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 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

L’Italicum e Claudio Tito, l’incensiere di Repubblica. Ovvero l’addetto agli elogi secondo Travaglio

Nel suo pamphlet I giornalisti del 1843, Honoré de Balzac si dedicava alla figura sempiterna dell’“Incensiere”: “In tutti i giornali c’è l’addetto agli elogi. Un ragazzo senza fiele, benevolo, che fa della critica uno spaccio di latte puro. La sua frase è rotonda e senza alcuna asperità. Ha per suo stato la lode, e loda con un’infinità di giri tanto sgradevoli quanto ingegnosi. Dispone di una ricetta per ogni caso. Pesta la rosa nel mortaio e ve la spande su tre colonne con una grazia da profumiere. I suoi articoli hanno l’innocenza dei ragazzi del coro, il turibolo è nelle sue mani. È sbiadito, ma piacevole per il destinatario dell’articolo. I direttori dei giornali sono molto contenti di avere sotto mano un redattore di questa fatta. Quando bisogna lodare un uomo a oltranza, lo si affida all’Incensiere”.
Chissà perché, quel brano ci è tornato alla mente ieri, leggendo il commento di Repubblica al nuovo Porcellum, detto anche Italicum. Chi legge il Fatto sa bene di che stiamo parlando: di una legge scritta dalla Boschi e da Verdini che, fregandosene della sentenza della Consulta (di cui faceva parte anche Sergio Mattarella), consente ai partiti di continuare a nominarsi due terzi dei deputati, in attesa di fare altrettanto coi senatori. Il capo del servizio politico di Repubblica, Claudio Tito, riconosce – bontà sua – che “è perfettibile” (e quando, di grazia, potrà essere perfezionata, visto che Renzi ha violentemente impedito qualunque emendamento con la mannaia della fiducia e visto che l’Italicum è già sul tavolo del capo dello Stato, cioè sulla Gazzetta Ufficiale?). Ma aggiunge che i suoi effetti balsamici – ma che dico balsamici: “rivoluzionari” – sono tali da oscurare qualunque, minuscola imperfezione. Segue una lista di prodigi e meraviglie da lasciare senza fiato. Peccato che siano tutti falsi.
1) “Le larghe intese che hanno generato coalizioni contronatura tra Pd e FI, quelle strambe alleanze trasversali – compreso l’attuale patto tra Renzi e Alfano – non saranno più possibili”. E chi l’ha detto? Intanto, non risulta che Tito o Repubblica abbiano mai denunciato le strambe alleanze contronatura degli ultimi tre anni, avendo appoggiato appassionatamente gli ultimi tre governi da esse sostenuti: Monti, Letta e Renzi. In ogni caso, non è vero niente che l’Italicum proibisca o renda impossibili gli inciuci trasversali. Il partito che vince governerà con 340 deputati su 630 (maggioranza minima 316): il che significa che gli basterà perderne 25 e perderà la maggioranza. Poniamo che nel 2013 si fosse già votato con l’Italicum e Renzi avesse vinto le elezioni (dove non era neppure candidato): oggi governerebbe con un monocolore Pd, forte di 340 seggi alla Camera.
Ma l’altro giorno ne ha persi per strada almeno 50 che gli hanno votato contro, quindi delle due l’una: o si sarebbe recato al Quirinale per dimettersi, o avrebbe rifatto le larghe intese col centrodestra o con i 5Stelle. Strambe e contronatura.
2) L’Italicum – scrive Tito – “contiene elementi di chiarezza sconosciuti all’impianto partitico della nostra democrazia”: ci regala “la certezza di avere una maggioranza e un governo appena chiuse le urne” e soprattutto “allontana la tendenza tutta italiana a non decidere, a lasciare le cose in sospeso e a traguardare le riforme in un futuro prossimo o peggio ancora remoto”. Chissà dov’è vissuto Tito negli ultimi 30-40 anni: certamente non in Italia, altrimenti saprebbe che di leggi e riforme i governi e i parlamenti ne hanno fatte a carrettate, spesso anche alla svelta: il guaio è che erano quasi tutte sbagliate. Quanto alla certezza di avere una maggioranza e un governo, dimentica che l’abbiamo sempre avuta. Anche col Mattarellum: nel ’94 si ebbe la certezza che aveva vinto e avrebbe governato Berlusconi, nel ’96 Prodi e nel 2001 ri-Berlusconi. E persino col Porcellum: nel 2006 si ebbe la certezza che aveva vinto e avrebbe governato Prodi, e nel 2008 tri-Berlusconi. L’unica incertezza fu nel 2013, ma non a causa della legge elettorale, bensì degli elettori che si divisero in tre blocchi anziché in due. La stessa situazione di oggi, almeno secondo i sondaggi.
3) Tito però s’è convinto che ora l’Italicum raddrizzerà le gambe agli elettori, stringendoli in una camicia di forza “bipolare, se non bipartitica” con “due grandi aggregazioni”. Addirittura “per la prima volta il sistema elettorale è in grado di determinare il sistema politico”. Ohibò, e come? Con l’Italicum, esattamente come col Porcellum, chi arriva primo ha il premio di maggioranza. Ma al primo dissenso interno il governo cade. E all’opposizione le altre aggregazioni sono tante quante decidono gli elettori.
4) Sincero democratico, Tito auspica una salutare “sconfitta pedagogica” con “probabile ridimensionamento” dei 5Stelle, se gli “elettori grillini” non “sceglieranno con chi stare al secondo turno” fra destra e sinistra. Ma i seggi, a parte il premio al vincitore, verranno distribuiti in proporzione ai voti presi, dunque non si capisce di che stia parlando. Tantopiù che, in caso di ballottaggio, nessun apparentamento è consentito con i due partiti vincitori del primo turno.
5) Dulcis in fundo, annuncia festoso Tito, “finalmente i cittadini potranno indicare gli eletti e i partiti torneranno a selezionare la classe dirigente”. Ma finalmente rispetto a quando? Era così col proporzionale della Prima Repubblica ed era così col maggioritario corretto del Mattarellum, mentre non era così col Porcellum e non sarà così neppure con l’Italicum: circa 400 capilista bloccati, cioè nominati dai capi, vanno dritti e filati a Montecitorio anche se nessuno li ha votati. E questa, per il nostro eroe, è addirittura “una rivoluzione”. “Sfortunatamente alla lunga – scriveva Balzac – gli abbonati riconoscono il genere dell’Incensiere e non leggono più le sue tartine azzime”.