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 2015  maggio 22 Venerdì calendario

Tra scandali, Ior e preti pedofili, l’8 per mille ha portato 60 milioni di euro in meno nelle casse della Cei. Bagnasco assicura che il calo non influirà sulle opere caritative ma comporterà una diminuzione di 50 milioni dei fondi destinati al sostentamento al clero

Dopo le sette vacche grasse di biblica memoria, sono sopraggiunte le sette vacche magre. L’annus horribilis della Chiesa, il 2012, segnato da scandali senza pari, dal furto di carte dall’appartamento papale, dall’arresto del maggiordomo, dalle cordate dei cardinali per il controllo dello Ior, hanno lasciato il segno sull’opinione pubblica ma, soprattutto, sui contribuenti italiani che, nella denuncia dei redditi di quell’anno, sono sembrati meno disposti a firmare a favore della Chiesa cattolica. Risultato è che quest’anno nelle casse della Cei sono entrati 60 milioni di euro in meno, passando dai 1.054.310.000 del 2014, ai 995.462.000 del 2015. Le scelte a favore dei cattolici sono state l’80 per cento, una percentuale relativa riguardante solo coloro che scelgono una destinazione per l’8 per mille, più o meno la metà dei cittadini. La quota restante ripartita proporzionalmente in base alle scelte di coloro che hanno firmato. Il calo dunque, relativo alle denunce del 2012, non è tanto da attribuire all’effetto Francesco che, anzi potrebbe, invece, invertire la tendenza nelle dichiarazioni dei redditi del 2013. 
Il presidente della Cei Bagnasco ha spiegato che la flessione comporterà una diminuzione di 50 milioni di euro destinati al sostentamento al clero, ma non influirà sulle opere caritative che, anzi, conteranno su 20 milioni in più per gli interventi immediati. Per fare quadrare i conti la Cei prevede una diminuzione di 30 milioni di euro (da 433 a 403) dei fondi per le esigenze di culto e per la pastorale – finanziamento delle diocesi, costruzione di nuove chiese, tutela dei beni ecclesiastici – e di 50 milioni di euro (da 377 a 327) per il sostentamento del clero. Inoltre viene confermato «il blocco degli stipendi di vescovi e sacerdoti che dura da almeno 7 anni, cioè da quando io sono alla presidenza della Cei», ha sottolineato Bagnasco. Mentre per gli interventi caritativi – fondi per la carità – passano da 245 a 265 milioni, aumentando di 20 milioni di euro.