La Stampa, 22 maggio 2015
Anche a Torino arrivano le Case funerarie, ovvero edifici dove poter «osservare» il cadavere in attesa del funerale. Non fatiscenti come le camere mortuarie di alcuni ospedali, né piccole come quelle ardenti di alcune abitazioni. Un tributo al caro estinto, considerando che il suo giro d’affari in città vale 40 milioni di euro
È un lavoro che dà garanzie eterne: non conosce crisi ed è in continua evoluzione per stare al passo con i tempi. Il Comune, alla perenne ricerca di risorse, non poteva non tentare di infilarci il dentino. Ed ecco che, ieri, in commissione Urbanistica, l’assessore Stefano Lo Russo, impegnato a far passare una corposa variante per introdurre tutta una serie di innovazioni normative, ha portato un ulteriore emendamento che si propone di indirizzare verso le tante aree industriali dismesse della città le future «Case funerarie», edifici, cioè, dove poter «osservare» il cadavere in attesa del funerale.
Salma e cadavere
La terminologia, come in barca, non è un optional e chiacchierare con gli addetti del settore diventa più semplice se ci si adegua. E quindi bisogna usare assolutamente «osservare» al posto di «onorare» o «ricordare» e «cadavere» e non «salma» perché quest’ultima definizione è corretta solo fino a quando il medico personale, se il decesso è avvenuto in casa, o quello del reparto ospedaliero dove il defunto era ricoverato, accertano ufficialmente la morte. Una prima volta, perché sarà solo il «verdetto» del medico legale a permettere poi la sepoltura. Dunque, nelle future «Case funerarie» avverrà quello, per capirci, che già avviene nelle camere mortuarie degli ospedali, oppure nelle camere ardenti in abitazione o altri edifici. Dove sta la novità? Che, spesso, negli ospedali il via vai dei feretri e dell’umanità dolente che li segue, avviene in edifici fatiscenti, senza quella privacy che certi momenti impongono. Mentre non tutte le abitazioni private sono in grado di accogliere una camera ardente degna di questo nome e non sempre le condizioni del defunto ne permettono l’osservazione. Direte: mattinata interessante, ieri, nella sala Orologio di Palazzo Civico dove le commissioni Urbanistica e Ambiente, guidate da un imperturbabile Trombotto (Sel), hanno discusso la proposta di Lo Russo il quale si propone di indirizzare verso le aree dismesse la nascenti «Case funerarie» che in Italia sono già 128, sette delle quali in Piemonte.
Tre o 4 a Torino
Ancora nessuna a Torino «dove il “mercato” – commenta Nazzaro Ballone della Federazione nazionale imprese funebri – può giustificarne 3 o 4. A Milano, ad esempio, sono una decina». A Torino si celebrano oltre 11 mila funerali l’anno ognuno dei quali comporta una spesa media di 3-4 mila euro. Insomma, un giro d’affari di oltre 40 milioni. Una «Casa funeraia» è un investimento importante e, nonostante la riservatezza di cui la categoria è fornita in abbondanza, si sa che un progetto è già in cantiere, ma non nelle zone individuate dall’emendamento comunale. Le «Case funerarie» sono la norma nei paesi anglosassoni e anche qui, come là, gli edifici che nasceranno, oltre a un numero più o meno grande di stanze climatizzate per l’«osservazione» e i servizi di preparazione del cadavere, potranno avere anche bar e ristorante o ciò che verrà ritenuto più idoneo a soddisfare ogni tipo di cerimonia, laica o di religioni che non siano quella cattolica che ha le chiese.