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 2015  maggio 22 Venerdì calendario

«Max? Faceva l’allenatore già quando giocava». Allegri raccontato da Giovanni Galeone: «Era un autentico uomo squadra, un leader dello spogliatoio, un giocatore talentuoso e un ragazzo serio. Ci sentiamo e vediamo spesso ancora oggi. Il nostro è un legame sia calcistico sia umano»

Giovanni Galeone, si sente un po’ il padrino di questa Juve del suo figlioccio calcistico Massimilano Allegri?
«Max non è mica un allievo (risata): lui ha vinto due scudetti, io mi fermo a cinque promozioni».
Falsa modestia. Il vostro è un rapporto speciale.
«Certo, non lo nego. Ci sentiamo regolarmente e quando è possibile ci vediamo o andiamo a cena insieme, come dopo Inter-Juve. Il nostro è un legame sia calcistico sia umano».
Iniziato, con lei allenatore e lui calciatore, 24 anni fa a Pescara...
«Accadde per caso. Il Pavia, oltre a Massara, inserì nella trattativa anche Allegri. Dal primo allenamento si rivelò un giocatore talentuoso e un ragazzo serio. Così, negli anni successivi, me lo portai dietro anche al Perugia e al Napoli».
Già allenava in campo?
«Era un autentico uomo squadra, un leader dello spogliatoio. Sì, per come vedeva e sentiva la partita, ragionava già come un tecnico. In quel Pescara ne avevo addirittura due: uno più tattico come Gasperini e un altro più tecnico come Max».
A Udine è stato anche il suo vice: segni particolari dell’Allegri aspirante allenatore?
«I tempi, i modi e l’attenzione ai dettagli con cui guidava le parti di allenamento che gli lasciavo condurre. I ritmi delle sue sedute avevano sempre una certa musicalità».
Musicalità che è uno dei segreti dei successi alla Juve?
«Il merito più grande va alla società. Prima sembrava che esistesse solo Conte, ma in estate ha fatto capire che si poteva andare avanti anche senza».
E allora qual è il marchio di fabbrica del «suo» Allegri?
«Ha tenuto le cose buone di Conte e trasformato la Juve in una squadra più europea. Non solo grinta, ma anche tecnica».
Dica la verità, cosa rivede di Galeone nel calcio di Allegri?
«L’attenzione alla tecnica e la filosofia del non buttare mai la palla».