprio nella sede del Consiglio direttivo. Dopo l’intervento, Tavecchio scappa via. “Prepara il commissariamento” dice qualcuno dei consiglieri molto più concentrato sul buffet imbandito fino al tardo pomeriggio. È una delle possibili conseguenze della sfiducia, che potrebbe anche riportare l’attuale numero uno della Figc a capo dei Dilettanti, che è già stato il suo regno. Tra un boccone e l’altro, passano i veleni di quella che è una partita politica più che agonistica. “A questi livelli – commenta un altro degli invitati – si gioca il potere. Sa quanti soldi girano in Lega Dilettanti? Le federazioni, le scuole calcio dei bambini, i tesserati… Non può crollare tutto”.
Tavecchio, intanto, anche se in maniera criptica, è sembrato voler annunciare una sua ricandidatura alla presidenza Figc, una volta scaduto il mandato a fine 2016: “Non sono tornato da Mangaratiba (Brasile, ndr) perché avevo voglia di fare il presidente federale. Era l’ultimo dei miei problemi. Avete voluto mettere qui uno inadeguato? Bene, adesso vedremo l’inadeguatezza e l’adeguatezza del sistema e poi ci conteremo un’altra volta”. Adesso un nome adeguato bisognerà trovarlo per i Dilettanti. Ma lo era stato anche Felice Belloli quando vinse il match per la nomina, spazzando via i suoi avversari guidati dal presidente del comitato campano, Vincenzo Pastore. “Ho l’80% dei voti. La matematica non è una opinione” diceva allora. Stavolta è andata diversamente. “Il Coni ci dirà quali sono le procedure più semplici che deve applicare la giustizia. Non siamo un organo di polizia ma siamo un organo di organizzazione di spettacolo e sport. Siamo servi di tutti ma schiavi di nessuno”, continua Carlo Tavecchio al convegno. E riferendosi agli ultimi scandali che hanno scosso il calcio ha aggiunto: “Abbiamo monitorato sempre le scommesse e la Lega Pro ha sempre segnalato a chi di dovere”. Eppure la Procura di Catanzaro ne ha scoperte tante di partite truccate. Troppe.