La Stampa, 22 maggio 2015
Touil e le contraddizioni di Tunisi in quattro versioni. Prima dicevano che era «mente» e «braccio» dell’attentato, poche ore dopo l’arresto sostenevano che avesse avuto un ruolo «logistico» dall’Italia, ieri mattina assicuravano la sua presenza al Museo del Bardo mentre nel pomeriggio è diventato un «contrabbandiere d’armi»
In quasi un mese di «osservazione» da parte della nostra intelligence, l’unico dato saliente emerso dalla vita del ventiduenne Abdlemaijd Touil è che il ragazzo marocchino, accusato da Tunisi di essere uno dei terroristi dell’attacco al museo del Bardo del 18 marzo, era un tipo metodico: puntuale a scuola e ai pasti della Caritas, noiosamente prevedibile nei percorsi e negli orari. Ed è tutto: in casa non gli hanno trovato nemmeno un Corano né segni di estremismo islamico. E i dubbi insinuati dai famigliari, dagli amici e dalla gente del quartiere sul fatto che il giovane il giorno dell’attentato a Tunisi fosse a Gaggiano, hanno trovato conferma nelle prime indagini disposte dalla Procura che ha acquisito i registri della scuola per stranieri di Trezzano dove Touil si recava il lunedì e il giovedì: i professori, in quei giorni a cavallo del 18 marzo, lo hanno segnato regolarmente presente.
Accuse dalla Tunisia
Piuttosto suona singolare come durante le «osservazioni» sul giovane iniziate almeno il 15 aprile scorso, nessuno abbia pensato di verificare prima un dettaglio così importante, emerso in poche ore da controlli giornalistici. Ma è solo una delle tante stranezze di questa vicenda. Per esempio, ieri la magistratura tunisina ha integrato la prima richiesta di arresto internazionale con un documento assai scarno, in cui si spiega brevemente ogni capo d’imputazione contestato ma non si forniscono reali elementi di prova necessari alla nostra magistratura per rispondere alla richiesta di estradizione. In compenso, da quando Touil è stato arrestato, sono state almeno 4 le versioni fornite da Tunisi (sebbene solo in via ufficiosa) sulle sue responsabilità nell’attentato. Vediamo.
Quattro versioni
La prima è quella che descrive Touil come «mente» e «braccio» dell’attentato. La seconda, quattro ore dopo l’annuncio dell’arresto dato in Italia, parla invece, con ben poca enfasi, di un suo ruolo «logistico», effettivamente più compatibile con la sua presenza in Italia il giorno dell’attacco al Bardo. La terza è di ieri mattina e risponde ai primi dubbi dei giornali italiani: Touil, dicono a Tunisi, il 18 marzo non solo era nella capitale in Place Pasteur, ma avrebbe incontrato anche i due terroristi poi uccisi dalle forze speciali al museo, ovvero Yassine Laabidi e Jabeur Khachnaoui e con loro si sarebbe poi diretto al Bardo. Non solo: avrebbe preso parte anche alla seconda riunione della cellula terroristica, avvenuta l’11 marzo. Riunione durante la quale si sarebbe deciso di incaricare altri due terroristi (Gueble e Khachnaoui) di fornire i kalashnikov agli assalitori. Tutte circostanze smentite dai registri delle presenze della scuola di Trezzano. Ieri pomeriggio infine, attraverso un comunicato semiufficiale, Touil è stato descritto da Tunisi come un «contrabbandiere d’armi», che avrebbe trasportato dalla Libia alla Tunisia. Il che sarebbe in contraddizione con la ricostruzione fatta dalla madre che ha parlato di un percorso inverso: 3 giorni a Tunisi e poi due settimane in Libia.
Viaggio curioso
Un viaggio come minimo curioso e che forse Touil dovrà spiegare meglio agli inquirenti. Gli investigatori infatti sono convinti che in realtà, pur non partecipando attivamente all’attentato, Touil possa aver frequentato nelle due settimane in Libia un campo di addestramento dell’Isis, decidendo poi di fuggire, salendo sul barcone da cui venne salvato in mare dalla Guardia Costiera il 17 febbraio scorso. Sbarcato a Porto Empedocle, il ragazzo sarebbe risalito fino a Milano con una serie di bus e pullman. Gli accertamenti sul suo cellulare e sul materiale informatico sequestrato, racconteranno meglio spostamenti e contatti. Oggi davanti alla V sezione d’appello comincerà l’udienza per le pratiche d’estradizione. I giudici procederanno alla sua identificazione dopodiché rinvieranno in attesa dell’arrivo di documenti da Tunisi, che avrà tempo 40 giorni per avviare le pratiche rogatoriali. Ciò nonostante, se davvero Touil risultasse coinvolto nell’attentato di Tunisi dove persero la vita 4 italiani, interverrebbe a quel punto per competenza la Procura di Roma che lo accuserebbe di concorso, rinviandolo a giudizio per una condanna quasi sicura. Insomma, prima che Touil venga spedito in Tunisia, potrebbero passare degli anni.